La prima luce di Neruda - produzione del Teatro dell’Elfo e del Campania Teatro Festival - arriva al teatro Elfo Puccini per le sue date milanesi, dove resterà in scena fino al 5 giugno. Il regista César Brie firma l’adattamento del romanzo di Ruggero Cappuccio: lo spettacolo si inserisce in un progetto condiviso da Elio De Capitani e Cristina Crippa – storici fondatori dell’Elfo – che, oltre a essere protagonisti in scena, hanno contribuito alla realizzazione di un lavoro corale, affiancati da Umberto Terruso e Silvia Ferretti e dalla cantante Francesca Breschi.
Ambientato in due momenti chiave della vita del poeta Pablo Neruda – l’espulsione dall’Italia nel 1952 e i giorni oscuri del golpe cileno nel 1973 – lo spettacolo intreccia amore e politica, passione privata e Storia collettiva. In scena, l’alternanza tra passato e presente si sviluppa con fluidità, grazie a un uso corale dei personaggi e a un impianto narrativo che punta sull’evocazione più che sulla rappresentazione. La dimensione politica e quella privata si intrecciano, si sovrappongono, ma non si fondono mai del tutto. L’amore tra Neruda e Matilde Urrutia, interpretato nelle diverse età dagli attori in alternanza, rappresenta il cuore emotivo del racconto. È a Capri, nella villa di Edwin Cerio, che i due personaggi trovano spazio per vivere la loro passione, lontano dalla cronaca e dalle pressioni della realtà.
La regia di Brie adotta una messa in scena essenziale, dove pochi elementi scenografici sono sufficienti a delineare luoghi e atmosfere: stazioni, stanze, ospedali, Capri e Isla Negra si materializzano attraverso la parola e il gesto. Un minimalismo che lascia spazio alla voce degli attori e alla musica dal vivo, affidata alla presenza intensa di Francesca Breschi, che interpreta un repertorio prevalentemente tratto da Violeta Parra.
Uno spettacolo che ambisce a raccontare l’uomo dietro il poeta, con un approccio che predilige la delicatezza al pathos, e che trova nei silenzi e nei gesti trattenuti la propria cifra stilistica. La prima luce di Neruda punta, in definitiva, sull’atmosfera e sulla sensibilità più che sull’azione. Un’operazione che privilegia la riflessione e l’introspezione, che restituisce un Neruda fragile e umano, meno icona e più uomo, immerso nel fluire incerto della storia e dell’amore. La scelta di non forzare mai il ritmo, di lasciare che siano i momenti sospesi a parlare, contribuisce a creare un tempo teatrale dilatato, che può risultare meditativo, a tratti rarefatto, ma coerente con l’intento poetico della regia.
Non uno spettacolo che cerca l’impatto immediato, quanto piuttosto un omaggio garbato a una figura complessa, alla sua voce e a ciò che resta, oggi, della sua luce.
Per tutte le informazioni potete consultare il sito del Teatro Elfo Puccini mentre noi... ci vediamo a Teatro!
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La prima luce di Neruda
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