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Very Long Song Artist

Very Long Song Title

DR. NEST
Familie Flöz
   28 Gen 2024   |     Redazione   |     Margot Boccia   |     permalink   |      commenti
Familie Flöz è una compagnia teatrale internazionale creata nel 1996 a Berlino. La sua particolarità è la sua eterogeneità, la sua originalità e la sua universalità grazie all’utilizzo della maschera, che permette di andare oltre ogni barriera linguistica, dando corpo, voce, intenzione, personalità propria ad ogni personaggio in scena, ad ogni attore che veste diverse maschere e quindi diversi ruoli. Flöz, come il termine tedesco suggerisce, è metafora della loro ricerca teatrale, del loro processo creativo-collettivo: indica i numerosi strati di terreno in cui sono immerse preziose materie prime, ovvero i numerosi strati di maschere che coprono ognuno di loro, ognuno di noi, che guidano l’essere umano verso specifici comportamenti dettati dall’esperienza individuale e dai propri istinti più profondi. Familie Flöz rappresenta una famiglia salita dalla profondità della terra, buia, per raggiungere e scoprire la luce del giorno, la vita; proprio come i personaggi che portano in scena, quasi tutti apparentemente senza tempo che si muovono con un corpo vivo e che attraversano il lungo cammino dall’oscurità alla luce da soli o grazie all’altro.

Con la pièce Dr. Nest, il pubblico si ritrova sin dal primo momento, nella sala, circondato da una serie di pazienti psichiatrici, che in un modo o nell’altro si relazionano in base alle loro capacità e problematiche psico-cognitive. Tra sindromi depressive, disturbi di personalità, fobie, forti ossessioni, allucinazioni e traumi passati, i personaggi si muovono con la testa nelle loro 'folli e surreali percezioni' in un mondo in cui il pazzo ha torto e il sano ha ragione, con la sua visione razionale, limitata. Si crea così un gioco tra realtà e finzione, tra sanità e pazzia, tra vero sociale e vero teatrale: il teatro si trasforma in un luogo in cui tutto è possibile, in cui comportamenti ambigui, stravaganti, bizzarri se non addirittura eccessivi e oltre i limiti diventano accettabili, curiosi e persino divertenti agli occhi del pubblico che accetta tutto e che si lascia manipolare e cambiare (diversamente dalle tipiche situazioni di vita sociali).

L’abito diventa elemento essenziale, convenzione sociale per il giudizio altrui: i pazienti e l’equipe medica si differenzia grazie all’ausilio di un semplice camice, che facilmente può essere tolto e passato a un paziente, dando così un altro significato ai ruoli, alle relazioni e alla propria e altrui percezione di chi e come si è realmente.

Vite umane colme di un passato arduo, interessante e complesso si muovono tra le mura della clinica psichiatrica, costrette a fare i conti con la realtà: rinchiusi nella loro solitudine, si tuffano poco a poco in una felice follia, ritrovando benessere in un abbraccio che scalda il cuore e che colma le profonde mancanze affettive, nella musica che accarezza l’animo e genera appagamento e autostima grazie all'interesse di chi lo ascolta, nel ritmo di un tamburo che richiama lontani ricordi inconsciamente dolorosi e apparentemente piacevoli.
Dr. Nest, giunto per occuparsi dei pazienti della clinica di Villa Bianca, grazie al suo grande ascolto ed empatia, smantella i meccanismi del funzionamento della mente umana attraverso la musica, l’arte, i giochi tattili, facendo miracoli, rendendo il triste ospedale un posto sereno, di libertà espressiva: la propria casa in cui ci si sente compresi e protetti. In scena non si vedono più 'pazienti pazzi' bensì bambini alla scoperta del mondo: ogni oggetto, suono, movimento, azione e stimolo nuovo diventa fonte di meraviglia, di stupore, e così la vita diventa più sopportabile, più piacevole, più bella. Il forte rapporto con loro però guida gradualmente Dr. Nest verso la perdita della propria identità: alla ricerca di certezze in un luogo in cui realtà e convinzioni sono totalmente fusi tra loro, si ritrova perso in una strana inquietudine, fino a dubitare di chi sia realmente. Attraverso suoni, luci, spazi che cambiano continuamente facendo entrare e uscire lo spettatore dalle stanze della clinica, e quindi dai piccoli mondi di ogni paziente, nasce un racconto tragicomico incentrato sulla fragilità della mente umana e di conseguenza sull'instabilità del suo destino, che tanto teme non potendolo controllare.


Vi è una linea sottile che separa il normale dall’anormale, il sano dalla pazzie, la consapevolezza dall’istinto, che si affina, si riduce poco a poco fino a confondere le due parti opposte, i due mondi paralleli, contrastanti, che altro non sono che un tutt’uno, opposti e concordi, bianco e nero, tutto e niente, diverso e uguale.



Un’opera di Fabian Baumgarten, Anna Kistel, Björn Leese, Benjamin Reber, Hajo Schüler, Mats Suethoff e Michael Vogel
Con Fabian Baumgarten, Anna Kistel, Björn Leese, Benjamin Reber, Mats SuethoffRegia Hajo Schüler

Co-Regia Michael Vogel
Maschere Hajo Schüler
Musiche Fabian Kalbitzer
Scenografie Rotes Pferd (Christian Eckelmann, Felix Nolze)
Costumi Mascha Schubert
Sound Design Dirk Schröder
Disegno Luci Reinhard Hubert
Direttore di produzione Gianni Bettucci
Produzione Julia Danila, Dorén Grafendor

Durata spettacolo: 85'
familiefloz, milano, recitazione, teatromenotti