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L'albergo dei poveri
la povertà, la dipendenza e la vita vera
   10 Mar 2024   |     Redazione   |     Arianna Mosconi   |     permalink   |      commenti
Al Piccolo Teatro Strehler di Milano va in scena per quasi un mese intero “L’albergo dei poveri”, tratto dall’opera di Maksim Gor’kij con regia di Massimo Popolizio - certo che non poteva perdercelo!

La storia di quest’opera infatti è strettamente collegata con il Piccolo e con Giorgio Strehler stesso. Conosciuto anche come I bassifondi, o Nel fondo, o ancora Il dormitorio, grande dramma di Maksim Gor’kij, rappresentato per la prima volta a Mosca nel 1902, fu ribattezzato “L’albergo dei poveri” da Strehler nel 1947, in occasione della memorabile regia che inaugurò il Piccolo Teatro di Milano nel maggio del 1947. Ed oggi, a più di settant’anni da quel debutto, la pièce torna a calcare lo stesso palco, come se il tempo non sia trascorso.

La disperazione che la drammaturgia esprime non è cambiata. Gli elementi descrittivi di una società marcia e corrotta, che mette in disparte i bisognosi e tenta di celarli al mondo esterno, è estremamente adattabile ai giorni nostri, come l’illusione di poter cambiare vita, di riuscire ad uscire dalle spirali di dipendenza e autosabotaggio da soli senza l’aiuto di nessuno.

Nello stanzone d'albergo riportato in scena vivono diverse persone e personaggi: ognuno di loro è povero, e ognuno ha una storia legata alla sua povertà. La desolazione della difficile situazione è amplificata dai padroni dell’albergo, persone crudeli e intransigenti, estremamente egoiste, che pensano esclusivamente a succhiare anche l’ultima goccia di denaro dalle tasche delle persone cadute in povertà. Questo senso di caduta e di discesa verso la disperazione è espresso molto chiaramente anche nel testo. Ai nuovi arrivati dello stanzone viene sempre chiesto “Come ci sei finito quaggiù?” e sembra che per uscire da lì bisogni sempre percorrere una salita.

La firma di Massimo Popolizio è evidentissima: l’energia della desolazione e della depressione anima ogni personaggio, come se la disperazione e la dipendenza - soprattutto da alcool - fossero fili che muovono le azioni e le decisioni dei vari protagonisti. Anche se un “santo” pellegrino sembra mostrare la via e indicare uno spiraglio di luce verso una nuova vita, lontana dai debiti, nessuno riuscirà davvero a redimersi e a cambiare la propria situazione, poiché ognuno è abbandonato a sé stesso.

La teatralità di questo immenso spettacolo è data anche dalla moltitudine di personaggi e storie che si susseguono nella vicenda. Sul palco infatti, oltre allo stesso Massimo Popolizio sono presenti: Sandra Toffolatti, Raffaele Esposito, Michele Nani, Giovanni Battaglia, Aldo Ottobrino, Giampiero Cicciò, Francesco Giordano, Martin Chishimba, Silvia Pietta, Gabriele Brunelli, Diamara Ferrero, Marco Mavaracchio, Luca Carbone, Carolina Ellero e Zoe Zolferino.

Una menzione speciale va a uno dei protagonisti principali, ovvero Raffaele Esposito nei panni del ladro “Peppel”. Lo avevamo già visto in scena, sempre con Popolizio, in “M! il figlio del secolo” nei panni di Matteotti, e - come allora - questo attore conferma la sua straordinaria capacità di stare sul palco e immergersi completamente nel personaggio che interpreta.

Per ulteriori informazioni sullo spettacolo potete visitare il sito del Piccolo Teatro, mentre noi… ci vediamo a Teatro!
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