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TEMPO DI LIBRI: UN POMERIGGIO AL BAR SPORT
Diverse visioni dello sport, attraverso i libri
   10 Mar 2018   |     Redazione   |     Pietro Galimberti   |     permalink   |      commenti
Seppur lo sport sia una passione condivisa da moltissime persone, rimane sempre un discorso di nicchia poiché, chi non ne è appassionato, spesso si annoia immediatamente sentendone parlare, sottolineando che “ci sono cose ben più importanti”.
Questo giudizio viene spesso però dato considerando inconsapevolmente solo l’evento più che lo sport, ma quest’ultimo va ben oltre la prestazione: per gli atleti è una scelta di vita, per molti è lavoro, per molti altri rappresenta un simbolo.

Il Bar Sport allestito da IBS ha nel suo menù diversi incontri, che partono alle 13 con una chiacchierata con Marco Lucchinelli, ex pilota e campione del mondo di motociclismo, attraverso i quali viene raccontato lo sport sotto diversi aspetti. Per Marco ha rappresentato la sua vita ed è stato in pieno lo specchio della sua anima ribelle.
Partendo dalla gioventù, quando scappò di casa per poi tornarci, ripercorre con sincerità la sua carriera, che non è minimamente paragonabile a quella che vivono oggi i piloti della MotoGP.

Se adesso tutto è programmato, un tempo non era così: i piloti si divertivano molto tra di loro, vivendo ogni momento più come una festa che come un lavoro. Oggi tutto viene curato nei dettagli e non ci sono più curiosità che rendono la MotoGP più romantica da raccontare.
Vi basti sapere che Lucchinelli si fece un buco nel casco per poter fumare fino all’ultimo prima di partire, concentrandosi guardando le ombrelline. Oggi queste ultime presto non si vedranno più sulla griglia di partenza (sarà così in Formula 1), mentre i piloti prima della gara fanno quello che gli conviene di più economicamente: chi indossa le cuffie sponsorizzate, chi gli occhiali da sole, chi beve dalla borraccia con in bella vista il marchio di una bevanda.

Eppure se il modo di vivere lo sport è cambiato, non è cambiata la percezione che a volte se ne ha: né è un esempio l’europeo di calcio del ’68 vinto dagli azzurri, che viene quasi dimenticato a scapito di Italia-Germania 4 a 3 di due anni dopo, anche se poi il mondiale lo perdemmo in finale. Un po’ come oggi si parla quasi di più del “bel gioco” del Napoli di Sarri e meno della Juventus che sì, gioca peggio, ma porta a casa il risultato.
A fare questo paragone è Francesco Caremani che in “Il calcio sopra le barricate. 1968 e dintorni: l'Italia campione d'Europa” racconta l’influenza di quell’epoca sul mondo del calcio attraverso i protagonisti di quell’europeo e le personalità di quegli anni, nei quali il calcio era “una gabbia d’oro. Era dorata, ma pur sempre una gabbia”.
Retroscena e ricordi toccanti mostrano come in realtà, anche se agli occhi di molti il calcio può sembrare molto distaccato dalla vita e politica sociale ad esso contemporanea, c’è sempre stato un grosso legame e una grande influenza tra quello che succede in campo e fuori dallo stadio.

Se all’epoca l’appartenenza politica era spesso determinante, oggi a farla da padrone sono i soldi: il calciomercato muove 4 miliardi di dollari all’anno e, come in ogni business, c’è qualcuno che commette degli illeciti.
I giornalisti Alex Duff e Tariq Panja hanno indagato in questo mondo fatto di finti trasferimenti, paradisi fiscali e commissioni da pagare agli intermediari che sono spesso i padroni delle trattative, come ad esempio Raiola nell’affare Pogba.
L’editore Egea ha raccolto nel libro “Segreti e bugie del calciomercato” l’inchiesta che, partita da un piccolo club dell’Uruguay (il Deportivo Maldonado), è arrivata fino ai grandi club europei, accusati di illeciti per diversi milioni di euro.

Nonostante il mondo dello sport italiano sia “calcio-centrico”, non è questo lo sport che forse ha di più influenzato la storia dell’Italia: quel posto è occupato dal ciclismo.

La recente investitura di Gino Bartali come “giusto tra le nazioni” per aver salvato durante la seconda guerra mondiale oltre 800 ebrei trasportando documenti contraffatti nel telaio della bici è solo il punto di arrivo: la bicicletta è da sempre un mezzo al centro della vita culturale italiana, anche se non è cosi evidente. Spesso giudicata “ribelle” tanto da essere tassata alla fine dell’Ottocento e talvolta vietata (ad esempio da Bava Beccaris nel 1898), era prevista come mezzo di trasporto per l’esercito durante la prima guerra mondiale che poi fu statica, e non di movimento.
Ma è forse dopo la seconda guerra mondiale che il ciclismo, quello sportivo, è cruciale per le sorti della politica italiana: nell’estate del 1948 Bartali vince il Tour de France e l’Italia intera, divisa dalle recenti elezioni politiche molto movimentate, si riunisce senza distinzioni di partito per celebrare un grande campione.
Senza dimenticare il caso Pantani, gli storici Paolo Colombo e Gioachino Lanotte ripercorrono nel libro “La corsa del secolo. Cent’anni di storia attraverso il Giro” gli intrecci tra la bicicletta e la vita sociale e politica, il tutto accompagnato da citazioni di diversi brani musicali.

Sport e cultura, due mondi apparentemente distanti, si fondono creando diverse decine di libri attraverso i quali il lettore può conoscere questo modo visto da diverse prospettive.
sport, tempo di libri