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L'atroce ritualità di una violenza culturale
Come ci si può sentire liberi in una società tradizionalista e apparentemente reazionaria e rivoluzionaria, che detta la libertà prima ancora che si impari a nominarla, dai modi di dire alle mansioni, dai ruoli familiari alle abitudini, dal mutaforma del linguaggio che ci attraversa come un marchio culturale?
In Italia, questo nostro Paese che si dice essere ateo e progressista, ancora tanto immerso in un cristianesimo che non ha bisogno di essere creduto per essere agito, un credo che non muore ma cambia pelle, da obbligo a fiducia, da fiducia a generazione, da generazione a convenzione, fino a diventare costume, rito, superstizione linguistica, e soprattutto, purtroppo, sistema.
È curioso come si entri a teatro con l’illusione di assistere a una storia altrui, una vicenda lontana, una rappresentazione di altri, mentre invece Emma Dante ci butta rapidamente, dal niente, dal vuoto della scena di un teatro, dentro una realtà casalinga che somiglia alla nostra più di quanto pensavamo, o meglio, più di quanto vorremmo.
Barocco e contemporaneo insieme, un piccolo capolavoro che vi lascerà con un sorriso amaro
Oh, come t’inganni
se pensi che gl’anni
non hann’ da finire
bisogna morire
Così risuona al Piccolo La Passacaglia della Vita, un canto anonimo del 1657, che fa da ossatura portante allo sfondo musicale dello spettacolo Re Chicchinella di Emma Dante, in scena fino al 28 Marzo. Scelta più perfetta non avrebbe potuto esserci per questo spettacolo che è un capolavoro di “ barocco contemporaneo”, grottesco, comico, tragico, stucchevole e allo stesso tempo millimetricamente perfetto, apprezzabile soprattutto nei costumi e negli oggetti di scena, essenziali e roboanti insieme (ideati dalla stessa regista) che riescono a essere davvero parte integrante della recitazione e dello spettacolo tutto, creando un connubio in cui ogni cosa è al posto giusto al momento giusto, senza però mai risultare prevedibile o banale.
Il dia de los muertos all'italiana
Nella sala di Studio Melato – Piccolo Teatro, è stato portato in scena "Pupo di Zucchero", spettacolo scritto e diretto da Emma Dante che interpreta con il suo linguaggio tutt’altro che convenzionale, un racconto tratto da “Lo cunto de li cunti” di Gianbattista Basile
La particolare narrazione degli eventi è composta da qualche dialogo in napoletano seicentesco e da una varietà di coreografie, canti, suoni, movimenti che si incastrano armonicamente nel flusso dell’esibizione, incantando lo spettatore che dall’inizio alla fine rimane quasi sconvolto da questo turbinoso susseguirsi di avvenimenti.
Come in Messico, il “Dia de los Muertos” è considerato come un giorno di allegria durante il quale ricordare gli antenati in rituali di festa, così, il 2 di Novembre, in alcune regioni del Sud Italia, oltre alla tradizionale visita al cimitero, era molto sentito celebrare l’occasione consumando una serie di dolci tipici accompagnati da alcuni regali per i più piccoli.