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I RETROSCENA DI UN GRAMMY: A MILANO CON RICKY DAMIAN
Incontro con il Sound Engineer italiano London-based che ha registrato Uptown Funk
   29 Nov 2017   |     Redazione   |     Emanuele Campagnolo   |     permalink   |      commenti
C’è che Milano a novembre si risveglia, anziché andare in letargo, date le temperature basse di questi giorni e il periodo in cui lepri e orsi si rintanano nel sonno invernale, e si incorona Capitale della musica.
Così, magicamente, enti comunali, scuole, la SIAE, la FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana), Assomusica e chi più ne ha più ne metta, si ritrovano ad organizzare ed appoggiare un numero infinito di eventi a tema musicale, che se eravamo abituati al caos della settimana della moda, con modelle che intasano i negozi e angoli di città che diventano passerelle e showroom, adesso sembra quasi facile immaginare che un’intera città venga invasa dalla musica. E, sinceramente, suona alquanto magico e a tratti romantico.

Aprire il calendario e vedere una sfilza di eventi e di artisti che spaziano su tutti i generi e i rami della musica (dalla registrazione alla produzione, dai live ai tributi e ai set elettronici) mi ha quasi fatto paura. Così, alzando le mani e ringraziando il cielo per questa opera magna diretta da Luca De Gennaro, ho comunque preferito accantonare i tentativi per incastrare e seguire il quanto più possibile di questa kermesse metropolitana.

Nell’ottica di aver scartato l’idea di partecipare a qualche evento della Milano Music Week 2017, una sera vengo colpito in testa da un post comparso di colpo nel newsfeed di facebook.
Il post è scritto da Ricky Damian, e invita un po’ di amici a fare due chiacchiere qualche giorno dopo, sempre in tema Milano Music Week, direttamente nelle aule del SAE Institute, tra studenti e addetti al settore.
Era esattamente il tipo di evento di cui avevo bisogno: allontanarmi dai live e dalle masse urlanti e rintanarmi nell’intimità di un’aula a chiacchierare di come la musica nasce veramente e di chi la vive dal mio punto di vista. Quello del backstage.

Riccardo “Ricky” Damian è un sound engineer, alumnus SAE Institute e premiato con il Grammy Award Record of the year per Uptown Funk. Sì, quella di Mark Ronson con Bruno Mars. Il pezzo lo conosciamo tutti.
Ricky è anche, nell’immensa legge del mondo che diventa sempre più piccolo, il coinquilino di Marco, che io conosco per essere stato assistente di studio di un mio compaesano e collega, che a sua volta è uno dei ghost producer e engineer del pop, hiphop e bass music più in voga in Italia.
Quindi in quest’ultimo anno io bazzico in studio, oltre la radio, conosco Marco, Marco conosce Ricky, Ricky chiama Marco a Londra per seguire il sound design del backtracking per il tour di Craig David e Sam Smith, io e Ricky diventiamo amici su facebook, Ricky passa da Milano e fa un incontro in SAE per parlare di musica. L’avevo già detto che il mondo è piccolo?

Quando è il karma a far incastrare ogni tassello che avevamo lasciato in giro per strada, allora posso benissimo rompere il mio fioretto e accreditarmi a un evento della MMW.
Non starò qui a raccontarvi di come io e Ricky ci siamo stretti la mano e scambiate due parole in 10 secondi, tra gli studentelli affamati che lo sommergevano di domande. Oppure non starò qui a raccontarvi di come lui sia un collezionista di microfoni quanto me; o del suo primo giorno da studente SAE nello studio di Mark Ronson a registrare a sorpresa Uptown Funk su nastro; o di come Uptown Funk sia nata durante le prove del tour di Bruno Mars e che la voce di Bruno sia stata registrata durante una pausa sul palco con il rientro dell’impianto dritto dentro il microfono e la traccia non sia mai stata corretta più di tanto. Non sono qua a raccontarvi di certo di quella notte in cui Ricky doveva controllare tra più tracce di prova che il radio edit di Uptown Funk fosse stato fatto ad hoc e ha inviato il file sbagliato che qualche ora dopo sarebbe passato in super anteprima in radio.
Non sono qua a scrivere di aver mosso il culo per andare a fare due chiacchiere con Ricky Damian, di Treviso, classe 1993, perché è stato il fonico di studio di Mark Ronson e ha vinto un Grammy.

Quello che vorrei sottolineare, emerso dal racconto di Riccardo, è come un produttore famosissimo in tutto il mondo possa dare la possibilità ad uno studente di rendere oro una sua idea, avendo capito che affidarsi a chi ci sta accanto è la vera ricetta vincente; perchè senza un team di lavoro che lavori realmente di squadra si possono vincere mille statuette ma non essere realmente un vincitore, dentro di sé.
Quello che questi incontri e la musica di questi incontri possono darci, è l’insegnamento più grande che dovremmo sottolineare ogni giorno su ogni pagina che scriviamo.
Non siamo grandi per ciò che ci hanno dato, per ciò che abbiamo studiato, per il premio che ci hanno conferito. Non siamo grandi per il dove siamo arrivati e per ogni situazione di causa-effetto che ci ha scosso e malgrado tutto siamo stati bravi a mantenere l’equilibrio e non cadere all’indietro.
Non siamo grandi perché qualcuno ci ha reso tali o fatto credere ciò, ma per tutto quello in cui abbiamo sognato e creduto quando eravamo bambini: in noi e nell’impossibile.

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