Al Piccolo Teatro Grassi ci si presenta un sogno... e Stefano Massini vuole spiegare al suo pubblico come interpretarlo.
A Milano torno "L'interpretazione dei sogni" liberamente ispirato e tratto dagli scritti di Sigmund Freud, di e con Stefano Massini, e rimarrà in scena fino al 22 ottobre.
Massini compie uno studio molto approfondito e dettagliato sul così chiamato "Dottore della mente". Con questo spettacolo salgono sul palco oltre dieci anni di ricerca e studio proprio sulla vita di Freud e di come egli abbia identificato nel sogno una rivelazione di un altro io interiore.
Nello spettacolo viene utilizzata una metafora stravagante per certi versi ma molto efficace. Secondo il dottor Freud - interpretato direttamente da Stefano Massini - ognuno di noi è come un carillon, una giostra con cavalli che girano su sé stessi: se gli viene data la carica, i cavalli girano finché la carica si esaurisce e solo uno di questi si fermerà nel centro. Ogni carica, ogni giro di giostra, avrà un diverso cavallo al centro. L'io interiore è come uno di questi cavalli, è composto quindi da più io. Ognuno di noi ha quindi più cavalli, ma quasi mai li conosciamo tutti - oh meglio, quasi mai li vogliamo conoscere.
Tale metafora quindi cosa c'entra con i sogni - vi starete chiedendo... I cavalli che non vincono la corsa, che non si accaparrano il primo premio (ovvero il centro della giostra), si celano durante il giorno ma riemergono durante la notte, facendoci vedere e provare sensazioni nascoste - o che noi nascondiamo proprio a noi stessi.
E da qui, la chiave: perché i sogni sono così importanti per capire noi stessi, le nostre paure e le nostre angoscie?
I sogni riportano alla luce tutti quei pensieri, quei ricordi e sensazioni che cerchiamo di celare a noi stessi, che proviamo a spingere sempre più in basso nella nostra coscienza per non doverli affrontare. È istintivo, è naturale e non sempre è una scelta: è come chiudere gli occhi davanti al pericolo e scappare.
Il muro che noi costruiamo tra la realtà e la nostra realtà, tra ciò che accade e ciò che vorremmo che accadesse, viene edificato dal nostro cervello, per cancellare situazioni traumatiche o pericolose che non vorremmo aver vissuto. La capacità di Freud sta nel aver capito questo meccanismo, prima su sé stesso e così poi su (tanti) altri pazienti.
Così si sviluppa la storia recitata, ragionamento dopo ragionamento, intuizione dopo intuizione, fino alla scintilla che riesce ad assemblare tutti gli indizi e illuminare la via per aiutare coloro che soffrono: interpretare l'io interiore che emerge di notte per cercare di risolvere i turbamenti dell'io interiore che vogliamo mostrare all'esterno.
Una magnifica orazione, mantenuta alta per quasi due ore, che racconta e insiste sui piccoli particolare, fportando così alla luce un ottimo esempio di teatro della parola, dove il coinvolgimento del pubblico è reso possibile da una fluidissima scrittura e ancora più fluida parlata.
Una mezione speciale va anche alla colonna sonora, protagonista insieme a Sigmund Freud, suonata dal vivo con le musiche di Enrico Fink eseguite da Saverio Zacchei (trombone e tastiere), Damiano Terzoni (chitarre), Rachele Innocenti (violino).
Come è quindi la narrazione, anche i dettagli sono ricchissimi e meriterebbero una descrizione oppure una... visione. Vi invitiamo a non perdere questo spettacolo, che rimarrà in scena fino al 22 ottobre alPiccolo Teatro Grassi per riconoscere se - in effetti - anche voi possedete più cavalli in una giostra.
Ci vediamo a teatro!