Quali sono i retroscena de Il Gattopardo, romanzo del barone Giuseppe Tomasi di Lampedusa, XI principe di Lampedusa, XII duca di Palma, barone della Torretta e di Montechiaro?
Francesco Piccolo, scrittore e sceneggiatore, torna al Teatro Strehler di Milano, il 10 novembre 2025 come narratore puro, e per celebrare i settant’anni di Feltrinelli porta in scena una lettura affabulatoria, limpida, capace di attraversare una delle vicende editoriali più incredibili della letteratura italiana. Con la sua voce, ricostruisce un pensiero che mette ordine nel caos della leggenda editoriale del Gattopardo, spesso non nota ai comuni lettori.
Piccolo conduce il pubblico dentro un romanzo morto prima di nascere. Lampedusa muore nel 1957 per un tumore ai polmoni, senza immaginare che di lì a poco il suo manoscritto sarebbe diventato un classico. Nel 1958 Elena Croce, figlia del filosofo Benedetto Croce, riceve il dattiloscritto da Lucio Piccolo, cugino dell’autore. Lo legge, lo riconosce, lo salva. È lei la prima testimone del valore nascosto del romanzo, la prima voce che spinge affinché arrivi a Giorgio Bassani, allora consulente editoriale Feltrinelli.
Bassani lo legge in una notte. È scosso, sorpreso, rapito. Convince Giangiacomo Feltrinelli a pubblicarlo immediatamente, a rischiare, a scommettere su un romanzo che due grandi case editrici, Mondadori ed Einaudi, avevano rifiutato. Rifiuti pesanti, motivati, secondo Elio Vittorini, da una presunta inadeguatezza del testo alla linea dei Gettoni einaudiani. Quei rifiuti, però, saranno presto travolti dalla storia.
Piccolo ricostruisce le fratture ideologiche sorte attorno al romanzo, perché Il Gattopardo non fu mai un libro neutro. La sinistra, soprattutto di matrice PCI e gramsciana, lo accusò di reazionarismo, nostalgia aristocratica, indulgenza verso il trasformismo italiano. Il principe di Salina venne visto come simbolo di passività politica, mentre alcuni intellettuali conservatori vi lessero un’elegia malinconica della nobiltà morente.
Le polemiche furono così forti da accompagnare persino la sua candidatura al Premio Strega del 1959, dove Piccolo racconta tensioni, rivalità, telefonate, minacce velate, risentimenti. Pasolini era in gara con Una vita violenta, Moravia reagì con durezza alla candidatura del romanzo di Lampedusa, e nella notte degli “Amici della Domenica” il libro sembrava avanzare tra desiderio e timore, come qualcosa che non avrebbe dovuto esserci e invece continuava a imporsi.
Nonostante tutto, vinse. Vinse con un margine imponente.
Otto mesi dopo aveva venduto 250.000 copie, diventando il primo grande bestseller italiano, simbolo di una frattura culturale e di un Paese diviso tra sospetto e ammirazione. Piccolo riporta alla luce anche le successive giustificazioni di Vittorini, che ribaltò ogni giudizio, riconoscendo il valore del romanzo pur rivendicando la scelta editoriale precedente. Un esercizio di memoria, forse, o la prova che i capolavori non si piegano alle categorie del loro tempo.
Lo spettacolo intreccia questo percorso con la potenza iconografica del film di Luchino Visconti, anch’esso segnato da un destino turbolento. Le scene proiettate diventano traccia visiva di un dialogo tra romanzo e cinema, due forme dello stesso racconto sul mutamento e sull’illusione del cambiamento.
Si cambiano nomi, costumi, ruoli; ci si mescola, si accoglie la storia, si concede il nuovo. Eppure, la struttura di fondo rimane immutata. Il potere resta nelle stesse mani, o in mani molto vicine. È qui che Il Gattopardo si muove: verso una lucida dichiarazione su chi è l’italiano, confermando, proprio nel suo iniziale attrito e rifiuto del testo, un tratto tipico del nostro paese: ci si adegua per convenienza, non per convinzione.
In fondo, come dice il principe di Salina, come anche Tomasi di Lampedusa, come afferma Visconti, come conferma Burt Lancaster, "Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi."
La Locandina:
Il Gattopardo
Una storia incredibile
di e con Francesco Piccolo
nel Settantesimo della casa editrice Feltrinelli
produzione e distribuzione Savà Produzioni Creative
in collaborazione con Feltrinelli
- Articolo a cura di Margot Océane
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