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Sporting Club story: GIANLUCA LAPADULA
Storia del bomber peruviano che sta facendo sognare una nazione intera
   30 Nov 2021   |     Sporting Club   |     Franco Abregu Guzman   |     permalink   |      commenti
Lo sport ha avuto i suoi protagonisti e noi di Sporting Club vogliamo raccontarveli.
Ogni lunedì dalle 19 alle 20 siamo in diretta su poliradio e, commentando gli eventi sportivi, diamo sempre uno sguardo al passato, fondamentale per capire lo sport contemporaneo.
La nostra rubrica story ci porta alla scoperta dell'uomo che più ha fatto innamorare i tifosi peruviani e fargli sognare la qualificazione al mondiale: Gianluca Lapadula. Riportiamo di seguito il testo.

Sir William


Cattiveria agonistica fuori dal normale, baffo importante alla Van Dijk, madre peruviana, padre torinese, garra, sangre e cattiveria.

Questo è stato Gianluca Lapadula, almeno fino a pochi mesi fa. Un raro esempio di calciatore esodato, un combattente fin da bambino, con addosso una maglia che rappresentava forse un paese lontano da lui, ma, nonostante ciò, inevitabilmente influente sulla sua vita. E non si sta parlando di quella dell’Italia.

Gianluca ci ha pensato spesso nel corso della sua carriera su chi gli altri pensassero che lui fosse, ma questo non l’ha condizionato, anzi gli ha permesso di considerarsi un maverick, un alternativo, uno capace di farsi conoscere per caratteristiche poco comuni al classico calciatore del nord Italia. E non si è mai chiesto da dove arrivasse

tutto ciò.


El condor pasa

A Milano i direttori d’orchestra vengono giudicati il 7 dicembre, il giorno della prima alla Scala; molto prima se si è le punte centrali di Milan e Inter, e questo Gianluca lo sapeva bene quando decise nel luglio del 2016 di firmare per i Rossoneri, tanto più che lui lo chiamò “il sogno di una vita”, quello di indossare una delle tre maglie più riconosciute in Italia e di prendere la 9, il suo numero, e quindi di diventarne il leader offensivo. I tempi del Gorica erano ormai andati, dal fallimento del Parma fino alla seconda chance ottenuta con il Pescara. Nel corso di 4 anni la vita del coraggioso Lapadula era cambiata, ma lui rimaneva sempre lo stesso “cuore impavido” che correva e strattonava le maglie dei difensori per conquistarsi i palloni, e questo Galliani e soci lo avevano capito bene. A chi affidare l’attacco del nuovo Milan giovane, italiano e grintoso tanto voluto dal Presidente? In questi casi basta lanciare un’ideale monetina e far decidere il caso: Lapadula o Immobile? Il dilemma di mercato che attanaglia i giornali milanisti per settimane. Ma il Condor non ci pensò due volte, decise per il ribelle peruviano, per il conquistatore.


El bambino a “casa”

In una strada polverosa e sporca di Lima una signora raccoglie una maschera, una delle tante che invece poche ore fa venivano indossate dai 35,000 del Nacional de Lima durante la partita, ma che ora le vedete buttate per strada: la prende e la osserva, pensa quanto buffi siano i baffetti del malcapitato e di quanta grinta trasmetta nonostante sia solo un volto ritagliato. Il malcapitato in questione non è nato, tuttavia, a Lima ma bensì a Torino agli inizi degli anni ’90 e non si sarebbe nemmeno lui immaginato di ritrovare il suo volto caricaturizzato e messo in una maschera da bancarella. E come dargli torto. Dai campetti del Collegno Paradiso in provincia di Torino per finire a giocare la semifinale nel torneo più prestigioso per nazionali oltreoceano. Da titolare al Pescara in Serie B a giocarsi la finale nel Maracanà, contro il Brasile di Neymar. Il sogno di una vita, come diceva lui, in fondo era farsi valere per le qualità che aveva, per la sua grinta innata, di cui non ne conosceva ancora le origini.

E pensare che fino a pochi mesi prima, la gente già lo dava per finito. Dopo la breve parentesi rossonera, Lapadula era inevitabilmente finito nel vortice degli scambi e prestiti tra calciatori di seconda fascia, tra rimpiazzi e plusvalenze. Al Benevento ormai le cose non andavano bene, declassato tra gli attaccanti della squadra, fino al punto di dover pensare di tornare alla città dove era cresciuto di più, Pescara.

Ma carriera calcistica, così come la vita, di Gianluca Lapadula si potrebbe dividere in due fasi, e qua è dove inizia la seconda fase dell’uomo Lapadula.

Da una telefonata, a metà marzo del 2021, fatta da un altro uomo, un mentore, uno che non conosce la sconfitta, perché per lui la sconfitta è insegnamento per il futuro. E così lo era stato anche quando già cinque anni prima aveva già provato a convocare in nazionale Gianluca, ottenendo tuttavia un secco di no di risposta.

È Ricardo Gareca, attuale ct del Perù, un argentino di mezz’età, con un passato a metà tra calciatore e viandante, che ha girato il Sudamerica, e che nella sua vita aveva deciso di prendersi a cuore le sfide più difficili, come allenare una nazionale che non andava ad un mondale da 36 anni, o come convincere un prossimo nazionale italiano, attaccante del Milan a vestire la maglia della nazionale della madre, che tanto a cuore stava a lei, ma non a lui.

Questa volta ci riesce, perché Gianluca è cresciuto nel mentre, è diventato consapevole dei propri limiti, seppur imposti dal campo, ha imparato a convivere con il dolore, con lo stare lontano dai campi, ha rimesso in discussione la sua vita, ha deciso finalmente di capire da dove veniva, e così, dopo 30 anni, finalmente Gianluca riabbraccia le sue origini, ritorna in Perù, decide finalmente di vestire la maglia che così poco capiva ma che così tanto valeva a lui sin da bambino. E questo i peruviani lo hanno capito, sin dalle prime apparizioni in campo con la nazionale peruviana. Quella rabbia, quella grinta, quella propensione a non arrendersi mai in qualsiasi situazione in campo è ciò che i tifosi peruviani cercavano da anni in un calciatore connazionale e Gianluca era inevitabilmente tutto ciò, sin dai tempi del Teramo Calcio, per passare agli striscioni che la Curva Sud gli dedicava quanto lottava con anima e corpo per ogni pallone. Gianluca aveva trovato la sua dimensione, il suo perfetto palco di teatro dove poter essere finalmente protagonista, dove poter lasciare tutto sé stesso.

Testo e voce a cura di Franco Abregu Guzman.
calcio, football, lapadula, peru, sud america