Come si prepara il mondo prima di un temporale? In quel tempo sospeso, quando il cielo muta colore, la luce si fa lattiginosa, il vento cambia direzione e ogni suono diventa presagio, sembra che l’aria stessa trattenga il respiro. È un attimo che precede lo sconvolgimento e, proprio per questo, è forse più intenso del temporale stesso.
È in questa soglia che Massimo Popolizio colloca Prima del Temporale, affidando a Umberto Orsini il compito di incarnare un attore alla sera della propria vita, seduto nel suo camerino, nell’attesa di entrare in scena per recitare Il Temporale di Strindberg. Il testo di Strindberg, con le sue tensioni familiari e le scosse interiori, non un semplice riferimento, ma un’eco che amplifica tutto ciò che accade dentro questo protagonista senza nome, che potrebbe essere Orsini, un suo doppio, o semplicemente l’Attore.
La scena, scabra e insieme evocativa, diventa un luogo di soglia: né dentro né fuori, né vita né teatro, né passato né presente. È il momento prima del lampo, prima del tuono, prima della parola.
È qui che Orsini ascolta i rumori del mondo teatrale che vive oltre la porta, spesso insistenti e angoscianti, di dinamiche che vive ormai da tempo, importanti eppure a tratti banali e pesanti: tecnici che provano ripetutamente il suono per la scena, i vocalizzi e i training fisici degli attori in preparazione alla scena, la sarta che entra ed esce per chiedere costantemente come stia, se sia pronto e quando vuole iniziare a prepararsi prima dell’entrata, i continui richiami della sicurezza che lo redarguisce per la sigaretta proibita: ogni rumore, ogni parola, ogni oggetto diviene così una fenditura nel tempo, un varco che gli permette di tornare indietro e nel profondo della sua vita.
Attraverso questi varchi riaffiorano le memorie: colleghi, maestri, famiglia, amori, amanti, incontri leggendari del teatro italiano del dopoguerra, gioie e mancanze, entusiasmi e cadute. Popolizio costruisce un montaggio onirico in cui ci si alterna tra ricordi e rivelazioni di un passato che sembra tanto lontano, meraviglioso e quindi malinconico. La percezione del tempo si capovolge: la mezz’ora prima dell’ingresso in scena diventa una vita intera.
La grandezza dello spettacolo sta in questo: non celebra un mito del teatro, non costruisce una statua, non corteggia la nostalgia. Al contrario, Orsini si offre con un’umiltà quasi disarmante, con occhi commossi e vivi, mostra la fragilità dell’attore e il dubbio che accompagna ogni scelta, anche dopo una carriera straordinaria, che accomuna ogni persona: perché faccio questo? Da dove nasce il desiderio? E cosa accade quando il desiderio si affievolisce, o quando la vita lo ha già esaudito?
È il racconto di una vocazione, una piccola inquietudine che continua a chiamare.
E così il temporale diventa immagine della scena stessa: quel momento, un tempo impensabile, che poi diventa routine, abitudine, a volte persino peso. Eppure continua a far tremare, sempre.
Attraverso Orsini passa anche la storia culturale dell’Italia, dal dopoguerra a oggi: un Paese che cambia insieme alla sua arte, alle sue sale, ai suoi maestri e alle sue battaglie. La sua voce, il suo corpo, graffiati dal tempo sono voce di un'epoca, un archivio vivente.
L’attesa dell’ingresso in scena diviene a sua volta motivo di riflessione:e se non si arrivasse mai al temporale? E se si restasse nel prima? Forse la vita, come il teatro, non è nel lampo finale, ma nella tensione che lo precede. Umberto Orsini, con naturalezza, ardore e vita, ci conduce nella vulnerabilità umana, nella memoria come luogo teatrale, nell’attesa come spazio drammaturgico.
Un omaggio non all’attore celebre, ma all’uomo che, anche dopo una vita in scena, continua a chiedersi chi sarò quando quella porta si aprirà? E chi sono stato, davvero, prima del temporale?
La Locandina:
Prima del Temporale
da un’idea di Umberto Orsini e Massimo Popolizio
con Umberto Orsini
e con Flavio Francucci e Diamara Ferrero
regia Massimo Popolizio
scene Marco Rossi e Francesca Sgariboldi
costumi Gianluca Sbicca
video Lorenzo Letizia
luci Carlo Pediani
suono Alessandro Saviozzi
assistente alla regia Mario Scandale
produzione Compagnia Orsini
Durata: 1 ora e 20 minuti senza intervallo
Date: 2 – 21 dicembre 2025 • Piccolo Teatro Grassi
[A cura di Margot Océane]
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Prima del Temporale
Cosa c'è in quella tensione tra il prima e il dopo?