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Mio figlio era come un padre per me
l'eredità del boom economico
   03 Mag 2023   |     Redazione   |     Valentina Corbetta   |     permalink   |      commenti
Al Teatro Franco Parenti Marta e Diego Dalla Via ci portano lo spettacolo “Mio figlio era come un padre per me”.

Qual è il modo migliore per uccidere i propri genitori?
Secondo Giada e Loris il metodo migliore è che un figlio si suicidi lasciando morire mamma e papà per i sensi di colpa.
Fra dialetto veneto, cioccolatini boero e un set mobile di cassette, i due fratelli ci raccontano il boom economico del nord-est e delle sue conseguenze sulle famiglie degli imprenditori.

Il mondo dei figli di un uomo d'affari e di una reginetta di bellezza è un continuo inseguire gli obiettivi già raggiunti dai propri genitori.
Che sia costantemente digiunare per diventare come mamma o gestire un bar fallimentare per imitare il papà devoto industriale, i due figli sono ormai stanchi, discutono quindi su chi si debba sacrificare per togliere di mezzo i genitori senza lasciare traccia.

Ma poi il set cambia, squilla il telefono. Un imprenditore si è lanciato sulle rotaie del treno, uno dei tanti che, a causa della sopraggiunta crisi economica e dei debiti di quel periodo, ha deciso di mettere fine alla propria vita.
Un evento del genere sarebbe sconvolgente per la maggior parte delle famiglie, ma per i due cinici fratelli il problema più grande è trovare il testamento prima del notaio.

Ed è allora che le cassette delle varie aziende nordiche si spostano di nuovo e in cima ad esse i due trovano un testamento, ma non è quello del padre.
Si pensava che la madre dei fratelli, reginetta di bellezza “acqua e silicone”, si trovasse in Svizzera per sottoporsi ad una operazione. Invece, anche lei, stufa di essere una moglie trofeo, si è tolta la vita.
I genitori hanno quindi vinto di nuovo, li hanno battuti sul tempo e come sempre hanno portato al termine un piano che i figli non erano riusciti neanche ad iniziare.

Con ironia gelida i due fratelli nel resto dello spettacolo affrontano il lutto e l’eredità lasciati dai genitori. Con rivisitazioni di canti religiosi, momenti di euforia e di momentanea depressione questo spettacolo porta sotto i riflettori una storia tragica, un esempio estremo di ciò che accadde a molte famiglie, ma parla anche del conflitto fra generazioni, dei traumi tramandati e del processo autodistruttivo che il figlio eredita dal padre.
Tutto questo però, strappando sempre un sorriso, tra spritz e dialetto veneto.
ironia, teatroparenti, veneto