Nella sala Fassbinder del Teatro Elfo Puccini si è tornati indietro nel tempo, più precisamente nel XVII secolo grazie a: "Lettere a Bernini", scritto e diretto da Marco Martinelli.
Monologando un testo intraprendente e senza remore, Marco Cacciola interpreta il famoso scultore e pitture in ogni sua sfaccettatura.
"Lettere a Bernini" è uno spettacolo che ci trasporta in un'intensa giornata d'estate del 1667, precisamente il 2 agosto, e ci immerge nell'atmosfera tumultuosa della Roma barocca, dove l’arte e la rivalità tra i grandi del passato sono il fulcro della drammaturgia.
Sul palco, Gian Lorenzo Bernini, il genio della scultura e architettura, è un uomo scosso dalla rabbia. Nel suo studio, circondato dal suo operato artistico, si scontra furiosamente con una intagliatrice di lapislazzuli che lo accusa di non averla retribuita adeguatamente per il lavoro svolto. La scena si anima di una tensione palpabile, con il vecchio Bernini che, nel suo alterco, evoca l'ombra del suo odiato rivale, Francesco Borromini, che emerge silenziosamente ma potentemente, nonostante non sia presente fisicamente. Quando, improvvisamente, arriva la notizia del suicidio di Borromini, la tempesta interiore di Bernini si placa. Da quella furia emerge un sentimento di un rispetto profondo per il dolore e la solitudine. La rivalità si trasforma in ammirazione, e il riconoscimento del valore artistico del collega diventa un momento di grande commozione. Il gesto finale di Bernini, che finalmente accetta e comprende la grandezza di Borromini, è l'emblema della tragedia di ogni artista: essere, allo stesso tempo, rivale, avversario e simile.
La natura del Bernino emerge durante la piece e la sua vera essenza si sprigiona: quanto può essere motivo di rancore e odio collaborare e vivere vicino a persone che non riescono - e non riusciranno mai - a vedere ciò che il grande artista vede: ciò che per lui è semplice e banale, per un altro o un'altra è impossibile da concepire. E ancora, il fastidio e il nervosismo creato da una competizione può in realtà essere uno dei motori più forti che spingono il genio a non mollare mai? Non arrendersi, credere a tutti costi in sé stesso perché lui sì che poteva "raggiungere qualsiasi cosa", se spinto dalla competizione. Queste domande retoriche sono alla base di un'ossessione profonda per la propria passione e la propria devozione verso l'arte. Quanto i effetti "essere il migliore" pesa sulle spalle del genio?
"Lettere a Bernini" non è solo un viaggio nel Seicento, ma un riflesso delle tensioni e delle frustrazioni che ancora oggi attraversano il mondo dell'arte. In un'epoca che sembra sempre più distante dalla ricerca di bellezza e verità, lo spettacolo ci ricorda come il passato, sospeso tra il Seicento della “Scienza nuova” e il nostro presente in cui l’arte rischia di essere svuotata di significato, parli di noi, delle nostre contraddizioni e della nostra incessante lotta per trovare un posto sotto il cielo.
Per altre informazioni riguardo lo spettacolo potete consultare il sito del teatroElfo Puccini, mentre noi ci vedimao a Teatro!
Lettere a Bernini
il prezzo del genio artistico