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Very Long Song Artist

Very Long Song Title

PLANT ai magazzini
La fine dell’innocenza SAD
   30 Ott 2025   |     Redazione   |     Matteo Boveri   |     permalink   |      commenti
Da quanto ho ascoltato per la prima volta la voce di PLANT, tra graffiati, scream e parti più melodiche, sono passati ormai cinque anni. Era appena uscita SUMMERSAD, il primo singolo firmato come feat. con Theø e Fiks e non ancora come LA SAD.
Nel frattempo sono passate altre 3 Summersad, un Sanremo e almeno tre tour da date tutte sold out.

L'altra sera, invece, c’era PLANT, solo, con il suo nuovo progetto. "Maldivita", il suo primo singolo da solista, è uscito lo scorso 3 ottobre. Un lavoro composito, che unisce sonorità trap, con altre più emo, con alcuni pezzi metal da spaccarsi le ossa a pogare. Il filo conduttore è che PLANT, da solo, è molto più pop, più pulito, più clean, nelle sonorità e nell'attitudine.
Sul palco ho visto un artista cresciuto, che ha di certo fatto un lavoro sulla presenza scenica e sulla tecnica vocale, senza far sfarfallare l’autotune, gestendo molto meglio la presenza scenica e senza sembrare sul punto di crollare da un momento all’altro. E il paradosso è proprio quello: c’è qualcosa di impostato anche nella sincerità, nel modo di veicolare il messaggio, meno grezzo e che - proprio per questo - a me è sembrato in certi frangenti meno autentico, come se ogni volta che ha ricordato quanto fosse stato male nei mesi precedenti, fosse stato preparato in anticipo. Non è più “così brutto da essere geniale”, non ha più niente di quel senso di frattura con il mondo di qualche anno fa, non dà quella voglia di bestemmiare e urlare piangendo, che era parte dell’esperienza.
E poi quella solita litania, che ripete “è stato il periodo peggiore della mia vita, ma ora grazie a voi sono salvo”, “i nuovi pezzi mi hanno cambiato”, ripetuto di nuovo. Dalla Summersad 1 a oggi, ogni sei mesi il trauma cambia nome, ma la morale resta la stessa: mi salvo grazie alla musica. Un messaggio bellissimo da mandare all'inizio, ma dopo cinque anni cosa è cambiato?

Non si sentiva più l’urgenza, il rischio o la disperazione di chi era sull'orlo del collasso. Ora c’è un professionista. È bravo, sincero, ma in modo sicuro. Persino educato, piace anche alle famiglie. E quando uno che hai amato per la sua disperazione diventa educato, ti senti come se ti avessero rubato qualcosa.
Ma forse non è lui a essere cambiato negli ultimi anni, siamo noi a non aver capito.
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