Chi osserva chi?
Wild esplora il confine labile tra informazione e privacy, in una società in cui le notizie sono sempre maggiori e le fonti sempre meno affidabili. Andrew, un ex tecnico della CIA, ricercato per aver svelato un sistema di sorveglianza di massa che permette alla NSA americana di spiare chiunque, si rifugia in una stanza d’albergo a Mosca. Andrew diviene presto ospite gradito della Russia di Putin, che coglie la palla al balzo per mostrarsi liberale e attenta alla protezione della privacy globale.
Il testo di Mike Bartlett prende avvio da fatti reali per sviluppare in un racconto che va oltre la cronaca.
All’entrata in sala dello spettatore, la scena è già avviata. Ci si ritrova rapidamente nella realtà personale di un ragazzo che, ansioso, siede nella poltrona di un salotto. Solo, nervoso, chiuso in uno spazio che sembra proteggerlo tanto quanto intrappolarlo. Riceve due visite separate: una da una Donna e una da un Uomo.
L’atmosfera, stratificata e complessa, si costruisce attraverso pause, dialoghi, sguardi e corpi lontani da una realtà plausibile. Si percepisce un certo straniamento, in cui il reale si confonde con la menzogna, ogni parola perde di significato e le relazioni si confondono. I nomi diventano effimeri e lo sguardo centrale, mentre i due personaggi entrano ed escono più volte, portando lo spettatore e Andrew a conoscere il mondo esterno solo attraverso di loro.
Non sappiamo chi siano, neanche lui. Ognuno offre protezione, ma nulla è affidabile. Si sviluppa un gioco costante di sospetti e minacce nascoste.
La stanza d’albergo diviene simbolo del paradosso centrale: un luogo allo stesso tempo privato e vulnerabile, accessibile a chiunque voglia entrarci, visibile a chiunque voglia osservare. Tutto può essere registrato, ogni gesto, ogni parola, ogni silenzio. Forse.
Lo spettatore, entrato e buttato(si) a sua insaputa in un mondo che non ha più confini visibili, si ritrova anch’egli sotto riflettori, in quanto giudicante e giudicato.
Quale parte della nostra identità sopravvive quando tutto può essere osservato?
La regia lavora su tale instabilità, dove la scelta personale può diventare di dominio pubblico, in una linea instabile che vede il controllo 'bidirezionale', in cui una delle due direzioni è forse illusione, mentre l’altra è impercettibile e incontrollabile. Chi osserva chi?
Andrew, interpretato da Michele Correra, passa dall’avere tutto sotto suo controllo a divenire una marionetta nelle mani di una Donna, interpretata da Marta Belloni, e di un Uomo, interpretato da Enrico Pittaluga.
La regia di Bruno Fornasari, insieme al lavoro preciso di tutta l’equipe, trasforma Wild in un racconto in cui il vero e il falso non sono distinguibili, e dove la realtà stessa sembra oscillare sotto i nostri occhi.
Forse l’unica libertà possibile è la lucidità di guardare, anche quando non sappiamo chi si osserva.
Forse il teatro, in questa stanza chiusa, diviene l’unico posto dove possiamo ancora confrontarci con chi siamo davvero.
Locandina:
un progetto Amadio/Fornasari
di Mike Bartlett
traduzione e regia Bruno Fornasari
con Marta Belloni, Michele Correra, Enrico Pittaluga
scene e costumi Erika Carretta
luci Fabrizio Visconti
assistente alla regia Alberto de Gaspari
produzione Teatro Filodrammatici di Milano
con il sostegno di Fondazione Cariplo - NEXT Laboratorio delle idee per la produzione e programmazione dello spettacolo lombardo 2024/2025
Data: dal 4 al 23 novembre 2025
Orari: martedì, giovedì, venerdì e sabato 20:30 / mercoledì 19:30 / domenica 16:00
- Articolo a cura di Margot Océane
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