Milano, MEET Digital Culture Center.
È nato ufficialmente The Youth Club, il nuovo progetto di Fondazione Cariplo che unisce dieci teatri della Lombardia e di Novara con un obiettivo chiaro: riavvicinare le nuove generazioni al teatro e contrastare la povertà educativa.
Un investimento da 2,5 milioni di euro per trasformare i teatri in spazi vivi e accoglienti, capaci di parlare alla generazione under 30.
Ad aprire la conferenza, tre voci del mondo dello spettacolo:
Emanuele Aldrovandi ricorda e sottolinea che troppo spesso i bandi spingono i giovani artisti verso spettacoli didattici, “che insegnano cosa pensare invece di far pensare”.
Per lui, servono fondi “per qualcosa di vero, non didattico ma creativo”.
Andrea Piazza ha aggiunto che non bisogna convincere i ragazzi ad andare a teatro, ma creare le condizioni perché possano viverlo. E Elena Lietti, attrice, ha sottolineato l’importanza di “raccontare le storie giuste, quelle che parlano la lingua dei ragazzi”.
Poi la parola al presidente di Fondazione Cariplo, Giovanni Azzone, che ha definito The Youth Club “un pezzo importante per far vivere la magia dello spettacolo ai più giovani”. Azzone ha ricordato come “chi non ha occasioni di questo tipo rinuncia a sviluppare una parte del proprio bagaglio culturale”.
Il progetto riunisce dieci istituzioni culturali d’eccellenza:
il Centro Teatrale Bresciano, il Teatro Sociale di Como–AsLiCo, la Fondazione del Teatro Grande di Brescia, la Fondazione I Pomeriggi Musicali di Milano, il Teatro Amilcare Ponchielli di Cremona, il Teatro Carlo Coccia di Novara, il Teatro Donizetti di Bergamo, il Teatro Fraschini di Pavia, il Teatro dell’Elfo e il Teatro Franco Parenti di Milano.
Un’alleanza che unisce esperienze e competenze per costruire una rete culturale condivisa e inclusiva.
Durante le tre tavole rotonde – Ascolto, Comunicazione e Sorpresa – i direttori e le direttrici dei dieci teatri partner hanno raccontato esperienze e visioni.
Per Massimo Boffelli del Teatro Donizetti di Bergamo, il compito è “rendere i giovani protagonisti attivi”, anche con progetti di formazione.
Corinne Baroni, dal Teatro Coccia di Novara, ha invitato a “fare vuoto dentro di sé per ascoltare davvero i bisogni dei ragazzi”.
Umberto Angelini, del Teatro Grande di Brescia, ha messo in guardia dal rischio di una “società neo-feudale” e ricordato che “la cultura è la prima infrastruttura sociale”.
Centrale anche il tema del linguaggio, come ha detto Andrea Nocerino del Teatro Ponchielli: “Dobbiamo dare identità al modo in cui comunichiamo la cultura, dedicando tempo e contesto”.
E poi la sorpresa: come stupire il pubblico giovane?
Per Federico Parenti, del Franco Parenti, “i giovani sono adulti su un’altra frequenza: la sorpresa nasce se siamo disposti a rischiare con loro”.
Fiorenzo Grassi, del Teatro Elfo, ha ricordato le lezioni degli anni ’70: “Allora il teatro sperimentava spazi e forme nuove. Dobbiamo tornare a farlo”.
E Barbara Minghetti, del Teatro Sociale di Como-AsLiCo, ha sottolineato che “il teatro è relazione: la sorpresa è parte della sua funzione sociale”.
Infine, Gian Mario Bandera, del Centro Teatrale Bresciano, ha ribadito la forza delle storie: “Raccontare l’umanità profonda è ciò che sorprende davvero”.
The Youth Club è dunque più di un progetto: è un laboratorio di cittadinanza culturale, un invito a fare del teatro una casa per i giovani, un luogo dove non solo si assiste ma si partecipa.
- Margot Océane
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