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Catartico e immersivo. Fino al 24 marzo al Teatro Litta
Sono stata con enorme curiosità alla prima dello spettacolo di Filippo Renda “Le Baccanti. Il regno del dio che danza” (in scena fino al 24 marzo), descritto così, sul sito di MTM: un viaggio oltre il semplice spettacolo teatrale per esplorare una fusione fra mito antico, riscoperta del rito e una visione contemporanea della liberazione e dell’espressione corporea.
Una riscrittura della tragedia di Euripide da non perdere
In prima nazionale al Teatro Litta arriva “Medea, una strega”, da una delle più appassionati e drammatiche tragedie di Euripide, riscritta e diretta da Filippo Renda con una reinterpretazione in chiave marcatamente femminista.
Medea, che, nell’immaginario collettivo, è colei che ha ucciso i propri figli, la straniera non compresa costretta a un gesto estremo e contronatura, in questo spettacolo viene raccontata come un’outsider, una sovversiva trascinata in un mondo che le fa paura e che trova come unica cura alla propria angoscia la mortificazione prima, e la deportazione dopo.
Storia di un amore e del vuoto disperato che lo attenaglia
Tratto dall’omonimo romanzo di Richard Yates del 1961, il regista Fabrizio Visconti porta in scena Revolutionary Road; una drammatica storia di una coppia americana degli anni cinquanta, ospitata dallo storico Teatro Litta fino al 22 di Gennaio
Frank e April Wheeler, giovani sposi, si scontrano ripetutamente tra sogni, amore e realtà; trovandosi ad accettare compromessi che, sempre più in crescendo, scalfiranno il loro animo.
La trama si aggira tutta su una scelta: continuare a vivere in un’anonima casa, di un’anonima città, facendo un anonimo lavoro o rendere la propria vita elettrizzante trasferendosi a Parigi per sempre.
Un monologo poetico e struggente con un pizzico di ironia, fino al 18 dicembre al Teatro Litta
Una scenografia abitata da lunghi rettangoli bianchi a simulare dei tasti di pianoforte, uno sgabello da pianista al centro, e poi la storia del pianista Novecento di Alessandro Baricco raccontata con la voce e la bravura di Corrado d'Elia, attore milanese con formazione della Paolo Grassi e vincitore di numerosi premi: è la ricetta perfetta per uno spettacolo da ascoltare sognando di essere anche solo per un'ora e mezza nel salone di prima classe del Virginian, la nave dove nacque, e da cui mai scese, Novecento.
Cadenzato dalla musica - jazz, ragtime, note di pianoforte, blues - il monologo scorre tra i ricordi densi, a tratti divertenti, a tratti struggenti, del trombettista del Virginian, caro amico di Novecento, interpretati da d’Elia con grande carica poetica.