“Cirano deve morire” di Leonardo Manzan, in scena dal 2 Novembre nella familiare e cozy atmosfera dello Studio Melato del Piccolo Teatro, è un adattamento teatrale del tutto originale del “Cyrano” di Bergerac.

L’obbiettivo di Manzan è chiaro: trasformare una prosa poetica dell’800 in uno spettacolo accattivante per un pubblico diversificato, soprattutto giovane. Il dramma di Cyrano ci viene proposto dunque sempre in prosa, ma in una prosa diversa, al passo coi tempi: il rap.

Dire tuttavia che lo spettacolo è tutto recitato a suon di musica rap sarebbe sminuirlo. Sicuramente viene aperto da un monologo rappato, ma le scene si susseguono accompagnate da rime sagaci su una metrica che si articola in più stili musicali.

Non solo rap, dunque, ma vari generi vengono approcciati, rivisti e adattati alla storia. Dalle Rap battles, alle citazioni di Guccini; dai tormentoni da pop-culture, ai versi critici e taglienti sulla falsa riga di quelli di Rancore.

La musica è dal vivo. Tutto lo spettacolo è accompagnato da un DJ che, con la sua console, si erge dal palcoscenico sul pubblico mixando musica elettronica con vari altri strumenti e generi.

Anche le luci hanno un ruolo fondamentale per tutti i 90 minuti di scena. Fondamentale al punto che, durante gli applausi finali, i tecnici delle luci sono saliti sul palco per ricevere anche loro i – meritatissimi – applausi. Effetti visivi strabilianti e luci stroboscopiche accompagnano tutte le canzoni e danno alle coreografie e alle performances una ulteriore, innovativa dimensione.

Tutti questi elementi sostengono la narrazione della storia di Cirano – quella che tutti già conosciamo – ma, al contempo, fanno emergere con efficienza notevole quello che è il vero messaggio proposto: il teatro è, deve essere, può essere, contemporaneo.