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Il ritorno di Pablo Picasso a Milano
Picasso Metamorfosi: a Palazzo Reale classico e contemporaneo dialogano
   19 Ott 2018   |     Redazione   |     Alessandra Stefanini   |     permalink   |      commenti
Era il 1953 quando Guernica, uno dei quadri più celebri della Storia dell'Arte, veniva esposto al Palazzo Reale di Milano, sede che oggi ospita la terza mostra monografica dedicata al suo autore, Pablo Picasso.

Non solo celebrazioni del genio spagnolo, ma ognuno di questi progetti espositivi è stato un vero e proprio lavoro di ricerca che ha messo al centro la poetica picassiana e attirato migliaia di visitatori, permettendo loro di incontrare le opere e coglierne altri aspetti attraverso il discorso critico in cui sono state inserite.

Sempre di discorso, o meglio di dialogo con l'antico, tratta anche Picasso: Metamorfosi, aperta al pubblico fino al 17 febbraio 2019, a cura di Pascale Picard (direttrice dei Musei Civici di Avignone), prodotta e promossa da Comune di Milano con Palazzo Reale e MondoMostre Skira.

Dipinti e sculture vengono poste in una vera e propria dialettica con pezzi di arte classica di straordinario pregio, in prestito da istituzioni come i parigini Musée National Picasso, Louvre e Centre Pompidou, o ancora i Musei Vaticani di Roma e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, solo per citarne alcuni.

Una mostra che dichiara sin da subito la sua finalità di approfondimento critico, infatti i duecento capolavori sono esposti su supporti chiari, adatti a uno studio dell'opera più attento piuttosto che spettacolarizzato, che rispetta la tradizione museale dei pezzi selezionati e permette alcuni giochi di prospettiva interessanti: ne è un esempio la prima sala, dove mentre ammiriamo Il Bacio di Auguste Rodin, possiamo intravedere lo splendido L' Abbraccio (26 settembre 1970) dell'artista spagnolo fargli da sfondo.

Le maschere tribali che siamo abituati ad avvicinare alla produzione di Picasso, spesso confrontandole alle sue Demoiselles, qui diventano silfidi di richiamo "Giacomettiano", ispirate a quelle ritratte sui vasi ateniesi; le piastrelle della produzione di Madoura a Vallarius vengono usate per ritrarre suonatori di flauto, baccanali, personaggi di una favola classica; vasi diventano Volti di donna e assemblaggi di parti squadrate in bronzo costruiscono Bagnanti stilizzati.

"Il pittore prende le cose. Le distrugge e al tempo stesso dà loro una vita nuova" diceva Picasso e questo progetto ne è una dimostrazione: l'artista prende la tradizione, ne rimane affascinato e la fa sua, la manipola, la distrugge, rifuggendo dal Bello Accademico e creandone una sua personale intepretazione, appassionata, istrionica, ideale eppure palpabile (anche se questo allestimento un po' asettico ne smorza la forza dirompente).

Una mostra che vale senz'altro una visita, se non altro per vedere opere di raffinata bellezza sparse normalmente in giro per l'Europa e per l'occasione che dà di comprendere come anche l'arte più astratta, anti-estetica o addirittura stravagante, abbia in realtà radici profonde, che affondano nella cultura storica e iconografica di un artista.


In copertina:
Pablo Picasso - Nudo disteso (4 aprile 1932), olio su tela, Paris, Musée National Picasso
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