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Beckett’s Room
- Festival "Presente Indicativo" pt. 7
   01 Giu 2022   |     Redazione   |     Arianna Mosconi   |     permalink   |      commenti
Il Festival Presente Indicativo del Piccolo Teatro di Milano è giunto alla sua fine, e per concludere abbiamo scelto lo spettacolo “Beckett’s Room”, che presenta come scrittori del testo Dead Centre e Mark O’Halloran, alla regia Bush Moukarzel, Ben Kidd e alla drammaturgia Nicholas Johnson.

Potevamo chiudere meglio il festival? Non credo.

In questa opera - che si può definire senza dubbio opera d’arte - ci sono diversi livelli di trama e prospettiva a cui il pubblico può assistere.
La storia narrata è un estrapolato della vita di Samuel Beckett, in particolare dall’anno 1942 al 1945. In quel tempo, egli si trovava con la compagna Suzanne Dechevaux-Dumesnil nel loro appartamento a Parigi, e già entrambi facevano parte della Resistenza francese contro il regime nazista.

Ciò che viene mostrato in scena è esattamente - e solamente - il loro appartamento. Non ci sono attori o personaggi fisici. Al loro posto, le voci e i rumori si susseguono sul palco, e a ogni suono corrisponde il movimento e l’azione esatta di quell’oggetto ascoltato: la teiera sbuffa poiché l’acqua bolle e in scena si vede il fumo uscire; si sente Samuel scocciato che decide di alzarsi, e la sedia in contemporanea si sposta all'indietro, … . Lo spettatore non fa nessun sforzo o fatica a seguire la scena, tutto è curato nei minimi dettagli e pur non essendoci essere umano sul palco, l’immaginazione, aiutata dall’udito, completa la scena, permettendo di vedere lo stesso gli attori sul palco.

Si assiste così all’estremizzazione del concetto di “teatro dell’assurdo”, di cui Beckett fu l’inventore, proprio mentre si vive un trascorso della sua vita. Ora sul palco non c’è in scena nessuno, eppure tutto avviene e scorre in un modo perfetto e lineare.
Per non perdere neanche un dettaglio, il teatro mette a disposizione delle cuffie, così che l'atmosfera dell’appartamento non venga persa: la focalizzazione del suono permette allo spettatore di entrare in quell’appartamento. Ed è anche grazie a questa immersione sonora che le emozioni uditive vengono direttamente iniettate dell’orecchio dell’ascoltatore: per vivere l’orrore di un uomo che muore non serve più la vista del sangue, ma basta il rumore di una pistola carica.

La trama richiama un periodo storico molto forte e pesante. Grazie alle suggestioni, alla scenografia e al testo estremamente curati, il pubblico è inglobato dall'atmosfera della Seconda Guerra Mondiale, e può percepire perfettamente l’angoscia di quegli anni: l’orrore della guerra, il bisogno di agire e aiutare a combattere - anche se questo significa essere perseguitati dalla Gestapo - il non potersi fidare di nessuno, la fuga dalla propria casa e la perdita di tutti i propri affetti e averi.
I temi toccati sono molto profondi e quanto mai importanti da ricordare, l’interpretazione e la suggestione creata sul palco senza personaggi dimostra una bravura nell’interpretazione dell’arte teatrale e della rappresentazione davvero notevoli. Per questo una menzione speciale va anche alla produzione dello spettacolo, che attribuisce la scenografia a Andrew Clancy, la creazione delle marionette a Eugenia Genunchi, Ciarán Bonner, Jason Lambert, e ha come marionettisti Eugenia Genunchi, Miriam Needham, Neasa Ní Chuanaigh, Cillian O Donnachadha. Qui trovate il link con tutte le informazioni che riguardano lo spettacolo: www.piccoloteatro.org/it/2021-2022/beckett-s-room .

Siamo rimasti entusiasti - e strabiliati - da “Beckett’s Room”, e così da tutto il Festival Presente Indicativo. Questo Festival ha permesso a Milano di vivere e scoprire nuove tecniche nel mondo del teatro, permettendo di capire e carpire la cultura e il lavoro che dietro la realizzazione di opere nuove, diverse e straordinarie.

Il teatro non è morto: vive e respira a pieni polmoni, cresce ed evolve in maniera sempre nuova e sorprendente!

Se non mi credete, venite a teatro a scoprirlo!
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