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Very Long Song Artist

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Un attimo prima
Daniele Antoniazzi alla A.More Gallery
   28 Mag 2025   |     Redazione   |     Giacomo Sarti   |     permalink   |      commenti
La mostra del giovane pittore Daniele Antoniazzi (classe 1999) debutta a Milano, dal 22 maggio al 14 giugno 2025 presso la A.More Gallery. Noi siamo stati all’inaugurazione e ne siamo rimasti piacevolmente colpiti.

“Una molteplicità di scenari vacillanti, in bilico tra avvenimento e disfacimento, carne e fango, subconscio e realtà, esistenza e oblio, si dischiude incauta di fronte ai nostri occhi.”
Così il curatore Domenico De Chirico descrive l’immaginario creato da Daniele, dove l’idea cardine è “un atto primordiale e liminale del venire alla luce, un lampo fulmineo e ancestrale, non più abissale, eppure non completamente manifesto”.

Entrando nella mostra ci si presenta davanti una serie di tele allo stesso tempo caotiche e familiari: ad ambientazioni bucoliche o casalinghe e soggetti riconoscibili vengono accostati elementi destabilizzanti, creando scenari suggestivi e incerti. Scene anche molto diverse tra di loro (un cieco nel bagno di casa, ragazzi che giocano in campagna, un bambino che solleva la scarpa in un prato) sono inoltre accomunate dall’essere sospese appena prima di un evento inaspettato, creando confusione e attesa.

“A volte mi capita che recuperando le opere fatte o lasciate a metà, siano loro a restituirmi qualcosa. Riguardando alcune delle tele qui esposte, mi sono accorto che in tutte era presente un’interruzione dell’azione, un evento inatteso in procinto di avvenire: questi può rivelarsi grandioso ma anche finire nel nulla” dice Antoniazzi.
Questo tema non è quindi nato da una programmazione predefinita, ma da una direzione presa nella moltitudine di opere prodotte, che ha restituito un modo di essere dell’autore, una tendenza a “immaginare una moltitudine di futuri possibili, anche nella vita di tutti i giorni”.

Anche la tecnica pittorica, che colpisce per la riconoscibilità e allo stesso tempo innovatività, si è sviluppata dallo stesso tipo di ricerca. Ne è nata una pittura istintiva, che ricorda l’espressionismo, in cui figure dinamiche sono bloccate in una danza elastica e interagiscono con l’ambiente circostante grazie a continue stratificazioni di colori terrosi e colori vividi.

Il custode cieco (in copertina) è stata la tela cardine nello sviluppo della serie. È un’opera di rottura, dove l’autore ha voluto esagerare, estremizzare alcuni elementi della sua pittura per distogliere lo sguardo da ciò che faceva prima. Ha voluto creare una scena confusionaria e ironica, e suscitare nello spettatore un vortice di domande.
Nelle sue notevoli dimensioni, ci appare come un’accozzaglia di figure ognuna sospesa nel suo frenetico movimento. L’immagine è allo stesso tempo familiare e inquietante, una scena di gioco in campagna spezzata dal tumulto di elementi insoliti, come l’irruzione di alcuni conigli al centro della scena.
Il cieco, unica figura che si muove verso sinistra in opposizione al resto dell’azione, pare nell’atto di cercare di afferrare uno degli animali, ma la goffaggine causatagli dalla disabilità glielo impedisce.

La sensazione che rimane è che l’artista voglia descrivere l’indeterminatezza e il caos, indagare l’uomo messo a confronto con esse, sospeso in situazioni inaspettate in tutta la sua imperfezione. Ma, allo stesso tempo, elevarlo a grandezza epica nell’atto del venire alla luce del futuro.

Ciò che più colpisce di Antoniazzi è la sua capacità di essere innovativo rimanendo nell’arte figurativa: per quanto denso di significato, il linguaggio pittorico è estremamente chiaro. Le opere sono tutt’altro che banali e si prestano a molteplici interpretazioni, ma la presenza di soggetti e ambientazioni riconoscibili le rende “potabili” anche ad un pubblico non così esperto nell’interpretazione del linguaggio artistico.

In un panorama in cui sembra che per emergere ci si debba allontanare dalla chiarezza dell’immagine e diventare criptici e concettuali, l’artista ci regala una pittura istintiva e genuina, scevra di tentativi inautentici di distinguersi.
L’arte si sta allontanando dalle persone, sta diventando elitaria e appannaggio di pochi, sia per le tendenze del mercato che per questa abitudine di rendere sempre più complicata e oscura la comunicazione. In questo contesto, una produzione artistica di questo tipo può avvicinarla alla gente comune, da cui è nata e a cui appartiene.

Per questo, vi consigliamo di dedicare tempo alla scoperta di questa bellissima mostra. Per saperne di più e conoscere gli orari in cui farlo visitate il sito di A.More Gallery.