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Aspettando Godot
l'assurdo del Teatro
   08 Mar 2024   |     Redazione   |     Arianna Mosconi   |     permalink   |      commenti
“Aspettando Godot” di Samuel Beckett è uno degli spettacoli contemporanei più raccontati e interpretati. Dopo 25 anni di studi, il celebre regista greco Theodoros Terzopoulos decide di portare in scena proprio questo spettacolo: la nostra fortuna è che è passato anche a Milano, al Piccolo Teatro Grassi.

Questo meraviglioso spettacolo è forse l’esponente massimo di quello che viene chiamato il “Teatro dell’assurdo”. Tale tipologia vuole mettere in scena l’alienazione dell’uomo contemporaneo, la crisi, l’angoscia, la solitudine, la totale impossibilità di ogni comunicazione attraverso situazioni e dialoghi surreali, costituiti da squarci di quotidianità scomposti e rimontati in modo da creare un effetto comico e tragico al tempo stesso.
Giocando sulle note di un nulla che circonda la scena e che rappresenta la sostanza dei dialoghi, Terzopoulos plasma il contesto di “Aspettando Godot” con la sua visione oscura e penetrativa. L’energia che muove ogni personaggio contiene qualcosa di fuori dal comune, che permette agli attori di essere trasportati in una nuova simil-realtà parallela non fatta di tempo e spazio, ma di attesa e incomunicabilità.

Il regista infatti afferma «Mi interessa anche il sarcasmo, l’ironia che in Beckett trova terreno fertile, elementi che già incontriamo nel dramma satiresco classico. Se Beckett ha una relazione con il teatro greco è lì che dobbiamo cercala, proprio per il sarcasmo, per l’auto-annientamento, per il fatto che mai si crea una posizione fissa, ma si ha sempre la negazione della posizione e quindi, dopo, devi lavorare sulla negazione della negazione per una nuova posizione che sarà una nuova negazione. La zona è grigia, ma il suono non è triste.»

Oltre alla magistrale interpretazione degli attori in scena (Paolo Musio, Stefano Randisi, Enzo Vetrano, Giulio Germano Cervi e Rocco Ancarola), un grandissimo complimento va alla scenografia. Un quadrato gigantesco domina il palco: esso può unirsi, o dividersi in altri 4 quadrati che salgono e scendono lasciando corridoi verticali e orizzontali che aiutano il trascorrere della scena.
E quando i 4 quadrati si avvicinano ma non si chiudono, lasciando uno spiraglio di luce che crea la figura di una croce, tutto prende forma e senso. I messaggi che l’opera vuole sottolineare sono elevati da questa rappresentazione: l’incomunicabilità, il trascorrere del tempo senza sosta, la sua stasi, la staticità delle azioni, le occasioni sprecate, l’attesa,… . Tutto, c’è ogni singolo elemento che Beckett ha lasciato nella sua opera, così che il pubblico sia pervaso da un sentimento di caducità e inefficacia, che rispecchia - a volte e forse solamente in parte - la società odierna.

Se siete interessati a scoprire di più su questo spettacolo potete andare sul sito del Piccolo Teatro, mentre noi… ci vediamo a Teatro!
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