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Franco126 live all'Alcatraz
Siamo stati tra i fortunati che hanno potuto assistere al live di Franco126 all'Alcatraz e bisogna ammettere che ha davvero spaccato
   29 Mar 2019   |     Redazione   |     Eliana Colonna   |     permalink   |      commenti
Alla faccia di molti miei amici e non, vittime del tutto esaurito, mercoledì 27 ho avuto la fortuna di vedere il live del Franchino nazionale all'Alcatraz.
Settima data del tour STANZA SINGOLA, sesto sold-out, grandi aspettative.
E il mio primo concerto da sola.

Al banco accrediti mi hanno regalano un gratta e vinci che recitava così :"Gratto co' un ramino, magari vinco un milione" e per la prima volta
son stata felice di pensare "Sfortunata in amore...", ma niente. Nè la maglia, nè il disco, nè la birrozza omaggio. Mai 'na gioia.

Mi sono piazzata nel posto più strategico e ho aspettato per qualche minuto.
Ad aprire lo spettacolo, poco dopo le 21, è arrivato sul palco un ragazzo che si è presentato con una voce tremolante e l'aria bizzarra: "Ciao sono Francesco e vi suonerò un paio di pezzi."
Era Francesco de Leo, e se questo nome non vi fosse familiare beh, avrete sicuramente presente l'Officina della Camomilla. Ecco, ne è il fondatore nonchè frontman.
La reazione (almeno quella di chi si imbatteva nella sua figura per la prima volta) è stata circa quella del pubblico dell'Ariston, quando nel lontano 2009 Arisa scese le scale con quell'aspetto così strambo che nessuno ci avrebbe scommesso due lire, ma quando ha iniziato a cantare, tutti hanno pensato "Azz, questa è brava".
Ecco, la stessa cosa trasferita nella modesta platea dell'Alcatraz, la maggior parte della quale sicuramente troppo giovane per apprezzare sto paragone che, sinceramente, non so nemmeno io come mi sia saltato in mente.
Similitudini a parte, il pubblico ha decisamente apprezzato e a me sono bastati i primi quindici minuti per farmi dimenticare di essere sola a quel concerto, e se dopo l'uscita di Francesco de Leo ho pensato "dai, inizio top!",
il culmine del piacere è arrivato nell'attesa di Franco. Tra "mi vendo" di Renato Zero (sono una sorcina sfegatata sin dall'età di 3 anni) e il trash anni 2000 di "ma quale idea?" di Pino d'Angiò, non so quando mi sia più trattenuta dal cantare a squarciagola, dato che, nei dintorni, ero una delle poche che stava apprezzando il contorno quasi più del piatto in sè, tutti fremevano.
Per questi ultimi (mi spiace per loro) l'attesa è stata un'agonia, ma dopo circa mezz'ora di scalpitazioni e di "dai cazzo Franco, sbrigati", ecco che, preceduto dai suoi mitici musicisti e compagni di viaggio, è entrato lui.

Le corde vocali erano pronte e non ho tardato a metterle in uso, e come me nemmeno il resto della sala.
"Fa lo stesso", con cui Franco ha aperto il concerto ha fatto ballare proprio proprio tutti.
Sarà stato quel salottino allestito sul palco o l'atteggiamento scialla di Franco che ci ha rivelato che stava "un po' 'mbriachello", l'atmosfera era fantastica, sembrava di stare davanti a un falò in spiaggia a sentirli suonare.

E' sicuramente degno di nota il throwback a Polaroid che ha letteralmente fatto uscire fuori di testa tutto l'Alcatraz. Pure il buttafuori che ogni tanto guardavo con la coda dell'occhio e che, poverino, è stato di spalle al palco e col broncio tutta la serata, ha accennato dei movimenti a ritmo di musica col collo. Buon segno, no?!
Ah, quasi dimenticavo quando Franco ha deciso di tirare fuori dal mini-frigo "tre bire" e di regalarne un paio al pubblico.

Purtroppo, tra gli ospiti è mancato Gemitaiz, ma a metà concerto è salito Venerus sul palco che è riuscito egregiamente a colmare le mancanze.
Poi è stato il momento di colui che ormai è entrato nel cuore di ognuno tra i presenti: Pietro, uno dei compagni di viaggio di Franco con cui ha duettato in un meraviglioso omaggio a Franco Califano.
Mi piace sempre poco ammetterlo, ma sono una tipa parecchio emotiva e devo dire che la cover di "Io non piango", assieme a "Parole Crociate" (dove tutti avevano le torce accese che oscillavano a ritmo di musica, come fai a non piangere?!) sono stati i momenti della serata in cui un po' gli occhietti m'hanno gocciolato.
Piangi di qua, piangi di là, il concerto è finito, ma grazie ai nostri banalissimi ma mai noiosi cori del tipo "Se non canti l'ultimo noi non ce ne andiamo" siamo riusciti a scroccargli due bis.

23.30 circa è finito il concerto, proprio in tempo per tornare a casa in metro, sola ma col sorriso stampato in faccia e le canzoni di Franco nella testa.
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