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Inner_spaces è una questione di fede
Serata Premio San Fedele - Murcof & Philippe Petit
   19 Gen 2018   |     Redazione   |     Daniele Ferrini   |     permalink   |      commenti
Il racconto dall’appuntamento del 15 Gennaio della manifestazione di musica elettronica nell’Auditorium San Fedele ci porta in ambiti molto spirituali. La fede di cui vi parliamo è piuttosto legata alla radice etimologica di una parola che per noi contraddistingue l’iniziativa di Inner_Spaces: la fiducia. Sensazione confermata con la serata, divisa in due parti: l’esibizione dei vincitori del Premio San Fedele e successivamente l’accoppiata Murcof & Philippe Petit.

Aprono tre giovani autori a cui è stato riconosciuto il premio intitolato ad Anton Bruckner, compositore e organista austriaco riconosciuto come fonte di ispirazione dagli organizzatori sia per i contenuti religiosi delle sue opere, che per alcuni elementi compositivi che si possono ritrovare nella musica elettronica contemporanea. Il programma anticipa un alternarsi di luce e buio espressi nelle contrapposizioni sonore delle composizioni originali ispirate alle opere di Bruckner. Promessa mantenuta nelle tre esibizioni realizzate in continuità, come diversi movimenti di una stessa opera. L’ascolto nel buio dell’auditorium con i compositori immersi in una fievole bolla di luce ,che permette loro di destreggiarsi al mixer nelle centro della platea, è il vero carattere distintivo degli appuntamenti Inner_Spaces. Elemento ancora più forte per questa serata: l’esperienza assume un carattere ancestrale, sembra di tornare negli anni dei concerti in chiesa, con le spalle rivolte all’organista e i riverberi che animano gli spazi. La differenza è che le dita non toccano i tasti di un organo ma i fader di un mixer e il suono diventa un panorama sonoro digitale. Alessandro Laraspata con 2Bruck scompone le sinfonie di Bruckner generando un vortice sonoro che ne alterna frammenti a contrasti vibranti. Segue il duo Andrea Giomi e Shari Delorian con Seven degrees of light, una variazione dei quattro movimenti sul tema dell’Adagio della Settima Sinfonia di Bruckner giocata su due binari: il dialogo tra la strumentazione digitale di Andrea e lo strumento auto-costruito di Shari che lavora sulle vibrazioni, il contrasto tra buio e luce espresso in un percorso musicale inziato con sonorità cupe e chiuso con una elevazione in note quasi spirituale. A concludere Mehr Licht di e-cor ensemble in cui l’uso di materiali bruckneriani diventa la colonna sonora di un viaggio musicale, in cui sembra di addentrarsi dentro un mondo che unisce realtà e la fantasia di un cartone animato musicale.

Arriva il momento del duo inedito Murcof, compositore messicano di musica elettronica minimalista abbinata spesso ad aperture orchestrali di ampio respiro, e il francese Philippe Petit, agente di viaggi musicali con strumenti inusuali e turntables. Una esibizione introdotta dagli organizzatori come volontà dei due artisti di trovare un terreno comune sulle impronte della pura improvvisazione. Una scelta inaspettata forse da parte del pubblico, ma in linea con lo spirito della serata. Quel buio che pochi istanti prima è stato luogo di raccoglimento, assume un novo aspetto La platea è trascinata in un ambiente da scoprire, o meglio da creare seguendo gli imbizzarriti panorami musicali proposti dal duo. Mentre Murcof detta i tempi con beat elettronici e brevi momenti che fanno emergere il lato più orchestrale delle sue composizioni, Philippe Petit fa di tutto (ma proprio di tutto) seguendo e anticipando il compagno di danze. Dapprima maltratta qualche vinile con uno scratch violento (chi nel pubblico possiede una collezione di dischi ha condiviso momenti di dolore empatico), passa a brutalizzare la puntina per acutizzare ulteriormente la situazione critica dei maniaci degli impianti, segue un canto maledetto quasi luciferino, un altro momento di turntable estremo e in conclusione gioca con un normalissimo palloncino, facendolo sibilare come in una festa delle elementari. Solo che gli effetti del microfono danno una nota decisamente più oscura e meno innocente. Uno spettacolo inaspettato che lascia lo spettatore in balia dei due sul palco, in attesa di capire in ogni momento cosa accadrà successivamente.

E qui è il senso di quanto introdotto all’inizio del resoconto. Perché la stessa serata propone esperienze molto diverse e anche contrastanti. Si può entrare in sintonia con il flusso acusmatico in un buio accogliente, o al contrario ci si può trovare in un luogo oscuro e sconosciuto, lontanto dalla propria zona di comfort. Ma l’importante è esserci con predispozione aperta, avere fede che si assisterà a qualcosa che nella sua complessità lascia un segno. E questo vale per ogni appuntamento di Inner_Spaces in cui, al di là del semplice gusto personale, viene piantato un seme di coscienza musicale a cui bisogna dar sostegno per farlo crescere in linea con ciò che vogliamo scoprire. I lunedì del'Auditorium San Fedele sono un rito da vivere, con curiosità. Tematiche che abbiamo approfondito proprio nella nostra intervista con Andrea Giomi e Shari Delorian, dove si parla della loro composizione dedicata a Bruckner, dell’importanza che può avere la musica classica per apprezzare meglio l'elettronica e di alcuni ottimi consigli per gli ascolti.

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