Una sala del cinema deserta, la maschera è l’unica presente. Il film si apre come il più scadente dei film horror con una scena quotidiana, banale, che si carica di dettagli inquietanti. Strani colpi di scena preannunciano l’arrivo dell’assassino. Orietta è il classico personaggio che deve morire per primo: follemente innamorata di un uomo sposato, allegra e un po’ svampita. Qui però il colpo di fortuna: uno strappo nella tela e lei esce, ritrovandosi in sala sotto gli occhi di una stupefatta maschera, Moira, che già prevede i guai di questa improvvisa apparizione.
Così si apre Strappo alla regola il nuovo spettacolo teatrale di Maria Amelia Monti, scritto e diretto da Edoardo Erba. Le due protagoniste, la stessa Monti a interpretare la vispa Orietta e Cristina Chinaglia come l’ansiosa Moira, si ritrovano ai lati opposti di un dibattito inguaribile.
La simpatica donna, comprensibilmente, non ci pensa neanche a tornare in scena per farsi uccidere (e chi lo farebbe nei suoi panni?). D’altro canto, Moira, una vera maniaca del controllo, non riesce a razionalizzare l’idea che il personaggio di un film di terza categoria possa essere uscito dallo schermo. L’unico scenario che non fatica a immaginare sono le terribili conseguenze che questo imprevisto porterà sul proprio lavoro e sulla relazione tossica nella quale è invischiata.
Sullo schermo di questo cinema fittizio il film non può proseguire, ma il vero palcoscenico è la sala proiezioni. La commistione di realtà e cinematografia si riflette sulle storie delle protagoniste. Orietta sa perfettamente chi è e cosa vorrebbe se riuscisse a sopravvivere, pur nella semplicità di un “personaggio bidimensionale”, scritto a tavolino. Moira invece vive nella completa incertezza di cosa le riservi il futuro, minacciata da un capo intransigente e da un compagno abusivo che sembrano soffocarla in un sordo panico.
Tra ironia e tragedia, battute taglienti e drammi reali, Strappo alla regola segna un portale tra due possibili vite. Un semplice taglio nella tela, quasi a riecheggiare Fontana, apre una via di comunicazione tra due esistenze condannate, quasi uno scampo in una quarta dimensione. E al centro di tutto ci sono due donne che cercano di affrancarsi da destini che sembrano già scritti, sulla pellicola o nelle trame della vita.
Se ho incuriosito i miei carissimi lettori, ricordate che lo spettacolo si terrà fino al 9 novembre al Teatro Manzoni di Milano (sottolineo Milano, miei compaesani), dal martedì al sabato alle 20:45 e sabato e domenica alle 15:30, con uno speciale sconto per la Poltronissima under 26. Potete trovare tutte le info sul sito del Manzoni. Ci vediamo lì e ricordate che... siamo tutti in scena :)
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Strappo alla regola
Che succede se un personaggio decide di uscire dallo schermo?