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Very Long Song Artist

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Quella volta che abbiamo intervistato i Nothing But Thieves
Storia di una band che sta facendo la storia
   24 Lug 2017   |     Redazione   |     Emanuele Intagliata   |     permalink   |      commenti
Non ricordo cos'ho mangiato oggi a pranzo, ma per i concerti ho un'ottima memoria: era il 18 luglio 2015 ed eravamo al concerto dei Muse al Rock in Roma. Una delle cose che ci aveva più impressionato era stata la band di supporto: i Nothing But Thieves. Erano riusciti ad affascinare un pubblico non facile (oltre 30'000 persone) più di quanto ci saremmo aspettati.

Così ci siamo informati:

Sono una band inglese che suona alternative rock, creata nel 2012. Fin qui sembra tutto nella norma, ma ascoltando la loro musica si notano dei tratti insoliti, che li rendono molto originali.
Questo gruppo infatti, nel 2016, con il loro album d’esordio omonimo è entrato nella Official UK chart al settimo posto, al terzo nella classifica di iTunes, piazzandosi addirittura al primo posto nella chart dei vinili più venduti.

Il 17 giugno sono tornati in Italia per suonare agli I-Days accanto a nomi di band del calibro internazionale e storico quali i Sum41, Blink182 e Linkin Park.

Perciò ci siamo subito detti:
quale miglior occasione di questa per intervistarli?

Appena arrivati ci accolgono in modo molto amichevole, sorseggiando una birra fresca nel loro camerino. Ci invitano ad entrare e a metterci comodi.
Iniziamo rompendo il ghiaccio con una domanda molto semplice, ovvero: come state?

James: Bene ma fa veramente molto caldo.
Philip: Sì, hai ragione; c’è caldo ma sai: non possiamo indossare dei pantaloni corti perché siamo a Milano e non vogliamo venire meno alle regole della moda proprio qui.


C’è veramente caldo in questo periodo, ma vi state divertendo lo stesso in Italia, giusto?

Philip: Sì, sì! Ci stiamo divertendo molto!
James: Sì, è bello essere tornati: c’è bel tempo, belle persone, buon cibo e soprattutto ottimi drink. Inoltre la line-up di oggi è pazzesca!


Ora passiamo alle domande più complicate, preferite il cibo o il vino italiano?

James: La risposta è facile: italian wine!
Philip: Allora, il vino è fantastico, non c’è che dire. Ma amo il cibo: se qualcuno mi dicesse che non potrei più mangiare pizza o pasta sarei veramente sconvolto.


Questa non è la vostra prima volta in Italia: la scorsa estate avete aperto ai Muse, siete tornati in autunno e oggi suonerete sullo stesso palco dei Sum41, Blink182 e Linkin park. Vi siete resi di cosa avete realizzato in poco più di un anno?

Philip: Ehm… Sì (ride) Possiamo dire di convivere bene con questo fatto.
James: Ecco, diciamo che è bello essere ancora qui. Suonare coi Muse, davanti a tutte quelle persone (circa 30 000, ndr) è stato fantastico. Poi se penso alla line up della giornata mi sembra di ritornare adolescente, voglio dire: i Sum41 ed i Blink182 erano due dei miei gruppi preferiti quando ero piccolo. Ero pieno di poster dei Blink e ora suonare qui è una situazione molto surreale, come lo è sapere che Travis Barker ha il camerino di fronte al mio!
Diciamo pure che quando ho visto questa TEEN LINE UP non ci potevo credere: ho letto i vari nomi ed ho pensato: “oh cavolo, ma quelli siamo noi!”
Philip: Sì, diciamo che sta cercando un attimo di stemperare la tensione (sorride)
James: Pensa che sto pure bevendo una birra ed io di solito non bevo mai prima di salire sul palco!


So che state suonando in molti festival europei, come lo Sziget o il Glastonbury. Vi piace suonare ai festival?

Philip: Sì, quest’anno abbiamo suonato ad alcuni festival molto belli, Per noi è sempre un onore. Poi è fantastico vedere quanti artisti possiamo ascoltare gratis (ride) perché amiamo andare ai concerti e farlo per lavoro è un sogno che diventa realtà.
James: Diciamo che il fatto di dover suonare anche noi is the best part of the show. È bello essere anche parte di questi eventi.


Trovate che ci sia una differenza fra il pubblico che trovate ai festival e quello che invece viene a vedere i vostri concerti?

James: Diciamo che, grazie ai festival, we’ve got a lot of new fans, but at the festival you have to be good!
Philip: Sì diciamo che ai festival hai di fronte molte persone che non ti hanno mai ascoltato, so you have something to prove. Oggi ad esempio faremo del nostro meglio!
Uno dei migliori festival a cui abbiamo suonato è stato proprio in Italia, per aprire ai Muse: sostengo ancora che sia stato uno dei nostri live migliori.

James: Sì, è stato bellissimo. Ricordo però un momento imbarazzante, quando l’asta del mio piatto cadde. Quando accadde lo vidi letteralmente in slow-motion. Suonavo e pensavo: addio, mia cara amica (ride).


Io invece ricordo uno dei momenti più emozionanti, durante la canzone “If I get High”.

