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“Cessi pubblici”: lo spettacolo di Guo Shixing a Milano
Fino al 26 febbraio al Teatro Filodrammatici
   23 Feb 2017   |     Redazione   |     Eleonora Ferritto   |     permalink   |      commenti
Guo Shixing, autore pechinese, ci racconta con un’immagine d’impatto l’evoluzione della società cinese dagli anni ’70 agli anni ’90. La regia è di Sergio Basso, regista e sinologo che ha vissuto, studiato e girato diversi documentari a Pechino. Il regista ci racconta tre giornate di tre decenni diversi ed è riuscito ad adattare l’opera utilizzando solo 12 attori, quando lo scritto ne richiedeva almeno 26. È importante notare che la maggior parte dei personaggi maschili è interpretata da donne: a teatro non conta assolutamente l’aspetto esteriore degli attori, ma il loro talento e ciò che riescono a trasmettere al pubblico.

I “cessi pubblici” sono sempre stati un luogo di grande importanza per la popolazione della Cina: fino agli anni ’90, infatti, nessuno poteva permettersi di avere dei servizi privati in casa. Quindi tutti andavano lì, diventava un luogo di incontro, al pari dei nostri locali moderni.

Il primo decennio rappresentato è quello degli anni ’70. Shi Ye, uno dei protagonisti dell’opera, appartiene ad una famiglia che ha sempre lavorato in una toilette pubblica. Ha ereditato il mestiere dal padre, amante del proprio impiego, che gli ha permesso di metter su famiglia e mantenere i figli. Shi Ye, invece, vorrebbe tornare nel Grande Nord, dove ha passato gran parte della sua adolescenza, per riuscire ad arruolarsi nell’esercito. Dover pulire i “cessi pubblici” è per lui una costrizione ma allo stesso tempo l’unica prospettiva di vita. Nel momento in cui però accetta la sua situazione, si pone l’obbiettivo di rendere il suo luogo di lavoro pulito, splendente e profumato.

Il padre del Piccolo Shi lo istruisce su come pulire, come pescare gli oggetti caduti in fondo alla toilette e come comportarsi con i clienti. Lui da giovane aveva pescato più volte dei portafogli; in particolare ricorda la volta in cui trovò un biglietto del treno e lo riportò al legittimo proprietario, un uomo povero che non se ne sarebbe potuto permettere un altro, ottenendo così da lui riconoscimento eterno. Gli racconta anche del leggendario Manolo, ladro che si è costruito la propria ricchezza rubando tutto ciò che trovava nei “cessi pubblici”.

Nel corso della sua carriera il custode dei bagni incontrerà dei personaggi che lo accompagneranno nel corso della sua vita: un falsificatore di abbonamenti, uno studente universitario, un famoso ladro. Lavorando come tualettaro, deve pulire quotidianamente i “cessi pubblici” e, in questo modo, arriva a conoscere la parte più intima delle persone e a riconoscerle grazie ad alcuni loro comportamenti o frasi. Negli anni ‘70 i cessi sono verdi, colore che evoca la speranza e la gioventù. Un aspirante studente universitario è un frequentatore assiduo di questo luogo, unico posto in cui riesce a leggere e studiare i suoi libri. Secondo Shi Ye, i suoi tentativi di entrare all’Università sono inutili perché gli unici ad averne il reale diritto sono gli appartenenti a delle famiglie povere.

Passano 10 anni e i bagni diventano rossi, il colore del denaro: adesso, per utilizzare i cessi, si deve pagare. Al contempo la loro qualità è fortunatamente migliorata. Il popolo cinese è ancora povero e, nonostante l’esiguo prezzo della toilette, molti non possono permettersela. La fila che si crea fuori dal cesso pubblico diventa lunga e Shi Ye deve andare a chiamare un cliente che sta prolungando un po’ troppo il suo “soggiorno” nel bagno. Riconosce così lo studente universitario, che adesso è un professore associato. Grazie alle sue ricerche di antropologia può fare una piccola profezia al custode:

Studente: I tuoi cessi sono destinati a sparire un giorno o l’altro. Sai come fanno gli stranieri? Ormai tutto è automatico. In Germania, per esempio, c’è il cesso a tempo. Se a tempo finito non sei uscito dal box, la porta automatica si apre e ti espone allo sguardo di tutti!

Shi Ye: Questo in Germania… Sai con cosa si asciugano i contadini? Con una zolla di terra.

Studente: Il mondo è un tutt’uno: i passi del progresso prima o poi solcheranno tutta la terra. Non puoi continuare eternamente così! Non puoi salvaguardare il tuo status per sempre.

Shi Ye: … Cosa devo fare?

Studente: Già lo dissi, siete solo lo scarto, le scorie prodotte da questa epoca.

Shi Ye: Non bisogna sprecare nulla…nemmeno le scorie! Non sono mica io che ho voluto fare il tualettaro! E adesso di me non ve ne frega niente!

Anni ’90: la società cinese si evolve in fretta; il falsificatore di abbonamenti si occupa della falsificazione di passaporti. I “cessi pubblici” sono stati “mangiati” da un grand hotel e ora si trovano al loro interno. Shi Ye non ha abbandonato la propria carriera e i suoi sogni si sono realizzati: i bagni sono bianchi, come lo spaesamento attuale, molto più moderni e igienici. Ancora una volta riconosce i frequentatori abituali dei “cessi pubblici”: il professore aveva ragione, tutto si è automatizzato, ormai la funzione del custode si è ridotta allo spruzzare del sapone sulle mani dei clienti.

Il cesso pubblico diventa per Shi Ye un luogo attraverso il quale osservare il modificarsi dei comportamenti degli uomini. Alla fine della propria carriera riesce a vedere come la globalizzazione e la modernizzazione hanno sconvolto la società cinese: il messaggio che vuole lasciarci Guo Shixing è che quando i cessi erano brutti e di tutti, le persone erano più felici, oggi che sono belli e privati, i cinesi sono diventati più tristi. Molti di loro non sanno più nemmeno perché stanno continuando a vivere, in una società che li schiaccia e li omologa.

Sergio Basso è riuscito a portare in Italia uno dei lati della Cina di cui non si è mai parlato: le lanterne, i laboratori di carta tagliata o di scrittura sono solo alcuni degli aspetti di questa cultura che vengono maggiormente sponsorizzati, ma non sono assolutamente rappresentativi della popolazione cinese. L’intento del regista è quello di riuscire a colmare la distanza che separa l’Oriente dall’Occidente, a partire dalla fedele messa in scena di un’opera che rappresenta un disagio della società più variegata del ventunesimo secolo.

Shi Ye: Che cosa è “qualcosa di grande nella vita”?

Manolo: Oggi i farabutti che s’impossessano della ricchezza della gente sono disprezzati, coloro che s’impossessano dell’anima delle persone, sono rispettati. Io ho rubato portafogli, sicuro, ma mai l’anima della gente.
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