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Very Long Song Artist

Very Long Song Title

24 volte Billy
Il caso Milligan al Teatro Parenti
   20 Nov 2025   |     Redazione   |     Jacopo Da Re   |     permalink   |      commenti
C’è una verità scomoda che attraversa come una scossa elettrica lo spettacolo sul caso Milligan al Parenti: l’identità non è un dato, ma un processo. Un cantiere sempre aperto. Billy Milligan, con le sue ventiquattro personalità, non era un mostro né un fenomeno da baraccone. Era l’espressione estrema, distorta, di un meccanismo di sopravvivenza. La regia di Fausto Cabra non indulge al patetico né al grottesco. Prende la storia e la fa a pezzi, esattamente come era frantumata la coscienza di quell’uomo. Il palco è una landa desolata, un campo di battaglia psichico. Linoleum nero. Pochi oggetti. Un tavolo che è allo stesso tempo altare e tavolo operatorio. La scena è un cervello aperto. La luce non illumina, seziona. I suoni – quel rock psichedelico anni Settanta – non accompagnano, invadono. Sono il rumore di fondo di una mente in cortocircuito. E in questo spazio claustrofobico si muove un attore, Raffaele Esposito, che non recita una parte, ma subisce una metamorfosi continua. Non è una performance costruita, è un corpo che viene attraversato da voci diverse. Si trasforma senza preavviso. Un tremito, un cambio di postura, e da bambino terrorizzato diventa donna lesbica repressa, poi criminale calcolatore. Non c’è tempo per il virtuosismo. C’è solo l’urgenza di mostrare lo smottamento. La dissociazione non è un concetto astratto, qui diventa fenomenologia pura. È nel corpo che si incarna il dramma. E i video, quei volti di film horror con le sue sembianze cucite addosso, dicono una cosa precisa: Billy era posseduto dalle narrazioni della sua epoca. La sua follia era un prodotto culturale oltre che traumatico. La scena più potente è forse la più semplice: Billy viene sotterrato vivo dal patrigno. Un tubo per respirare. L’infanzia sepolta. Il trauma che non parla, ma agisce. Che continua ad agire. Lo spettacolo non giudica, non assolve. Mostra. Mostra la confusione, la sovrapposizione, l’impossibilità di dire “chi” abbia commesso il reato quando il “chi” è multiplo. La dimensione giudiziaria è trattata come una gabbia di linguaggio che non può contenere l’esperienza del reale. Le attrici – Anna Gualdo, Sara Putignano – non sono personaggi, sono funzioni. Psicologa, madre, giudice, vittima. Ruoli che si scambiano, si confondono. Sono le voci di un sistema che cerca di normalizzare l’anormale. E poi ci sei tu, spettatore. Non sei chiamato a compatire, ma a testimoniare. A portare il peso di una domanda senza risposta: dove inizia e dove finisce la responsabilità di un uomo? La risposta non c’è. Forse non deve esserci. Lo spettacolo non chiude, si interrompe. Come un nastro che si spezza. Lasciandoti in gola il sapore amaro del dubbio. E forse, è proprio questo il suo successo. Non spiegare, ma mostrare l’inspiegabile. Non risolvere il mistero, ma abitarlo. Come Billy, che per non morire si è moltiplicato. E moltiplicandosi, ha perso se stesso. Ma forse, ha anche trovato un modo per salvarsi. Disperato, tragico, ma pur sempre un modo.


La Locandina dello spettacolo al Parenti

venerdì 21 Novembre - 20:15
sabato 22 Novembre - 15:30
sabato 22 Novembre - 19:30
domenica 23 Novembre - 17:00
giovedì 27 Novembre - 19:45
venerdì 28 Novembre - 20:15
sabato 29 Novembre - 19:30
domenica 30 Novembre - 16:30

uno spettacolo di Fausto Cabra
testo di Gianni Forte
con Raffaele Esposito, Anna Gualdo, Sara Putignano

scene Stefano Zullo
disegno luci Martino Minzoni
costumi Eleonora Rossi
musiche Mimosa Campironi
grafica e contributi video Francesco Marro

produzione Teatro Franco Parenti, Milano

aiuto regista Anna Leopaldo
direttore di scena Riccardo Scanarotti
elettricista Martino Minzoni
sarta Giulia Leali
scene costruite presso il laboratorio del Teatro Franco Parenti
costumi realizzati dalla sartoria del Teatro Franco Parenti diretta da Simona Dondoni

A termine della replica del 14 Novembre, si è tentuto un incontro di discussione sulle tematiche sollevate dallo spettacolo cui hanno partecipato gli attori, integrati da Paola Boldrini, presidente dell’Associazione europea degli specialisti di trauma e dissociazione (ESTD) e Annalisa Di Luca, presidente dell’Associazione Italiana per lo Studio del Trauma e della Dissociazione (AISTED).
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