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Very Long Song Title

Sei personaggi in cerca d'autore
Nella riduzione di Michele Sinisi e Francesco M. Asselta
   20 Mar 2024   |     Redazione   |     Margot Boccia   |     permalink   |      commenti
Sei personaggi in cerca d’autore arriva al Teatro Fontana di Milano con una regia del tutto originale e contemporanea di Michele Sinisi.

Il testo fu scritto tra il 1920 e il 1921 da Pirandello e messo in scena per la prima volta nel 1921 al Teatro Valle di Roma. La prima fu indimenticabile in quanto si rivelò uno scandalo per il pubblico, il quale contestò, si scontrò quasi fisicamente con gli attori e lasciò la sala urlando ‘Manicomio! Manicomio!’, ritrovandosi di fronte a qualcosa di inedito. Venne considerato dal pubblico un assalto alla forma del teatro borghese, inconcepibile a quei tempi, in cui il tema pirandelliano finzione-realtà fu esplicitato più che mai, mettendo in crisi la mente del pubblico che si ritrovava scombussolato di fronte a questo metateatro: attori che si trovano già in scena all’arrivo del pubblico in sala, concentrati nelle loro conversazioni sul come mettere in scena ‘il giuoco delle parti’, l’opera dell’autore stesso, ignorando totalmente il pubblico che prende posto, attori che entrano dalla platea, che si muovono tra gli spettatori: uno scandalo.

Una Moglie abbandonata da un Padre così che lei potesse ricrearsi una vita con il suo amante, il segretario che viveva con loro. Il figlio quindi abbandonato dal Padre, che si ritrova con una famiglia allargata in seguito all’arrivo della Figliastra, il Giovinetto e la Bambina. Dopo la morte del segretario, la Madre inizia a lavorare per Madama Pace, donna stravagante, di grande presenza, che, insoddisfatta del lavoro svolto, propone alla Figliastra di prostituirsi, di intrattenersi con degli uomini per denaro utile per la famiglia. La Figliastra accetta ma si troverà di fronte il padre, che sembra non riconoscerla. Così che procede la vicenda in una serie di drammi intrafamiliari che portano allo strazio totale di questa famiglia ricomposta, nella quale si muovono segreti e colpe, menzogne e sensi di colpa.

Nella regia di Sinisi si presenta una duplice forma di metateatro: gli attori in scena che cercano di costruire il testo ‘il giuoco delle parti’ cercano di mettere in scena la futura entrata dei personaggi che nella trama interromperanno la scena. Questa modalità sembra quasi ricercare quell’estraniamento che aveva generato Pirandello nel pubblico, muovendosi in una sfera ancora in cui si muovono, si toccano, si contrastano e si modificano elementi di finzione, realtà, vita privata, storytelling, manipolazione. Un’altra svolta è l’utilizzo della tecnologia: alcune battute degli autori vengono sottolineate con la proiezione su uno schermo di computer al fondo della scena attraverso parole, immagini, video, suoni, musiche. Si crea così un gioco tra il presente e il passato, includendo elementi contemporanei, moderni, in cui la risata di questa situazione informale, inusuale, quasi grottesca che si viene a creare, suscita risate dubbiose, estraniamento, con lo spettatore che cerca di comprendere quale piega stia prendendo l’opera portata in scena. Madama Pace compare come nel dramma originale in modo inaspettato, ma qui nei panni di una cantante stile Moulin Rouge. In più vi è l’aggiunta di ospiti speciali che cambiano ogni sera, che arrivano dalla porta del teatro, attraversando la platea, con una diretta facebook proiettata sullo schermo in scena, creando negli spettatori risate e tensioni, piacere e distrazione, quasi fastidio a tratti per via di quest’entrata fuorviante.

Lo spettacolo si evolve, portando lo spettatore a interrogarsi, entrando e uscendo continuamente dall’opera pirandelliana. In scena vediamo una Figliastra che grida continuamente, al punto quasi isterica, che lotta continuamente nel portare in scena il suo dramma con la speranza di poterlo forse alleviare: la morte accidentale della sorella annegata, mentre cercava di toccare ingenua, immersa nel suo dolce mondo d'nfanzia, le anatrelle che nuotavano nell’acqua. È proprio nell’impossibilità di agire di fronte a ciò che accade che si compie la tragedia: un senso di colpa straziante avvolto da un senso di impotenza, di debolezza immenso. Il grande monologo della Figliastra viene addirittura cambiato: il racconto avviene tramite le parole di altri, quasi come a sottolineare la difficoltà di parlare, l’incapacità di esprimersi se non attraverso forti urla ormai represse da anni e anni che non hanno più forma né suono chiaro.
Urla di una figlia che ha perso la propria sorellina, urla di una figlia che vede suo fratello uccidersi con un colpo di pistola, urla di una figlia che vende il proprio corpo al Padre che aveva abbandonato la Madre, urla di una figlia che si sente intrappolata in un dolore tanto crudele da non riuscire a liberarsene.
Urla di una donna, figlia, sorella, madre che non riesce a esprimere, come le tante donne, figlie, sorelle, madri che da sempre, prima e oggi, vedono i propri figli, fratelli, mariti, partire in guerra, partire per morire, partire per sempre e mai più tornare, che sentendosi impotenti, tra forte rabbia e tristezza, non riescono neanche più a urlare, non riescono neanche più a vivere, non riescono neanche più a soffrire.


drammaturgia Francesco M. Asselta, Michele Sinisi
regia Michele Sinisi
con Stefano Braschi, Marco Cacciola, Gianni D’addario, Sara Drago, Marisa Grimaldo, Stefania Medri, Donato Paternoster, Marco Ripoldi, Michele Sinisi, Adele Tirante
scene Federico Biancalani
assistente alle scene Elisa Zammarchi
direzione Tecnica Ivan Pilogallo
aiuto regia in Scena Nicolò Valandro
produzione Elsinor Centro Di Produzione Teatrale
con il sostegno di Next Laboratorio Delle Idee & Festival Castel Dei Mondi Di Andria
foto di Luca Del Pia

Sei personaggi diversi ogni sera
Si ringraziano gli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Brera per il contributo alla costruzione delle scene
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