Al Piccolo Teatro Strehler arriva “Il Giardino dei Ciliegi”, l’ultima opera teatrale scritta dal maestro Anton Čechov e ultima tappa del “progetto Čechov”.
Eh si perchè dopo la prima tappa “Il Gabbiano" e la seconda “Zio Vanja”, il regista Leonardo Lidi ci mostra anche la sua terza direzione. Avendo già presenziato alle prime due tappe, non potevamo che accorrere per questa attesissima “chiusura del cerchio”. Se siete curiosi, prima di continuare potete recuperare le nostre recensionidella prima e della seconda tappa.
C’è chi considera “Il Giardino dei Ciliegi” il più celebre lavoro del grande autore russo - e come biasimarlo! Lo sfondo della piéce, che dà le fondamenta alla storia, è rappresentativo di una società che si trova inesorabilmente di fronte a un cambiamento epocale, racconto dell’estremo saluto al tempo dell’infanzia, evocazione di «un luogo che vive solo nel ricordo». Dopo cinque anni, trascorsi a Parigi, Ljuba fa ritorno alla tenuta di famiglia, nella campagna russa. Una terribile notizia la accoglie: a causa dei debiti accumulati, la proprietà sarà messa all’asta. Il mercante Lopachin propone di lottizzare i terreni e affittarli, ma la donna non è pronta a cedere il suo magnifico giardino dei ciliegi… .
La psicologia dei personaggi la fa sempre da padrona: i monologhi riflessivi e dialoghi rivelatori sono il motore di una rivoluzione che non prenderà mai veramente piede. I personaggi di Čechov in questo sono incredibilmente veri e legati alla realtà: non c’è bisogno di ambientare la storia in un tempo lontano - o in un paese lontano, - i drammi e le tensioni mai risolte dei personaggi fanno parte del quotidiano di ognuno di noi e lo sforzo immaginifico diventa semplice e immediato. La sapienza della regia di Lidi ce lo mostra senza bisogno di troppi sforzi: egli caratterizza i vari personaggi come se fossero “senza tempo”, sia nella scelta dei costumi sia per l’atteggiamento in cui essi sono intrappolati.
Non importa cosa faranno, o quando strenuamente lotteranno, il futuro che li aspetta è già scritto dall’inizio dell’opera, ma solo grazie a tutti i processi scenografici, essi potranno davvero accoglierlo ed accettarlo.
E questa caratteristica la si ritrova in ogni scritto e opera di Čechov. «Unico comune denominatore richiesto per affrontare l’autore russo: la sincerità d’animo. Essere cristallini nella volontà di consegnare tre testi straordinari al pubblico» afferma il regista della compagnia che si compone di Giordano Agrusta, Maurizio Cardillo, Alfonso De Vreese, Ilaria Falini, Christian La Rosa, Angela Malfitano, Francesca Mazza, Orietta Notari, Mario Pirrello, Tino Rossi, Massimiliano Speziani, Giuliana Vigogna.
Non mancano le note contemporanee nemmeno in questa terza tappa, nel vestiario come nell’aggiunta o modifica di qualche battuta, scelte - c’è da ammetterlo - sempre molto coraggiose e molto pensate: infatti funzionano.
E di nuovo, una menzione speciale va alla scenografia, al soffitto della casa che diventa bagnasciuga per prendere il sole, e poi palcoscenico per Lopachin per gongolare e per Ljuba per piangere il suo giardino. Giardino che è impersonificato dal pubblico, che si ritrova - maestosamente e quasi inaspettatamente dentro la narrazione stessa, essendo anche lui parte di questa realtà che tutti noi chiamiamo Teatro.
“Il Giardino dei Ciliegi” rimarrà in scena al Teatro Strehler dal 12 al 17 novembre: per sapere tutto sullo spettacolo basta che consultiate il sito del Piccolo Teatro, mentre noi… ci vediamo a Teatro!
Il Giardino dei Ciliegi
terza tappa del Progetto Čechov