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Very Long Song Artist

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Ragazze ribellatevi, fate rumore...cedete i fiori ai ragazzi
Quarta serata sanremese, in discesa verso la finale. Monologhi e stacchetti: teatrino un po’ grottesco; esibizioni degli artisti, invece, di alta qualità.
   06 Mar 2021   |     Redazione   |     Valentina Ferreri   |     permalink   |      commenti
Una lunghissima serata, la quarta del Festival di Sanremo 2021: tutti e 26 i campioni si sono esibiti, tanti ospiti e anche la finale delle nuove proposte. Impossibile stare svegli, consiglio partnership con brand di energy drinks per le prossime edizioni, anche se devo ammettere, insieme a Fiore, che un’accelerata c’è stata! Dai, dai, dai, ormai è tutta in discesa verso la finale, gli artisti sono più rilassati, tutti molto bravi.

La serata inizia con un Fiorello imparruccato, “Sono Sabrina PALERMO, perché sono siciliano”, afferma, con la co-conduttrice della serata, e con i quattro artisti emergenti in finale: Gaudiano, artista foggiano che ha guadagnato il primo posto con l’orecchiabile “Polvere da sparo”, imponendosi su un carichissimo Shorty con “Regina” al secondo posto, un romantico Folcast con “Scopriti” al terzo e Wrongonyou, classificatosi quarto con la sua “Lezioni di volo”, vincendo però il premio della critica 'Mia Martini' assegnato dalla sala stampa. A Davide Shorty va invece quello della sala stampa 'Lucio Dalla - radio, web e tv'. Tutti e quattro i ragazzi saranno protagonisti di Sanremo World Tour 2021, quest'anno in versione digitale.

Finalmente, alle 21:30 passate inizia la gara dei campioni con Annalisa con un blazer bianco di Turciana memoria con il suo brano “Dieci”, divina, seguita da Aiello “angeli e demoni”, pronto per una serata al Plastic: migliorato, ma sempre un po’ ostico da ascoltare fino in fondo, perlomeno per la sottoscritta. E’ poi il turno degli amatissimi e chiacchieratissimi Måneskin: belli, bravi, energici, cool, sempre i più glam, quasi dei Litfiba un po’ efebici. A dare il bell’esempio, poi seguito da altri durante tutta la serata, i fiori li ha presi Damiano, questa volta. A tal proposito, Fiorello sostiene “i fiori o a tutti o a nessuno”: che bello. Peccato che poi, però, fa la classica battuta da NON fare più, nel 2021, se non si vuol passare come un perfetto boomer al Bar Sport, ossia: “non si può più dire niente, tutto è body shaming”. No, Ciuri, non ci siamo.

In seguito, Barbara Palombelli con parole di speranza per le riaperture nel mondo dello spettacolo presenta una elegantissima Noemi: da fan decennale ho un po’ di nostalgia per la vecchia Noemi, ma il suo timbro non invecchia mai, sempre godibile e caldo, il pezzo è bello.
E’ il turno di Orietta Berti: grande è la voglia di abbracciarla come se fosse una vecchia maestra alla pizzata: elegante, impeccabile, composta, d’altri tempi con la sua “Quando ti sei innamorato”.
Ecco poi Colapesce e Di Martino con il loro pezzo molto sanremese e la ragazza sui roller (Paola Fraschini, di Genova, è medaglia d’oro ai Campionati Mondiali ed Europei), che ormai ha invogliato mezza Italia a riprendere i pattini dimenticati in cantina.
E poi Gazzè: Max, che stile. Che velluto viola stupendo. Max. Dalì-Gazzè, una goduria.
Achille Lauro, punkettaro angelico, che dire: ci fai persino i sequel delle esibizioni dell’anno scorso: dal bacio con Boss Doms siamo arrivati alle nozze! Fiore partecipa nel quadretto, sulle note di Rolls Royce, con corona di spine, tunica nera, rossetto dark.
A Willie Peyote, da fan, vorrei dire solo una cosa: twerking e femminismo sono più collegati di quanto pensi. Bellissima giacca, come sempre si mangia il palco.

In tutto ciò c’è sempre Zlatan Ibrahimović: capisco che per abbracciare un target più ampio serva mettere in mezzo il mondo del calcio, ma… ogni tanto risparmiateci, dai!

