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Very Long Song Artist

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Il Calamaro Gigante
Angela Finocchiaro al Teatro Manzoni fino al 25 febbraio
   15 Feb 2024   |     Redazione   |     Alessandro Pinna   |     permalink   |      commenti
Angela è un corpo estraneo al centro di un mondo che gira ad una velocità diversa dalla sua. Stravagante per forza, assicuratrice per professione, in un giorno come tanti si ritrova incastrata in autostrada insieme ad un mare di vacanzieri di ritorno dalla spiaggia. Loro sono andati a divertirsi, quel divertimento che lei non ha mai abbracciato per rimanere sulla via più sicura e tranquilla. Per l’ennesima volta è lei la persona differente. Come quando era bambina e proprio in spiaggia rimaneva in piedi, dritta, distante da tutti gli altri. In una società che sgomita per farsi notare, Angela è rimasta fragile, ancorata ai propri ricordi e ancora succube delle lacerazioni che si porta dietro dall’infanzia. Dai genitori, che per impedire che le succedesse qualcosa di brutto le hanno fatto il vuoto attorno, alla nonna, che la portava a credere dell’esistenza del nonno scomparso. La metafora della vita di Angela è rappresentata dal ricordo del padre che la accompagna a vedere il circo, ma solo il tendone del circo, non quello che c’è dentro; e Angela sempre questo ha fatto, ha guardato la propria vita dall’esterno. “Lo spettacolo vero era dentro”, e invece lei ha sempre vissuto senza vivere.

Proprio al culmine della sua ira, bloccata in coda a pochi chilometri da Roncobilaccio, un’onda impetuosa la travolge e la catapulta in un mondo fuori dal tempo. Il suo compagno di viaggio, trovato per caso tra le onde dell’oceano, è Pierre Denys de Montfort, zoologo e naturalista francese realmente esistito a cavallo tra il ‘700 e l’800. Tra i due si instaura un bizzarro rapporto, talora di necessità, talora di repulsione. Il bisogno di sopravvivere alle varie situazioni in cui vengono di volta in volta catapultati li spinge a scambiarsi memorie e rimpianti, ma i loro caratteri molto diversi, avventuriero e sognatore lui, cauta e diffidente lei, non di rado rischiano di minare la loro convivenza. “Pensavo che il mio viaggio fosse anche il suo viaggio, invece mi è solo di ostacolo” chiosa Montfort in un momento di sconforto. Il loro errare senza meta attraverso i secoli, partito come sogno impossibile di scovare il Calamaro Gigante, si trasforma presto in una sfida personale di Angela contro la propria ritrosia, per sconfiggere definitivamente quella parola ‘ormai’ che pervade i suoi pensieri e la condiziona. “‘Ormai’ è una parola assassina, ti può rovinare la vita intera”.

I due protagonisti inciampano nelle storie di Don Francesco Negri, parroco di Ravenna che nel Seicento raggiunse a piedi il Polo Nord, e di Tommy Piccot, dodicenne deriso dai pescatori adulti e che invece, nel momento del pericolo, ebbe l’ardire di affrontare da solo il Calamaro Gigante. Angela imparerà da loro che per essere contenti non bisogna accontentarsi e che i sogni sono fatti per essere inseguiti. “Da bambini abbiamo dei sogni ma non siamo in grado di esaudirli. Aspettiamo di diventare grandi per dire che i sogni sono cose da bambini”. Cercare la felicità è un rischio e l’estrema prudenza porta solo a rimanere nella propria mediocrità. Montfort ha trascorso la propria vita dando la caccia al Calamaro Gigante, dando in realtà la caccia alla propria felicità, contro tutto e tutti. Quando vai controcorrente, o hai qualcosa di diverso che gli altri non contemplano, vieni tacciato di essere strano. E Montfort è diventato questo per tutti, un uomo strano. “Della sua stranezza ha fatto la sua vita, io cosa ho fatto?” si chiede Angela. La risposta a questa domanda le arriverà come una rivelazione, con l’amara consapevolezza che ciò che è stato non può più essere toccato ma con la convinzione di poter ancora scolpire un futuro migliore.

La domanda che invece pervade lo spettatore sino alle ultime battute è se alla fine Angela sia riuscita ad arrivare puntuale a quella cena di lavoro per la quale era da ore in coda in autostrada. Quando questa risposta non arriverà mai, ti sarai reso conto troppo tardi che la mediocrità di Angela è in realtà anche la tua, reo di essere talmente calato nell’ordinario da esserti posto tu stesso la domanda sbagliata. Forse bisognerebbe chiedersi a cosa Angela ha rinunciato per essere lì nel traffico, e a cosa stiamo rinunciando noi per imbottigliarci ogni giorno in una quotidianità che non sentiamo appartenerci. Angela è un personaggio che percepiamo distante tanto più è simile a noi, disegnato finemente per restituirci con gli interessi quello che abbiamo pensato di lei. Lo spettacolo che va in scena al Teatro Manzoni è una rilettura della nostra vita, dove ognuno trova parti di se stesso che aveva dimenticato in un cassetto per il timore di rischiare. Angela Finocchiaro e Bruno Stori ci portano in un’avventura senza tempo attraverso immagini, musica e danza, dove un semplice telo bianco giostrato a regola d’arte muove la scenografia rendendola grandiosa. A impreziosire la sceneggiatura contribuisce la colonna sonora di Rocco Tanica e Diego Maggi, tra momenti di tensione, tappeti di più ampio respiro e canzoni cantate in coro.



Tratto dal romanzo omonimo di Fabio Genovesi
Adattamento Fabio Genovesi, Angela Finocchiaro e Bruno Stori
Regia Carlo Sciaccaluga
Musiche Rocco Tanica e Diego Maggi
Scene e costumi Anna Varaldo
Disegno luci Gaetano La Mela
Video Robin Studio
Ideazione creature marine Alessandro Baronio
In scena Angela Finocchiaro e Bruno Stori con Gennaro Apicella, Silvia Biancalana, Marco Buldrassi, Simone Cammarata, Sofia Galvan, Stefania Menestrina, Caterina Montanari, Francesca Santamaria Amato
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