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Very Long Song Artist

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Il festival dei GIOVANI!
Cronache da un prodotto boomer, ma per i giovani.
   08 Mar 2021   |     Redazione   |     Alessandra Di Nardo   |     permalink   |      commenti
Sabato sera si è concluso il settantunesimo festival di Sanremo. Al teatro Ariston sono stati incoronati vincitori i Måneskin, con il brano “Zitti e Buoni”. Come tutti gli assidui fan di POLI.RADIO sapranno io sono tutt’altro che una fan del gruppo, ma un passo alla volta.


La cosa più importante da dire su quest’edizione l’hanno ripetuta in lungo e in largo in questi cinque giorni: questo è un festival giovane, un festival per i giovani.
Alla base di questa concezione, secondo me, c’è un errore di fondo, cioè che la kermesse sanremese sia un evento appartenente alla sola sfera musicale, quando palesemente non è così. La parte televisiva è così importante che non è solo una sfilza di cantanti uno dietro l’altro, ma ci sono degli ospiti, gag e vari riempitivi della serata il tutto interrotto da slot pubblicitari pagati a peso d’oro.
Si crea, quindi, un ossimoro; da un lato le canzoni devono essere al centro mentre dall’altro si deve intrattenere. Questo connubio si può sposare più o meno bene, ma quest’anno il solco tra le due anime del festival è stato particolarmente accentuato. La musica in gara, teoricamente vera protagonista, guardava ai giovani, mentre lo spettacolo era dedicato ad un pubblico più adulto.
Gli ospiti dell’ultima serata ne sono l’esempio più lampante: Vanoni, Fogli, Zarrillo, Vallesi, membri vetusti della hall of fame del festival ma che non sono di grande interesse per chiunque non voglia crogiolarsi nella nostalgia dei “tempi d’oro”. Accanto a loro artisti nuovi ed esordienti come Willie Peyote, La Rappresentante di Lista, Fulminacci esponenti di una nuova cultura musicale che però è ancora lontana dall’ascolto non di nicchia.

Si ottiene così un festival che sta nel mezzo, non accontenta nessuno ed esiste nella bolla del “ma…”.


In tutto ciò si staglia Achille Lauro che nel dubbio polarizza. Chi lo chiama visionario, chi lo chiama “divetto trash”, ma in fin dei conti sempre di lui si parla.
L’obiettivo era parlare dei generi musicali, metterne in luce aspetti positivi e negativi e sviluppare un discorso sugli stessi. Dal Glam Rock al Punk Rock, passando per il Rock’N’Roll e il Pop, Achille termina il suo viaggio con una rosa nel petto cantando “C’est la vie”, ricordandoci che alla fine siamo tutti uguali «Tutti insieme sulla stessa strada di stelle Di fronte alle porte del Paradiso. Tutti con la stessa carne debole.»
Le stesse narrative danneggiano tutti, gli stessi commenti, le stesse tossicità e dovremmo essere noi i primi a cambiare. Non farci abbattere, essere coscienti del nostro valore e della nostra importanza, per non permettere a nessuno di convincerci di essere meno di quanto siamo.
Ovviamente però il tutto è stato ridotto, dalla cronaca obsoleta che ci circonda, ad un accrocchio di messaggi da cui non si capisce cosa si vuole trarre e quindi nel dubbio non se ne trae niente se non il «eh ma se ha un vestito deve essere una donna», giusto per uscire dal bigottismo e dagli stereotipi di genere in cui siamo immersi costantemente.


In questo paesaggio le 26 canzoni in gara sono lì, onnipresente colonna sonora della settimana, sentite così tante volte che alla fine anche tu canti con Renga i suoi “saaaaeeeempreeeeeeeee” e urli “sesso ibuprofene” insieme ad Aiello, incurante di quanto effettivamente apprezzi quelle canzoni.
Della classifica ci sarebbero tante cose da dire, però la realtà è che quel podio era abbastanza telefonato. Lo stupore arriva per tutti quelli che, come me, si erano illusi dalle posizioni alte dei giorni precedenti e avevano sperato nei tele-votanti per un non ribaltamento della classifica. Ovviamente speranza rivelatosi totalmente vana.

Ci tengo però a dire una cosa: trovo estremamente ingiusto come tutto il lavoro di Fedez e Francesca Michielin sia stato considerato praticamente vano dal semplice fatto che la moglie del primo ha 20MLN di followers su Instagram. Non capisco come Chiara Ferragni che incita a votare per suo marito non sia eticamente valido. È vero, Federico ha qualche piccolo problema di ansia quando deve cantare davanti alle telecamere, l’ha dimostrato praticamente ad ogni esibizione che ha dovuto fare al festival, ciò non toglie, però, che tantissime persone abbiano apprezzato la loro canzone. Trovo ancora più paradossale post, articoli, storie e commenti su una fantomatica rivoluzione portata sul palco dai Måneskin, perché ha vinto “il rock”. Anche senza andare a indagare ulteriormente questa cosa del rock (perché no, raga, io vi giuro non ce la faccio), sembra che tutti si siano dimenticati che questo gruppo esce da un talent. Ha quindi una fan-base abituata e propensa al televoto, molto di più rispetto a tutto il resto dei concorrenti.


Esattamente cosa vi sareste aspettati? Un post di CF in cui spiegava per quale motivo era importante votare in maniera responsabile e un twit dei nostri ventenni che si professavano troppo giovani per vincere Sanremo? Sebbene avessi deliberatamente scelto di non prenderli per il mio FantaSanremo, mi aspettavo senza alcun dubbio che l’accoppiata Michielin-Fedez finisse sul podio grazie al televoto. La vera rivoluzione si sarebbe fatta se non ci fossero finiti!
Battute a parte, definire i Måneskin rivoluzionari è esagerato. Non è cattiveria, non è odio, non è “rosicare”, è un semplice dato di fatto perché non sono così fuori dagli schemi da urlare all’innovazione.

Poi ovviamente, è la mia opinione e siete liberissimi di farmi una pernacchia e dire “non mi interessa”, però davvero, mano sul cuore pensate che siano così avveniristici?


Mentre ci riflettete eccovi la top 5 di POLI.RADIO, anche a questa potete fare una pernacchia, però sarebbe poco carino.

1. Willie Peyote
2. Extraliscio feat. Davide Toffolo
3. La Rappresentante di Lista
4. Orietta Berti
5. Fulminacci

Menzione d’onore sempre a Orietta Berti, perché è stata lei la vera Queen di questo festival. Con gli anelli-tirapugni con su scritto Orietta, le conchiglie, i lustrini onnipresenti e quel fare un po’ da zia di tutti ma con una voce che tira giù l’Ariston ci ha fatto davvero innamorare. Vorrei far notare, poi che la Queen cantava senza in-ear guardando il maestro d’orchestra. Altro che autotune.


È stato un festival ricco di sorprese e non vediamo l’ora di vedere il prossimo per seguirlo e commentarlo con voi. Come sempre seguiteci per tutte le novità e per non perdere nessun podcast. All’anno prossimo!



Baci amici del web!
Alessandra

Copertina: Il momento del premio ai Måneskin

Credit: © Rai
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