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Abbiate cara ogni cosa: miart 2019
La punta di diamante delle fiere d'arte è a Milano
   07 Apr 2019   |     Redazione   |     Alessandra Stefanini   |     permalink   |      commenti
Il punto non è quanto l’arte del nostro tempo possa cambiare la realtà ma quanto essa possa renderci spettatori attivi della nostra epoca, accettando il confronto e la sperimentazione accanto al consolidamento dei valori storici.

Se ancora foste parte di quelle persone che Ah io l'arte non la capisco, vi basterebbe leggere queste parole di Alessandro Rabottini, direttore artistico di miart 2019, per avere una visione più chiara dell'importanza che questa assume nel nostro continuo apprendimento rispetto al mondo, alla cultura, ai cambiamenti, al futuro.

Gli artisti sono coloro che raccontano il nostro tempo, ne anticipano i mutamenti, ne colgono le incrinature e le potenzialità, ne celebrano la debolezza come momento di profonda auto-comprensione e presa di coscienza fondamentale per evolversi.

Proprio per questi motivi, visitare una fiera d'arte è diventato un momento di incontro e dialogo con la realtà (e non solo quella del mercato, a cui guardano più dettagliatamente i professionisti del settore), interessante per chiunque, anche per quelle persone che ancora resistono a farsi coinvolgere.

Che siate dunque degli scettici, dei curiosi, degli appassionati o del mestiere, in comune avrete sicuramente un'unica certezza: la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano è per voi un evento imperdibile.

In questo weekend che anticipa il celebre Salone del Mobile, a Fiera Milano City si sono riunite 185 gallerie internazionali, provenienti da 18 Paesi oltre all’Italia, che hanno presentato artisti definiti post-war, fino a contemporanei affermati e giovani emergenti, con un'incursione anche di pezzi moderni di prestigio nella sezione Decades, composta di 9 gallerie per un percorso che attraversa il Ventesimo secolo in una scansione per decenni, partendo dalle avanguardie del 1910-20.

Di grande stimolo sono i lavori selezionati per la sezione Emergent, dove 21 gallerie giovani ma già internazionalmente riconosciute, si sono impegnate nella promozione delle generazioni più recenti di artisti: tra gli highlights sicuramente va la milanese Ribot, con i gioiosi dipinti di Anne Ryan (fino al 27 aprile anche in galleria) e le atmosfere jazz di Jonathan Lux.

Volendo vedere la fiera come un'occasione di dialogo con il nostro tempo storico e quel che fu, attraverso il filtro dell'arte (come si diceva poc'anzi), allora troveremmo soddisfazione e stimolo nella sezione Generations, dove otto stand hanno presentato altrettanti dialoghi tra artisti di generazioni diverse (e fra le gallerie che li rappresentano): plauso alla Galleria Tega con la londinese Herald St, che tra la meravigliosa tela Poi di Piero Dorazio (1968) e i colori di un'opera come Androne di Matt Connors (2019), hanno saputo instaurare una dialettica elegante e travolgente fra due maestri del colore distanti temporalmente 50 anni.

Moltissime le opere di pregio tra le 128 gallerie di arte moderna e contemporanea, suddivise in Contemporary e Masters.

Per gli artisti storicizzati l'occhio cade irrimediabilmente sui meravigliosi Alighiero Boetti (artista preferito di chi scrive questo articolo -ndr), tra cui vanno sicuramente ricordati quelli presentati da Matteo Lampertico e Robilant+Voena (il cui allestimento richiede ancora una volta una menzione honoris causa, avvicinadosi alla spettacolare installazione che avevano presentato a Frieze Masters l'ottobre scorso).
Ma con Alighiero mettiamo anche Lucio Fontana, Giuseppe Capogrossi, Pietro Consagra, Enrico Castellani and so on...

Se Studio Guastalla presenta un piccolo gioiello firmato Yves Klein (L'esclave mourant d'après Michel-Ange), Repetto ci regala dei recentissimi Giulio Paolini, intervallati su una parete da degli affascinanti scatti di Luigi Ghirri (come il deposito di busti classici immortalato in Roma, 1979).

Fra i Contemporary l'installazione del veronese Andrea Galvani per Revolver sembra essere nata per allestire l'ingresso del nostro Politecnico di Milano (Instruments for Inquiring into the Wind and the Shaking Earth), mentre Matteo Fato, con la sua Sarà figlio della luce (ritratto di Nikola Tesla) ruba sicuramente uno sguardo interessato verso la galleria Monitor.
Studio SALES di Norberto Ruggeri & Ex Elettrofonica presentano artisti giovanissimi quali Elena Mazzi, Margherita Moscardini o Romina Bassu.

A porsi fra storia (recente) e contemporaneità estrema, troviamo la parigina Lelong & Co., con la sua monografica dedicata a un David Hockney più inedito: i ritratti su tela degli anni Sessanta sono ora stati sostituiti da lavori digitali, realizzati con iPad, tavolette grafiche e Photoshop, pensati dall'artista per essere stampate in serie speciali tra i 7 e i 25 esempari.

Le mostre e le gallerie da segnalare sarebbero moltissime, ma non basterebbe un libro intero per descrivere minuziosamente tutte le sfaccettature degli artisti presentati a miart 2019: alcuni di questi, inoltre, sono stati protagonisti dei talks e altri hanno ricevuto preziosi riconoscimenti.

Vi siete persi questo evento (molto male) e volete recuperare? O più semplicemente state pensando ancora a quell'opera che vi ha rubato il cuore e volete saperne di più? Non disperate, grazie alla sezione speciale della piattaforma Artsy potrete trovare tutto quello di cui avete bisogno.

E mentre mi perdo ancora un po' nelle fotografie scattate in questa Art Week ormai giunta al termine, vi do appuntamento a miart 2020!
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