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Sporting Club Story: Grande Torino
Storia della grandissima squadra che ha dominato nel calcio itailano durante gli Anni '40
   04 Mag 2019   |     Sporting Club   |     Alessandro Zito   |     permalink   |      commenti
«Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. Il Torino non è morto: è soltanto "in trasferta".» Scrisse così una delle "penne" più famose d'Italia, Indro Montanelli, sul Corriere della Sera. Il 4 maggio 1949 scomparve in toto una squadra leggendaria, capace di dominare per anni il calcio italiano.

Tutto cominciò qualche mese prima, quando la nazionale italiana, piena zeppa di giocatori granata, affrontò il Portogallo. Fu la prima partita del dopo Pozzo: il ciclo dell'indimenticato C.T, che l'11 maggio del 1947, schierò dieci granata d'azzurro contro l'Ungheria, era giunto al termine.

La Nazionale era stata affidata a Ferruccio Novo, vale a dire il presidente del Torino. Proprio in quell'occasione, il capitano del Portogallo, Ferreira, in cerca di un team all'altezza per la sua partita d'addio e che lo aiutasse, con un eventuale incasso, con i problemi economici che lo affliggevano, convinse Valentino Mazzola a portare il Torino a Lisbona, per giocare contro il suo Benfica. Novo non era affatto contento, poiché la trasferta portoghese si sarebbe accavallata con la parte finale del campionato.

Si arrivò così ad un compromesso: se non si fosse perso contro l'Inter, diretta concorrente al titolo, la squadra avrebbe avuto l'ok della società.

San Siro era una bolgia per la partita più importante dell'anno. Finalmente c'era la possibilità di combattere quegli undici marziani, che l'anno prima avevano vinto il campionato con sedici punti di vantaggio sulla seconda. L'Inter voleva a tutti i costi spezzare l'egemonia granata, mentre il Toro dalla sua, voleva confermarsi campione per l'ennesima volta, ma doveva fare a meno di un febbricitante Mazzola, e non era certo una prospettiva gradevole giocare senza il proprio leader indiscusso, senza il giocatore più forte.

Ma alla fine fu 0 a 0, così la squadra partì quasi al completo per Lisbona.

Una delle poche volte, forse l'unica, dove i tifosi, a posteriori, avrebbero preferito una sconfitta.

Restarono in Italia solo il portiere Gandolfi, il terzino Toma, il telecronista Nicolò Carosio e il presidente Ferruccio Novo, a letto malato.

Neanche Mazzola era ancora del tutto guarito dall' influenza, ma come poteva rinunciare a quella trasferta che proprio lui aveva organizzato? Invano un altro grande giornalista, Carlin Bergoglio, aveva cercato di convincerlo: «Non andare, sei ancora malato». «I campioni e lo sport vanno onorati degnamente», sosteneva capitan Valentino. Uomini d'altri tempi...

La partita la vinsero i portoghesi, poi subito il ritorno in Italia.

Nonostante fossero giunte dall'Italia notizie poco rassicuranti (pioveva a dirotto, il Po straripava), l'aereo del Toro era decollato lo stesso in direzione Malpensa. A Barcellona, dove aveva fatto scalo per il rifornimento, il comandante Meroni era stato avvertito delle critiche condizioni meteorologiche di Torino. Eppure, aveva deciso di ignorare il previsto arrivo a Milano per atterrare proprio nel capoluogo piemontese. Evidentemente Il destino aveva deciso così.

L'aereo si schiantò sul monte Superga. Erano le 17:03.

Quel drammatico pomeriggio ci lasciarono tutti i presenti sull'aereo.

A poche ore dall'incidente, in tutta Italia è già lutto nazionale: il Grande Torino era l'orgoglio di tutti gli italiani, non solo dei tifosi granata.

Ma in un attimo era finito tutto.

Gli invincibili purtroppo non erano immortali.

Nessuno ora si fidava più dell'aereo. Il trauma sarà così grande che un anno dopo l'Italia partirà per i Mondiali brasiliani in nave invece che in aereo. Proprio quei Mondiali che dal 1942 al 1950 una generazione così forte avrebbe dovuto giocare, e chissà, magari vincerne almeno uno, vista la forza indiscussa e inarrivabile. Ma prima la guerra, poi la tragica morte, non glielo permetteranno.

Oggi, 4 maggio 2019, giorno del 70° anniversario della tragedia, i cuori di tutti gli italiani si tingono di granata.

"Forse era troppo meravigliosa questa squadra perché invecchiasse; forse il destino voleva arrestarla nel culmine della sua bellezza."

Ciao ragazzi.
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