Il governatore della liguria, Giovanni Toti, ci ricorda che quest’anno il festival è difficile: come dargli torto. Nonostante tutto, siamo ancora qui, a cantare ed ascoltare le canzoni del Festival: è importante per tanti italiani.

Continua la gara, tocca a Malika Ayane: eterea in total white, come sempre precisa e coinvolgente con la sua “Ti piaci così”.
La Rappresentante di Lista, che bomba. Carichissimi, rossi (praticamente stesso colore degli outfit dei Coma_Cose) e come sempre, bravi.

Piccolo siparietto di Amadeus e Fiorello con le parrucche che interpretano “Siamo donne” di Sabrina Salerno e Jo Squillo: poco da dire se non chiedersi “Era necessario?”. In ogni caso Ama, che gambe. Sottili, sexy. Wow.

E’ poi il turno di Madame: fresca, femminile e androgina allo stesso tempo. Top.
Arriva il medley di Mahmood, che indossa un vestito con gonna davvero degno di nota e, come dice Fiorello, è così bravo che praticamente “si mixa da solo”.
Arisa ci fa volare con il suo mood “vrenzola anni 00” di questa edizione. Arisa, sei un sogno.
I Coma_Cose stupendi, super in sincronia, rossissimi, la canzone non abbandona la mia testa da giorni.
Conclude il blocco Fasma, energico e in all black.

Ecco il monologo di Barbara Palombelli, chiacchieratissimo e bocciatissimo sui social.

Inizia dedicandolo a tutte le ragazze e le donne di tutte le età. Bene. Specifica “italiane”. Male. Ma vediamo dove andiamo a parare. Dopo appena un minuto, eccolo il cliché, il paternalismo “le donne che devono TENERE il Paese, che lo ACCUDISCONO”. E’ vero che in Italia tantissimo peso grava sulle spalle delle donne, soprattutto durante la pandemia: ma questo non è da attribuirsi ad una naturale inclinazione femminile per l’accudimento, quanto invece ad un problema strutturale dovuto al patriarcato, in cui la donna è sempre la principale care-giver del nucleo familiare.

L’idea di intervallare il monologo con alcuni brani storici della musica sanremese è bella, l’intenzione del monologo, che esorta le donne a ribellarsi, a fare rumore, a rendersi indipendenti di base è buona, peccato che poi il risultato finale sia un discorso infarcito di molti “io” e pregno di una visione paternalista e vecchia, intrinsecamente misogina, cui precisamente la giornalista esorta a ribellarsi, con il sorriso, però. A quanto pare, per Palombelli noi ragazze di oggi non dobbiamo far altro che raccogliere i frutti delle lotte della loro generazione, sempre col sorriso, mentre studiamo fino alle lacrime e ci spacchiamo di lavoro (accudendo gli altri membri della famiglia, nel mentre) affinchè possiamo guadagnarci finalmente il rispetto e la considerazione che spetta “alle donne VERE”. Gioia e giubilo il giorno in cui in prima serata in tv si dirà semplicemente che le donne (e i neri, e i gay, e le lesbiche, e i trans, etc) non devono dimostrare niente a nessuno per meritarsi il rispetto base che dovrebbe essere garantito a qualunque essere umano in quanto essere umano.
Insomma, Barbara: apprezziamo l’intento, ma si poteva fare di meglio.


Dopo questo spettacolo esce Lo Stato Sociale a risvegliare un po’ il pubblico rimasto; fanno effetto solo fino a un certo punto, e a parte pochi fari nella notte (Extraliscio, Ghemon ampiamente ripreso rispetto alla prima serata, L’omaggio di Enzo Avitabile a Renato Carosone) si scivola lentamente in un sonno profondo e poco ristoratore. Si parla della condizione dei lavoratori dello spettacolo soltanto dopo l’una di notte e un malfunzionamento audio ci condanna a una doppia razione di Francesco Renga. Poi, le ultime performance sfilano piuttosto velocemente, recuperando ben QUARANTA minuti, secondo Ama; ciononostante si arriva faticosamente alle classifiche, in classico fashion sanremese, alle due passate: oggi vota la sala stampa, che ha un imprinting totalmente diverso: dà la vittoria a Colapesce e Dimartino, stravolgendo (ma non troppo) la classifica generale. Ermal Meta è sempre primo, ragazzǝ.



- Valentina Ferreri & Giulio Ciocca