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Ditegli sempre di sì
Qual è il confine che separa la normalità dalla pazzia?
   26 Ott 2022   |     Redazione   |     Ludovica Pellecchi   |     permalink   |      commenti
Dal 18 al 30 ottobre è in scena al Piccolo Teatro Stehler di Milano la tragi-commedia “Ditegli sempre di sì” di Eduardo De Filippo con Carolina Rosy e Tony Laudadio.

Lo spettacolo dura novanta minuti e, per buona parte del tempo, nessuno spettatore riuscirà a smettere di ridere. Si ride tanto dunque, state pronti.

Si ride tanto, sì, ma un messaggio profondo tutt’altro che comico accompagna da dietro le quinte tutto lo spettacolo, per poi porsi alla fine, con grande enfasi, agli spettatori.

I due protagonisti sono Teresa e Michele, due fratelli napoletani che si amano di un amore genuino e sincero. Lo spettacolo inizia con Michele che, dopo un anno, torna dal manicomio in cui era stato mandato dalla disperata sorella nella speranza che i suoi mali fossero passeggeri e guaribili.

Michele torna quindi, a detta del medico, guarito. Ma Michele guarito non lo è affatto. La realtà protetta e controllata del manicomio lo ha disabituato completamente alla complessità del mondo reale. Un mondo che si esprime per metafore e aforismi, che non è mai chiaro nelle sue formulazioni e i cui avvenimenti non avvengono mai a rigor di logica, ma per associazioni del tutto confusionarie e talvolta casuali.

Un mondo di pazzi, dunque, quello in cui Michele viene catapultato e in cui cerca di integrarsi. Ma il rigor di logica, l’estremo raziocinio e il prendere ogni cosa alla lettera di questo "pazzo guarito", non riescono a confarsi al caotico modo di agire degli altri personaggi e questo darà luogo ad una serie di esilaranti equivoci che impediranno allo spettatore di smettere di ridere.

C’è una sottilissima linea che separa i cosiddetti sani dai pazzi e il buffo Michele ne mette, per tutta la durata dello spettacolo, in discussione i confini.
Chi sono i veri matti? Quelli intrappolati negli schemi paradigmatici della logica che non riescono a vedere il mondo se non in bianco o in nero; o quelli che da quegli schemi sono usciti da tempo e vivono una realtà eccentrica e individualista costituita da mille sfumature, ma da nessun colore intero?

Lo deciderete voi a teatro.
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