Con grande piacere e curiosità siamo andati a vedere uno spettacolo teatrale molto interessante per la generazione Zillennials, uno spettacolo che racconta le scelte e le rinunce, i sogni e le grandi paure di una generazione alle prese con un mondo del lavoro drammaticamente spietato. Stiamo parlando del Piccolo Teatro Grassi: stiamo parlando di “Bidibibodibiboo”.
In scena fino al 3 marzo, la pièce teatrale, con regia e drammaturgia di Francesco Alberici (Premio Ubu 2021 come Migliore attore/performer under 35), parla ai giovani adulti, ma anche a coloro che non hanno raggiunto la maggiore età e, con grande sorpresa, parla anche agli adulti, quelli che navigano nel mondo del lavoro già da parecchi anni.
Il target così allargato non è una casualità: la vicenda parla di un ragazzo che, dopo il suo percorso di studi, inizia a lavorare in una multinazionale, di cui naturalmente non si cita il nome - come se servisse farlo - e, sottoposto a un paio d’anni di stress e mobbing, alla fine viene licenziato. Tutta la famiglia è sconvolta, forse anche più di Pietro che, nonostante viva in prima persona questa esperienza, viene sopraffatto dai giudizi esterni. A interpretare il tutto troviamo lo stesso Francesco Alberici, nei panni suoi e di suo fratello Pietro, Maria Ariis, nei panni della madre, Salvatore Aronica, nei panni di Pietro, Andrea Narsi, avvocato di Pietro, e Daniele Turconi nei panni di Francesco.
La storia raccontata infatti - che sia vero o meno - vedrebbe come protagonista il fratello del regista. Questo passaggio è fondamentale per la vicenda, che entra e esce dalla realtà mischiando i personaggi e i rispettivi interpreti, creando diversi livelli di narrazioni partendo da una semplicissima idea: aiutare una persona ad avere la sua rivalsa.
La scenografia rende chiaro a tutti di quale azienda potrebbe trattarsi, ma il gioco non è scoprire quale azienda sia. La denuncia al “bivio della vita” a cui la nostra società occidentale ci mette davanti - prima o poi - è difficile per chiunque, e subire le conseguenze negative di quella che, dall’esterno, era la scelta giusta è molto complicato.
Pietro, alias chiunque, ha scelto di continuare con l’università per studiare qualcosa che gli avrebbe dato un “lavoro stabile e sicuro”, senza seguire le sue aspirazioni artistiche musicali: suonare il pianoforte. Nonostante questo Pietro cade, non solo metaforicamente, ma anche psicologicamente, seguendo con fatica una strada che sapeva non essere la sua ma che gli dava più sicurezza.
Questo spettacolo non vuole trovare un buono o un cattivo, dare la colpa a una società o a una persona. Il pubblico conosce una storia, da diversi punti di vista, e ne può trarre le conseguenze che preferisce perché è questo che fa il Teatro: non ti da risposte, ma solo domande.
Per saperne di più sullo spettacolo e come vederlo basta andare sul sito del Piccolo Teatro, mentre noi… ci vediamo a Teatro!
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Ingiustizie e favoritismi, tra lavoro e famiglia