Milano, 26 Novembre 2025 – L'innovazione non è solo una questione di macchine, ma di persone. È questo il messaggio centrale emerso dal Competence Center MADE di Milano, dove Poliradio ha partecipato all'evento organizzato dall'associazione CRES. Protagonisti di un confronto serrato su Industria 4.0, transizione energetica e scenari geopolitici sono stati il Senatore Carlo Calenda e il Professor Sergio Terzi del Politecnico di Milano.
Un dialogo che ha toccato i nervi scoperti del sistema produttivo italiano, tra eccellenze manifatturiere e ritardi culturali, con uno sguardo rivolto direttamente ai futuri ingegneri.
Il Modello Italiano: Navi Corsare in un mare agitato
L'Italia si conferma sesta potenza industriale al mondo, un paese multispecializzato dove la manifattura impiega la metà della forza lavoro. Ma come si compete oggi? Calenda ha utilizzato una metafora potente: le aziende italiane sono come "navi corsare".
"La nostra forza è la flessibilità, la capacità di cambiare rotta rapidamente", ha spiegato il Senatore. In questo contesto, la burocrazia statale non può essere una zavorra rigida. Il successo del Piano Industria 4.0, secondo l'ex Ministro, risiedeva proprio nella sua semplicità e neutralità: "Nessuna logica dirigista. Se compri macchine connesse e innovi, ricevi l'incentivo. L'obiettivo era mantenere il know-how in Italia: eravamo bravissimi a vendere macchine all'estero, ma non le usavamo noi".
La Geopolitica delle Risorse e la critica verso l’Europa
Non sono mancate le note critiche verso Bruxelles. Calenda ha fortemente criticato l'approccio ideologico del Green Deal europeo, spesso slegato dalla realtà industriale.
Inoltre ha evidenziato il problema dell'approvvigionamento di risorse e tecnologie: chip, acciaio, alluminio e gas.
"Abbiamo delegato settori strategici ad altre nazioni. Se scoppiano tensioni geopolitiche, siamo sotto scacco", ha avvertito Calenda. La ricetta? Pragmatismo. Per gestire la transizione e l'enorme richiesta energetica dei Data Center per l'Intelligenza Artificiale, la soluzione indicata è il nucleare attuale, l'unica fonte in grado di garantire l'energia sicura e costante necessaria a supportare la transizione digitale.
Capitale Umano vs Capitale Tecnologico
Il punto di incontro tra la visione politica di Calenda e quella accademica del Prof. Terzi è stato il capitale umano. Se Terzi si è detto ottimista, sottolineando la naturale curiosità e l'intuito dell'imprenditore italiano verso le nuove tecnologie, Calenda ha lanciato un monito alle PMI.
Il vero gap oggi non è tecnologico, ma manageriale. "Molte aziende non colgono che il capitale umano è superiore a quello industriale. Non investono in persone capaci", ha chiosato il Senatore. Le PMI di successo sono quelle che assumono ingegneri e manager, trasformando l'intuizione in processo strutturato. In questo, i Competence Center (come il MADE) e le Università come il Politecnico devono essere vasi comunicanti: non solo trasferire tecnologia alle aziende, ma assorbire da esse le esigenze del mercato.
A tu per tu con il Senatore: Le domande di Poliradio
A margine dell'evento, abbiamo avuto uno scambio con il Senatore Calenda per porre alcune domande.
La tecnologia cambia l'essere imprenditori? Spesso si sente dire che le rivoluzioni industriali richiedono una nuova mentalità imprenditoriale. Alla nostra domanda se il significato stesso di "fare impresa" stia mutando, Calenda ha risposto con un secco "No". Secondo il Senatore, le caratteristiche fondanti dell'imprenditore sono immutabili nei secoli: "Rimane una persona avventurosa ed ossessionata dalla soluzione escogitata mediante il proprio prodotto, con la volontà di continuarlo a migliorare e farlo crescere". La tecnologia è uno strumento, ma l'ossessione per il prodotto resta il motore immobile.
Il dilemma della Proprietà Intellettuale Abbiamo poi toccato un tasto dolente: perché in Italia si brevetta poco rispetto ai competitor? Calenda ha confermato la bassa sensibilità verso la tutela della proprietà intellettuale, ma ne ha fornito una lettura tecnica molto interessante per noi studenti del Polimi. Il motivo risiede nella natura della nostra industria: l'Italia eccelle nell'innovazione incrementale (il continuo miglioramento di tecnologie esistenti grazie a un saper fare artigianale e ingegneristico) piuttosto che nell'invenzione radicale (quella che crea dal nulla nuovi standard e che genera più brevetti). Siamo maestri nel perfezionare l'esistente.
Il contrasto tra bassa produttività e PMI come può essere risolto? La ricertta fornita dall’ex manager di Ferrari è relativamente semplice, va incentivata la possibilità di investire, anche facendo debito, perchè l’innovazione è spesso figlia di fattori di scalabilità.
La ricerca universitaria può essere una fucina di innovazione, ma attualmente i meccanismi di finanziamenti sono troppo farraginosi e la burocrazia corrispondente porta spesso a storture del sistema. A detta del Senatore, il paradigma da cambiare è anche culturale, la forma mentis dell’amministrazione Italiana deve essere piú flessibile, cosí da plasmarsi sulle esegenze in continua evoluzione del mercato e delle sue tecnologie.
Conclusioni per i futuri Ingegneri
Cosa portiamo a casa noi studenti del Polimi? Che l'ingegnere del futuro non sarà solo un tecnico. Sarà una figura ibrida, dotata di soft skills, intelligenza emotiva e capacità gestionale. L'Industria del futuro è un ecosistema dove la tecnologia è commodity, e la differenza la fa chi la sa governare.
Alberto Mazza & Davide Gioffrè
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Calenda e Terzi disegnano il futuro dell'Industria