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Very Long Song Artist

Very Long Song Title

DIECI ANNI DI JINGLE BELL BALL
Capital London infiamma ancora la O2 Arena con le stelle del pop UK.
   09 Dic 2018   |     Redazione   |     Emanuele Campagnolo   |     permalink   |      commenti
Ci sono quegli eventi che si sognano fin da piccoli. Quei posti in cui, se si dovesse esprimere un desiderio, tra tanti, verrebbe fuori senza neanche pensarci due volte. Ci sono quelle situazioni in cui vorremmo ritrovarci tutto ad un tratto e che, se ancora oggi scrivessi una letterina a Babbo Natale, in questo periodo, sarebbe una tra le richieste che farei.

Quando iniziai ad ascoltare Capital (95-106 Capital, Global, ndr) in UK esisteva ancora l’FM come mezzo principale di trasmissione della radio, dei social si utilizzava soltanto Facebook e credo che siano già praticamente passati dieci anni dalla prima edizione del concerto natalizio più grande realizzato da una radio europea, il Jingle Bell Ball di Capital FM.
Da quel momento non c’è stato anno in cui non abbia seguito a distanza le due giornate del Jingle Bell Ball e commentato con i miei amici e colleghi che ascoltano le radio UK.
Powered by Global e Coca-Cola (come unique sponsor) il JBB è organizzato in una location d’eccezione, la O2 Arena a Londra, e ospita in due giornate i più grandi artisti del momento nel panorama pop inglese e parte del ricavato viene destinato all’associazione di beneficenza di Capital (Capital’s Make Some Noise) che si dedica a bambini in cerca d’aiuto.

A dieci anni dalla fondazione del JBB, pronto a distruggere i miei sogni da adolescente, eccomi al box office della O2 Arena per ritirare i miei accrediti e sfatare il mito.
L’evento, come tutti gli anni è sold out fin dai primi giorni di vendita dei biglietti. Una percentuale di ingressi viene regalata per radio ai concorrenti che riescono a rispondere a delle domande riguardanti gli artisti ospiti del concerto, che vengono svelati in diretta giorno dopo giorno, durante la prima settimana di campagna di lancio del JBB. Le vincite generano urla di gioia al telefono da parte degli ascoltatori di Capital, in quanto è quasi impossibile recuperare quei biglietti, per cui appena entrati in arena ci si ritrova davanti masse di adolescenti con striscioni dei loro beniamini e ragazzini accompagnati dai genitori che si appostano davanti ai tornelli nell’attesa dell’apertura porte. La diffusione sonora delle playlist di Capital in tutta l’arena trasforma un luogo di sport e grandi concerti in una sorta di Disneyland dove tutto ha un marchio, un suono e un colore riconoscibile anche a chilometri di distanza.

È tempo di dare lo start allo show. Il palco è bianco e presenta la scritta CAPITAL a lettere cubitali rosse, sui ledwall viene riprodotta Capital TV con i videoclip degli artisti che si esibiranno. La line up della prima serata è pazzesca ed è quasi niente rispetto a quella della serata successiva.
Gli elementi sono quelli del grande evento radio-televisivo: il warm up realizzato dal conduttore Marvin Humes che dalla console carica il pubblico, l’intro dello show affidato ai conduttori del Breakfast Show e la voce ufficiale della radio che introduce, uno dopo l’altro (con effetti speciali a mo’ di meteore che cadono dal soffitto dell’arena ed esplodono sul palco, fuochi, laser e fumo) le esibizioni dei vari artisti. La frase che diventa un mantra di tutte le cinque ore di concerto è “please, welcome to the stage…” seguito dal nome della pop-star.

I nomi sono tantissimi, Liam Payne apre con un set di quattro pezzi e avvolto dalle urla delle fan sparse tra i 20 mila spettatori dell’Arena. Sua è, dopo la prima canzone, la dichiarazione sull’amore tra tutti e l’amore per la musica e (frecciatina a favore della sua lotta contro l’omofobia) del suo fidanzamento con il conduttore del morning show di Capital, Roman Kemp (v. video backstage).
Regina indiscussa dello show, a mio avviso, è Ellie Goulding, che si esibisce per seconda e commuove tutti con i suoi successi storici “Burn” (del quale suona un assolo di chitarra elettrica distorta) e “Love Me Like You Do”.
A seguire le esibizioni pazzesche dei Rak-Su (da X Factor), Olly Murs (che infiamma il palazzetto), Jonas Blue, James Arthur, Loud Luxury, la favolosa Halsey, Anne-Marie con una verve sempre più travolgente e in chiusura la folle esibizione di Rita Ora, che chiude twerkando sulla passerella del main stage e ringrazia emozionata il calore del pubblico e l’opportunità di fare dell’arte e della musica una ragione di vita.
Dopo i saluti da parte dei conduttori di Capital, a chiusura della prima serata dello show la O2 Arena viene invasa dai laser e dalla voce di David Guetta che, prima di iniziare il suo set, urla “London, are you ready to become the biggest club in Europe?”.

Ero sicuro di uscire dall’Arena convinto che a trent’anni uno spettacolo del genere fosse elettrizzante solo per un ragazzino fan di una radio e di artisti che si rivolgono direttamente a loro e non più a me.
Raramente devo ammettere, e lo faccio questa volta a testa alta e mani basse, che mi ero sbagliato. Torno a casa con la convinzione che una produzione radio-televisiva di questo livello, con un carico emozionale tale e un’offerta musicale destinata prettamente a un pubblico che oggi è distratto dalla radio e dalla discografia perché avvezzo alla libertà del web, è una produzione rarissima a livello mondiale. Ancora più unica di istituzioni come ad esempio Eurovision Song Contest.
L'offerta della radio in UK propone principalmente musica nuova e sempre attuale, con un occhio di riguardo agli emergenti e la giusta gloria alle nuove pop-star del panorama discografico. Capital è la prima radio privata più ascoltata in UK, con un target di riferimento 15-34 anni. E non venite a dirmi che i giovani oggi non ascoltano più la radio. Fate i bravi.





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