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Collegamento con la "Global Sumud Flotilla" dal PoliMi
Lunedì 29 settembre, si è tenuto, nei campus di Leonardo e Bovisa, un collegamento video con gli attivisti della “Global Sumud Flotilla” promosso da alcuni studenti, professori, e personale tecnico-amministrativo del Politecnico di Milano.
   05 Ott 2025   |     Redazione   |     Tancredi Pezzoni   |     permalink   |      commenti
Tra pochi giorni, l’ultima fase del conflitto tra Israele e Palestina avrà compiuto due anni.

Una durata che, insieme alle questioni umanitarie ed etiche da sempre sollevate da questo conflitto, lo ha posto come mai prima d’ora, al centro del dibattito pubblico.


Nel mese di settembre, persino la diplomazia internazionale, con le sue tempistiche da sempre lunghissime, specialmente per questioni di cui vorrebbe non occuparsi, ha iniziato a farsi realmente sentire, con alcuni riconoscimenti dello stato Palestinese, in particolare da parte di Francia e Regno Unito.

Nel contempo una sempre crescente fetta dell’opinione pubblica è diventata sensibile alla questione palestinese, e in questo ha giocato un ruolo importante, almeno in Europa, l’iniziativa della “Global Sumud Flotilla”.


Questa azione di resistenza civile, ha assunto sempre più rilevanza mediatica con l’avvicinamento alle coste di Gaza, fino all’inevitabile epilogo di questi giorni, che ha causato la notevole mobilitazione popolare a cui abbiamo assistito in Italia. L’intento degli attivisti, quando sono salpati a fine agosto con alcune decine di imbarcazioni civili, era proprio quello di esporre all’opinione pubblica “occidentale” gli effetti del blocco navale imposto da Israele, provando a forzarlo, per portare aiuti umanitari senza passare dal filtro del paese aggressore.


Con l’avvicinarsi della Flotilla a Gaza, si sono intensificati gli sforzi dell’equipaggio per connettersi con i sostenitori dell’iniziativa che hanno seguito questo viaggio, ed è così che è nata l’idea del collegamento video del 29 settembre. Già dall’inizio del conflitto, infatti, al Politecnico di Milano, come in altre università, si è sviluppato un movimento trasversale che ha continuato a porre l’attenzione su quanto sta subendo la popolazione palestinese, e che cerca di interrogarsi sul ruolo etico, umano e sociale che l’università deve assumere quando bisogna interfacciarsi con questa o con simili crisi.

Il collegamento, dopo qualche disguido tecnico, e un’ introduzione da parte degli organizzatori, è partito intorno alle 13.
Dalla Flotilla parla Paolo Romano, consigliere della Regione Lombardia, che ringrazia per il sostegno e racconta a che punto è giunta la missione, e quali ne sono state le motivazioni.

Continua spiegando che l’obiettivo degli attivisti è smuovere l’immobilismo dei governi nei confronti di Israele, chiedendo che vengano rispettate le norme del diritto internazionale, sia nei loro confronti (cita il “Trattato di Montego Bay” del 1982 sul diritto del mare) sia nei confronti dei palestinesi.

Afferma, inoltre, che la proposta del governo italiano di consegnare gli aiuti a Cipro, per farli arrivare a Gaza tramite il patriarcato di Gerusalemme, non coglie il senso dietro all’azione della Flotilla, che non si illude di poter fare la differenza con i pochi aiuti a bordo, anche qualora dovessero essere fatti passare, ma intende piuttosto spingere la politica internazionale ad azioni concrete contro il governo di Israele. Come, suggerisce, potrebbero esserlo dazi veramente efficaci, a differenza di quelli fino ad allora applicati che, dice, non riguardano neanche gli esponenti più estremisti dell’esecutivo israeliano.

La videochiamata si conclude con un rinnovato ringraziamento per chi continua a sostenere da terra l’operato della Flotilla che, dicono dall’equipaggio, non vuole attirare l’attenzione su di sé, bensì essere una luce puntata verso la popolazione di Gaza.

Tutta questa iniziativa, che ha visto un’ampia partecipazione da parte della comunità studentesca, rimasta ad ascoltare nonostante alcune interruzioni della linea, assume già altri significati a meno di una settimana di distanza, i risvolti politici e sociali sono stati molti e rapidi e, benché rimangano tutti i dubbi sulla gestione di questa crisi da parte della politica mondiale, la speranza è che nessuno di noi possa più ignorare il popolo palestinese.
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