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Home Festival apre le porte alla LIS
Le ragazze di Dilis come interpreti per la prima volta ad un festival in Italia
   04 Set 2018   |     Redazione   |     Xhulja Doci   |     permalink   |      commenti
Chiara Sideri e Rebecca Parrinello sono due ragazze dell’associazione onlus Dilis, hanno partecipato all’ Home Festival come interpreti per artisti come Mr. Rain, Gionny Scandal, Francesca Michielin e Lo Stato Sociale.
L’interpretazione dei testi musicali è un tema ancora poco toccato in Italia a differenza di altri paesi come gli Stati Uniti, dove la presenza di interpreti LIS ai concerti è nettamente superiore. È una questione che abbiamo molto a cuore qui a POLI.RADIO, dove la nascita di PO.LIS come primo programma radiofonico per sordi in Italia ha fatto partire diverse collaborazioni e ha permesso a molte persone di conoscere meglio questa realtà.
Abbiamo deciso di intervistarle prima dei concerti per chiedere cosa pensano di questo contesto e conoscere meglio il mondo dietro l’interpretazione delle canzoni in lingua dei segni.


Cominciamo, che percorso avete affrontato e perché vi siete avvicinate al mondo della traduzione in LIS?

Rebecca: Durante una delle lezioni di storia medievale all’università mi sono trovata davanti per la prima volta la figura dell’interprete, per me ancora sconosciuta e che solo in un secondo momento mi ha permesso di scoprire che nel mio corso ci fosse presente una ragazza sorda. Allora cominciai a chiedere informazioni su come imparare la lingua dei segni per poi iniziare a studiarla in contemporanea al mio percorso di studi universitario.

Chiara: Io sono nata in una famiglia di genitori sordi e perciò la LIS è insieme all’italiano è la mia lingua madre. Già da piccola ho imparato a supportare i miei genitori come traduttrice in contesti quotidiani come l’andare dal medico. Successivamente ho voluto seguire un percorso specializzante nella lingua dei segni in concomitanza al percorso universitario. Studiando infermieristica a Tor Vergata è iniziata una collaborazione che cerca di unire il mondo dei segni con il mondo della sanità data la difficoltà emersa delle persone sorde ad accedere ai servizi sanitari.


A proposito di collaborazioni, come è nato il vostro rapporto con l’Home Festival?

Chiara: La collaborazione con Home Festival è nata per caso, un giorno trovando il volantino dell’evento in giro. Io e Rebecca eravamo uscite da un’esperienza positiva con Ermal Meta, abbiamo tradotto un suo pezzo al concerto ad Udine. Essendo rimaste entusiaste e incuriosite abbiamo contattato gli organizzatori del festival e da lì è partita l’approvazione a partecipare ai concerti con vari artisti come Mr. Rain, Francesca Michielin e Lo Stato Sociale.


Quindi lo studio e le interpretazioni dei testi musicali sono nati con Ermal Meta?

Chiara: Per quanto riguarda l’interpretazione pubblica sì; ma lo studio, la ricerca e l’interpretazione dei brani musicali è antecedente a questo lavoro. Siamo tutti ragazzi appassionati di musica, chi suona uno strumento, chi danza e la traduzione dei testi è una cosa che ci accomuna; a volte è anche una vera e propria forma di allenamento. In merito a ciò ci siamo resi conto che c’è una mancanza di interpretazione in questo ambito e quello che ci proponiamo di fare con il nostro contributo è di rendere accessibile a chiunque un evento importante come può essere quello dell’Home Festival.


Secondo voi c’è o non c’è abbastanza rappresentanza per la comunità dei sordi in questi contesti?

Chiara: Negli Stati Uniti c’è una realtà diversa, si trovano interpreti in molti più concerti, specialmente nel mondo del rap. L’Italia purtroppo non ha ancora riconosciuto la LIS a differenza della maggior parte dei paesi europei. Questa condizione penalizza perché in eventi come i live musicali o manifestazioni varie succede davvero raramente di trovare degli interpreti LIS.

Sarebbe bello se tramite le diverse associazioni ci si attivasse di più per riuscire a superare questo limite, potremmo essere tanti puntini che insieme possono realizzare qualcosa di grande come stimolare il riconoscimento della LIS o anche avere i sottotitoli ai concerti o al cinema.

Quello che ci preme far notare è la potenzialità artistica della lingua dei segni, soprattutto messa in musica. La traduzione e l’interpretazione di testi musicali non è mai una sola, è una cosa molto personale, va in base a quello che vedi e provi prima di mettere tutto in lingua dei segni.


A proposito di ciò, voi oggi interpreterete anche canzoni de Lo Stato Sociale. I loro testi contengono un sacco di giochi di parole, come avete affrontato questa sfida della traduzione?

Chiara: In questo contesto ci aiutano tanto le espressioni facciali, specie con il gruppo dello Stato Sociale che spesso usa giochi di parole per comunicare una critica sorridente della società. L’interpretazione non è mai letterale, infatti possiamo decidere di usare una mimica piuttosto che un’altra per rendere meglio un concetto.


Continuando a parlare di interpretazione dei testi, quanto tempo impiega questo lavoro? Per cercare di preparare una traduzione al meglio serve essere aiutati da sordo?

Rebecca: Sicuramente la vicinanza alla comunità sorda aiuta, quindi quanto più si frequenta questo contesto tanto più si cresce e si fanno proprie le gestualità e i modi di dire. Agli inizi sicuramente è più difficile e si è ancora legati alla lingua italiana nella costruzione delle frasi e quindi difficilmente si riesce a discostarsi dalla traduzione letterale per entrare in quella visiva.


È difficile quindi il lavoro di discostarsi dalla lingua italiana per ragionare nella lingua dei segni?

Chiara: È un lavoro complesso più che altro. Bisogna percepire il suono e acquisire il significato delle parole, successivamente trovare i sinonimi e cambiare la sintassi delle parole per poi tradurlo in lingua dei segni.

Rebecca: Ovviamente dopo anni e tante esperienze si acquisisce una capacità dove diventa semplice ed automatico tradurre un discorso in simultanea.


Questa è quindi la prima volta che partecipate ad un concerto con Lo Stato Sociale, che sono tra l’altro tra gli headliner del festival. Come vi sentite? Avete qualche paura?

Rebecca: Sentiamo tantissime emozioni ma soprattutto siamo cariche e non vediamo l’ora. Speriamo non ci buttino giù dal palco o facciano cose strane visti i loro concerti molto movimentati.


Concludendo, cosa vorreste fare dopo questa esperienza all’home festival?

Chiara: Sicuramente continuare il nostro percorso all’interno della onlus nell’ambito sanitario e parallelamente continuare con le collaborazioni per cercare di sensibilizzare anche tanti artisti. Cercare di far partire una vasta rete di servizi anche in diversi ambiti. Ci piace molto spaziare e lasciarci coinvolgere con altri enti, siamo giovani e abbiamo voglia di migliorare sempre di più e diventare un gruppo più vasto.

Rebecca: Concordo perfettamente con chiara, sicuramente il farci notare ad eventi come l’Home Festival o il concerto con Ermal Meta permette di avere a che fare con un pubblico vasto che ha la possibilità di confrontarsi ed interrogarsi su questa realtà.



<sub>Crediti immagine Paolo Tonus</sub>
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