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Il sogno di un uomo ridicolo
quando Lavia incontra Dostoevskij
   30 Nov 2022   |     Redazione   |     Arianna Mosconi   |     permalink   |      commenti
No, non stiamo sognando... e nemmeno voi!
Al Piccolo Teatro Strehler c'è in scena "Il sogno di un uomo ridicolo" di Fëdor Dostoevskij, con regia di Gabriele Lavia, che lo vede anche sul palco.

L'uomo "ridicolo" interpretato da Lavia si presenta al pubblico caricato di tutta la sua sofferenza. Il sipario si apre mostrando il protagonista imprigionato in una camicia di forza: sofferenza, impossibilità di movimento, tragedia, e follia investono la quarta parete chiarendo subito il tono dello spettacolo.

La vicenda - famosa ai più, riguarda un uomo deriso da tutti e da sempre estraneo alla società. Il racconto ci porta prima nella tristezza della solitudine e poi nell'indifferenza cronica che questo allontanamento forzato fa crescere all'interno del personaggio, tanto che egli ormai è deciso a suicidarsi. Seduto sulla poltrona di fronte alla scrivania della sua piccola stanza, apre il cassetto ed estrae la pistola. La sua morte non avviene esattamente come previsto: invece che spararsi invece, si... addormenta e sogna di farlo.

Inizia così anche a sognare la propria vita oltre la morte, in un pianeta del tutto simile alla Terra, abitato da splendidi esseri non ancora corrotti dalla menzogna. Se prima del suo arrivo era l'amore e il rispetto per tutti gli esseri viventi la chiave dell'esistenza, dopo nelle persona inizia a instaurarsi il dubbio, il sospetto, la gelosia, l'omicidio: la "regole per avere una società felice" diventano più importanti della felicità stessa.
La terra, che copre tutto il palco dello Strehler, diventa nell'immaginario fango, molto pesante, che impedisce i movimenti e addolora ancor di più il nuovo mondo sognato dal protagonista. La scelta scenografica non passa assolutamente inosservata, e permette di dare valore, senso e credibilità a tutte le azioni che si vedono in scena.

Tutta l'interpretazione è basata sulla sofferenza dell'uomo che non riesce più amare gli altri uomini, ma in modo disperato ama comunque e sempre la sua amata Terra. Il messaggio qui è quasi lapalissiano, e si adatta perfettamente ai nostri tempi - nonostante il racconto sia di fine '800. La nostra Terra è unica, è l'unico posto dove noi possiamo vivere e noi siamo gli unici che la stiamo distruggendo: invece che sostenerci e amarci a vicenda, abbiamo iniziato ad amare e venerare le leggi che noi stessi scriviamo, anche se non rispettano l'equilibrio naturale del mondo.

Se volete scoprire altri dettagli dello spettacolo, potete consultare il sito del Piccolo Teatro.

Noi invece... Ci vediamo a Teatro!
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