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Quasi una serata
Nebulosa analisi del rapporto tra l'umano e il mistero dell'esistenza
   04 Apr 2023   |     Redazione   |     Laura Casella   |     permalink   |      commenti
Quasi una serata” è il titolo dello spettacolo portato in scena al teatro MTM Leonardo. Titolo che rispecchia un po’ la sensazione che lascia al concludersi dell’esibizione nonostante l’intento dichiarato fosse quello di rendere questa serata piena, particolare, alternativa e memorabile. Ethan Coen, autore del testo, si avvale di un’ironia che richiama il teatro dell’assurdo, per descrivere il rapporto tra l’umano e il mistero dell’esistenza.

Ridere amaramente, riflettere col sorriso, riconoscersi e sorridere delle nostre immense piccolezze” … E’ così che Stefano Annoni, uno dei performer, descrive ciò che si punta a trasmettere al pubblico; tuttavia ci sono stati momenti dove anche questa risata amara sembrava eccessiva, fastidiosa, finta.

Accantonando questo disorientamento personale del tutto discutibile e opinabile è stato sicuramente curioso vedere come sul palco, ogni oggetto di scenografia ed ogni personaggio, fossero accompagnati da un animale impagliato differente, quasi come se gli attori avessero precedentemente svaligiato il museo di storia naturale e volessero esibire la collezione “bosco”. Ornamenti che accentuano quello stile eccessivamente burocratico, statico e vecchio di certe situazioni rappresentate, ridicolizzando ancor di più quanto esibito.

Lo spettacolo, diretto da di Davide Marranchelli è diviso in tre atti per affrontare tre tematiche diverse:

In “Attendere” ci si proietta nell’aldilà, un posto che però si rivela essere una tortura dato che l’attesa verso un’ipotetica ignota destinazione, continua ad allungarsi smisuratamente anche quando ormai la luce sembra vicina.

Il secondo atto, “Le quattro panchine”, tra le sedute di una sauna e quelle di un luogo esterno, affronta il tema dell’autoanalisi: chi siamo, chi vorremmo essere, soprattutto quando le circostanze ci portano a diventare qualcosa che si allontana parecchio dalla tanto ricercata tranquillità dell’anima.

Infine assistiamo a “Il dibattito”, messa in scena di una messa in scena, nella quale gli attori puntano a convertire il pubblico a schierarsi ad adottare una determinata visione di Dio. Un Dio che, a differenza della credenza tipica della religione cristiana, è fatto a immagine e somiglianza dell’uomo e non viceversa.

In questo ultimo atto, è forte il tentativo di coinvolgimento degli spettatori in sala i quali diventano voce integrante della performance, tanto che, a conclusione del tutto, due personaggi si alzano proprio dalle poltroncine per simulare ciò che potrebbe succedere finito lo spettacolo. Molto comune infatti recarsi in un locale per bere qualcosa e commentare quanto appena visto, analizzarlo, e confrontarsi; spesso ammettendo di non aver capito a pieno ogni passaggio e discutendo della bravura degli attori e registi… in questo caso, loro stessi.
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