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Dell'Impressionismo non ne avremo mai abbastanza
La nuova mostra a Palazzo Reale riempie il cuore e gli occhi con i capolavori dal Philadelphia Museum of Art
   07 Mar 2018   |     Redazione   |     Alessandra Stefanini   |     permalink   |      commenti
Se esiste un periodo nella storia dell'arte capace di mettere tutti d'accordo, appassionati e non, è l'impressionismo: tutti hanno speso -almeno una volta nella vita- un pomeriggio in un museo, uscendone entusiasti per quel quel quadro che sembrava dipinto con la luce e non solo con il pennello.

Questa scelta di rappresentare un mondo non idealizzato ed non esteticamente perfetto, ma nella pienezza delle sue sfumature, è stata talmente coraggiosa da aver segnato un momento di vera rottura dalle tradizioni rappresentative precedenti: il termine Impressionismo, infatti, fu inventato da un giornalista che lo impiegò in senso dispregiativo come commento al quadro di Claude Monet Impressione: levare dal sole. Era il 1872.

Come oggi diciamo "Ah io l'arte contemporanea non la capisco", ugualmente artisti che ora prendiamo come controesempio di cosa sia "la vera arte" -come Manet, Degas, Renoir e lo stesso Monet- non furono per niente compresi, tanto che un decennio prima della nascita del termine, nel 1863, Napoleone III organizzò un Salon des Refusés (Salone dei Rifiutati) per accogliere le opere che non avevano incontrato il favore della severissima giuria del Salon "ufficiale", ovvero quello dell'Académie des beaux-arts di Parigi.

Non soprende, dunque, che i capolavori di alcuni degli artisti appena citati siano state raccolti dal Philadelphia Museum of Art accanto a quelli di Georges Braque, Pablo Picasso, Vasily Kandinsky o ancora Henri Matisse, Salvador Dalí e Joan Mirò.

Queste celeberrime autorità nella storia dell'arte, a loro volta -qualche anno dopo gli impressionisti- si sono distinti per il loro genio creativo, capace di guardare il mondo secondo un originalissimo e completamente nuovo punto di vista, creando quelle che accademicamente definiamo avanguardie.

Bene dunque, se abbiamo stuzzicato la vostra sete di conoscenza, allora siete proprio fortunati: inaugura oggi la nuova mostra realizzata in coproduzione dal Comune di Milano-Cultura e MondoMostre Skira (catalogo edito da Skira) presso Palazzo Reale.

L'esposizone -intitolata IMPRESSIONISMO E AVANGUARDIE Capolavori dal Philadelphia Museum of Art- sarà visitabile dall’8 marzo al 2 settembre 2018 e promette di regalare l'occasione unica di godere di dipinti di immenso valore estetico, culturale e storico praticamente dietro l'angolo di casa.

Una selezione di 50 capolavori provenienti da Filadelfia arriva a Milano, per raccontare la storia di quella che è stata la capitale del collezionismo d'arte sin dalla metà dell'Ottocento e che oggi ospita uno dei più importanti e storici musei americani: fanno da cicerone i già citati impressionisti e avanguardisti insieme ad altri, tra i quali Pierre Bonnard, Paul Cézanne, Paul Klee, Constantin Brancusi e tre grandi artiste: Mary Cassatt, Marie Laurencin, Berthe Morisot.

A rendere unica nel suo genere questa collezione è -come raccontano Jennifer Thompson e Matthew Affron, conservatori del museo e curatori della mostra- il suo essere risultato di donazioni, non solo di singole opere, ma di intere raccolte, caratterizzate dalla forte personalità dei loro originali collezionisti: il quadro non solo parla da sé e per sé, quindi, ma racconta intere storie di vita.

Paesaggi, ritratti, sculture (come il meraviglioso Bacio di Brancusi datato 1916), ce n'è per tutti i gusti, non avete proprio scuse per rimanere a casa.

...e poi ricordatevi sempre: andare a visitare mostre d'arte è un ottimo toccasana non solo per lo spirito, ma anche per il più prosaico bisogno di nuovi argomenti affascinanti di conversazione. Non dite poi che non ve l'avevamo detto!



(in copertina: Pablo Picasso - Donna e bambine, 1961. Courtesy of Philadelphia Museum of Art, Donazione di Mrs. John Wintersteen, 1964)
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