James: Sì, quando tutti alzarono le loro luci al cielo. Ricordo che all’inizio di “If I Get High”, essendoci solo chitarra e voce, io ero chinato a sistemare il pedale della mia cassa. Non avevo realizzato cosa stesse succedendo, Quando ho alzato la testa ho visto tutte quelle luci al cielo. Ho sorriso, penso che sia uno dei momenti più belli vissuti sul palco.


A maggio avete pubblicato “Amsterdam”, una traccia che anticipa il vostro nuovo album “Broken Machine” che uscirà l’8 settembre. Cosa potete dirci al riguardo?

Philip: Sì beh, possiamo dire che i temi principali dell’album riguarderanno society and anxiety. Definitely the title is related to the main theme of the album because the machine is the society.
Ci abbiamo messo sei settimane per registrarlo perché nel momento in cui abbiamo finito di scriverlo sapevano esattamente come doveva essere realizzato.
James: Sì esatto, siamo stati in America per registrarlo (con Mike Crossey, produttore di The 1975, Foals, Arctic Monkeys, Twenty One Pilots, ndr) ed in realtà è stato molto facile perché c’era ancora molto da dire, di cui parlare dopo il nostro primo album.
Avevamo molte idee e molte demo erano già pronte. We know what we’ve need to do and we’ve got it done.
Abbiamo registrato le parti di batteria in dieci giorni ed in altrettanti giorni Philip ha registrato le parti di basso.
Philip: You are very impressive, Price.
James: You are very very impressive, too, Philip! (ridono).
Philip: Sono state sei settimane veramente intense. Abbiamo vissuto insieme dentro e fuori lo studio e non parlavamo d’altro!


I suoni cambieranno rispetto al vostro primo album?

Philip: Sì, abbiamo registrato il primo album ed è andato bene. Poi siamo stati in tour per due o tre anni: siamo diventati senz’altro dei musicisti migliori. Siamo riusciti a trovare il nostro sound e sappiamo che questo nuovo album è un grosso salto di qualità rispetto a ciò che abbiamo fatto fino ad ora. È molto più maturo. Io sono già un fan di quest’album.
James: Definetely, i’m more of a fan of this album than the first one. I’m really really excited for people to hear it. It is more rock band and more mature. It has got cooler parts. It’s different, I think.
Nel nuovo album ci saranno delle belle parti di batteria, nulla a che vedere con il precedente. Sarà molto più rock, potrai trovarci anche qualche trick di batteria (sorride). Phil ha anche delle belle parti di basso.
Philip: Ci saranno alcune sorprese, come ad esempio alcuni riff di basso. Dal mio punto di vista il nuovo album è molto divertente da suonare.
James: Penso che il pubblico reagirà molto bene. Ci sono molti rock moments all’interno.


Il pubblico ha già reagito molto bene ad “Amsterdam”

James: The reaction at Amsterdam has been so much better than we could ever hope.
Philip: Non ce lo aspettavamo. Non eravamo certi di quale sarebbe stato il primo singolo. L’abbiamo scelta testandola con amici e con parenti, dicendogli che sarebbe stato il primo singolo: e loro hanno trovato qualcosa di speciale in essa. E la gente sembra amarla.


È una strana scelta, soprattutto leggendo il testo. È piena di contrasti.

Philip: Sì, è un tema che abbiamo spesso affrontato. Il titolo è Amsterdam but it can be anywhere in the world. Viaggiamo tanto e visitiamo tanti luoghi in cui ci troviamo molto bene. Essere in tour può essere molto stressante. Non significa che letteralmente Conor (il cantante, ndr) abbia incontrato una ragazza ad Amsterdam. Ma ha un significato molto più profondo.



Entrano Joe, Conor e Dominic.
Ci svelano che quest’estate rilasceranno solo pochi singoli. Successivamente l’8 settembre rilasceranno Broken Machine.


Dominic: Then we probably get dropped or something if no one like it (ride).
La scorsa settimana è stato rilasciato un nuovo singolo, Sorry.


Parlando del vostro primo album quali sono le vostre canzoni preferite?

Joe: If I Get High, I think . Penso sia la miglior canzone, a livello compositivo, di tutto l’album. La amo.
Dominic: What’s your favorite song to play live, James, on this album?
James: Penso sia Hostage, mi diverto molto a suonarla anche se non la facciamo da un po’ (ride). Hostage it’s great!
Dominic: Conor, which song do you find most difficult to sing on this album?
Conor: None of them, they’re all easy. (ridono) Maybe Ban All The Music. But I’m a professional, I don’t worry about this things. (ride)


Continuerete il tour?

Dominic: Probabilmente! Probabilmente torneremo anche in Italia perché è sempre bello tornare. Qui il pubblico ci adora e noi amiamo il pubblico italiano.
Philip: Prima ci è stato chiesto se preferissimo la cucina italiana o il vino: cosa ne pensi?
Dominic: Siamo stati a Montepulciano e abbiamo provato del vino rosso. Penso il miglior vino che abbia mai provato. Amo anche il vostro cibo ma, se dovessi scegliere, direi vino.
Conor: Io direi il cibo. Perché se tu eliminassi il vino italiano, se non potessi più berlo, riusciresti a trovare del buon vino in molti altri posti al mondo. Ma il cibo italiano…. È fantastico!


( E sarà questa forse una delle ragioni per cui tornano in Italia tanto spesso?)

Emanuele Intagliata
Valentina Sarto

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Photo: Press
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