Al Teatro Fontana torna dopo quasi sei anni "Tradimenti" di Harold Pinter, con con regia di Michele Sinisi.
Può un testo teatrale mantenere intatta la sua carica esplosiva a distanza di quasi cinquant’anni? In questo caso la risposta è sì.
Lo spettacolo si apre già nella fine, con Emma e Jerry che si incontrano da ex amanti. Da qui, il tempo scorre a ritroso: un andamento strutturale che è una gabbia drammaturgica, ma anche un meccanismo quasi crudele, in cui ogni scena risuona della consapevolezza di ciò che accadrà – o meglio, di ciò che è già accaduto. E in questa gabbia, Sinisi non cerca di evadere, anzi: ne rafforza i limiti per trasformarli in segni scenici vivi e pulsanti.
L’elemento scenografico centrale – una grande struttura luminosa, ideata da Federico Biancalani, simile a un cruciverba – segna luoghi e date, fungendo da bussola temporale. La console luminosa viene attivata direttamente dagli attori e dall'attrice, come a ribadire che sono loro – e solo loro – a riattivare il tempo, a riportare in scena quei frammenti di vita già infranti.
Sinisi, che interpreta anche Robert, offre un personaggio tagliente, trattenuto eppure viscerale. Stefania Medri (Emma) e Stefano Braschi (Jerry) completano il triangolo con interpretazioni dense e fisiche, dove il non detto ha lo stesso peso delle parole. Nessuno è del tutto innocente, nessuno è completamente colpevole. Tutti si tradiscono, a cominciare dal pubblico, che si ritrova risucchiato in una spirale di silenzi, attese e disillusioni.
Non mancano scelte registiche audaci. Come ad esempio la lunga scena muta del ballo – quasi dieci minuti – in cui Emma si scatena in una danza sgraziata e ipnotica sotto gli occhi impotenti dei due uomini. Un momento straniante e profondamente teatrale, che sospende la narrazione e ci costringe a stare, a guardare, a sentire il tempo che si dilata.
La colonna sonora – volutamente anacronistica – mescola Jimmy Fontana e Heather Parisi con Madonna e i Duran Duran, creando uno spaesamento coerente con il tono dell’opera: tutto è sfasato, dislocato, come i sentimenti dei personaggi, come i piani temporali.
Tradimenti non è uno spettacolo perfetto, ma è vivo, rischioso, capace di creare attrito. Non si limita a raccontare un triangolo amoroso, ma ne seziona le implicazioni emotive, e sociali. È un lavoro che interroga il pubblico e lo coinvolge, anche con il disagio. Un’operazione coraggiosa, a tratti disturbante, che forse dividerà gli spettatori, ma non li lascerà indifferenti. E questo, oggi, è già moltissimo.
Per saperne di più potete consultare il sito del Teatro Fontana, mentre noi... ci vediamo a Teatro!
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