Scope usate come chitarre, piatti di spaghetti cucinati sul palco con totale strafottenza del pubblico, ortaggi lanciati dal palco.
I brani hanno quasi tutti un titolo improponibile, come "Calpesta il Paralitico", ma gli Skiantos sono sempre stati questo: provocazione pura e quella voglia dissacrante e tagliente che ha inventato il rock demenziale in Italia. E ieri sera, nella loro data sold out a Milano, hanno dimostrato che quell’anima non si è mai spenta.
In apertura al concerto hanno suonato i Bomba Molotov, band emergente pronta a far esplodere - e qui il nome è azzeccatissimo - la scena musicale con il debutto previsto a marzo per Woodworm. Con un set potente ed essenziale, hanno portato sul palco un mix di rabbia e ironia che è stato propedeutico al resto della serata.
Poi salgono gli Skiantos e subito tutto diventa surreale. È difficile spiegare cosa significhi assistere a un concerto degli Skiantos se non ci sei mai stato. Non è solo musica, è uno spettacolo che mescola cabaret, punk e improvvisazione e l’attitudine resta la stessa di Bologna ‘77 e di "Inascoltabile", in cui la band, in piena esplosione punk e controculturale, iniziava a calcare i palchi senza preoccuparsi di suonare bene.
L’importante era dire qualcosa, smontare le certezze, prendere in giro tutto e tutti, se necessario anche se stessi.
È proprio questo il punto: anche se demenziale, gli Skiantos continuano a essere una lente spietata e lucida sulla realtà.
A fine concerto, resta la consapevolezza che quello per gli Skiantos non è solo un generico senso di nostalgia che ormai è sempre troppo presente nella scena musicale contemporanea.
È la conferma che certe cose, quando nascono vere, non invecchiano.
Provocatori? Sempre. Demenziali? Certo. Essenziali? Ancora di più.
E rimangono ancora l'avanguardia, pubblico di merda.
Gli Skiantos fanno sold out
Il ritorno dei pazzi di Bologna