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Una birra, due rapper, quattro chiacchiere
I segreti di Carl Brave x Franco126
   20 Lug 2017   |     Redazione   |     Gabriella Berardi   |     permalink   |      commenti
Carl Brave x Franco126 è un duo, originario di Roma. Sono due figure indipendenti ma hanno trovato una perfetta alchimia. Carlo e Franco, infatti, sono amici nella vita e hanno iniziato a collaborare per creare “Polaroid” il loro primo album interamente pubblicato sul canale YouTube Soldy Music. Brano dopo brano è arrivata per loro la splendida notizia: ce l’hanno fatta, si sono fatti conoscere.

Si può dire che il loro intento principale è quello di raccontare il loro immaginario, la loro città, Roma appunto, senza nessun filtro, mantenendo quel linguaggio che si ha tra amici senza pettinarsi mai. E ci riescono in una serie di fotografie ricche di elementi tipici come lo “zozzone” e chi nella tasca tiene “mezzo biglietto dell’Atac”.

Lo scorso weekend abbiamo avuto l’occasione di incontrarli presso A night Like this festival e ne abbiamo approfittato per scambiarci due chiacchiere sorseggiando una birra nel backstage.

Siamo andati a spulciare i vostri video in cerca di commenti/opinioni. Ci è chiaramente saltato all’occhio che pare proprio che di haters non ne abbiate. È così?
F: qualche insulto lo becchiamo, però abbastanza pochi in realtà. Siamo molto appoggiati dai nostri fan.

Per quanto riguarda invece i vostri colleghi: parliamo di dissing. Vi è - già - capitato di essere dissati da qualcuno?
C: beh lui c’ha uno che lui pensa che lo stia dissando, ma non si può dire.

Perché, poi scateneremmo tensioni?
F: ma no però mi hanno detto tutti che in realtà l’ho flashato io…
C: Diciamo che noi siamo un po’ fuori da tutti i discorsi: sia dall’indie che dal rap e quindi magari è proprio questo che ci salva. Nessuno sta veramente in competizione con noi.
F: Dicono che non siamo rap perché non rispecchiamo l’attitudine classica del rap però alla fine fare rap è fare quello che facciamo noi: raccontarsi a tempo su una base. Ci riteniamo un po’ quello piuttosto che indie.

Sviscerato il discorso delle tensioni, parliamo delle collaborazioni.
F: Già adesso c’è qualcosa in corso con uno forte…ma è TOP SECRET. Ci sono un po’ di cose che si stanno muovendo…

COEZ?
C: no… (però sarebbe figo con Coez... )
F&C: TOP SECRET ma comunque c’è un botto di gente che ci piace. All’inizio ci contattavano di più per dei feat. Noi tendenzialmente collaboriamo coi nostri amici della 126.

[ndr solo ieri hanno annunciato su instagram la loro imminente collaborazione con Coez. Ve lo dobbiamo dire che a POLI.RADIO ci azzecchiamo sempre?]

A proposito, cosa dicono i vostri amici della 126? Son contenti del vostro successo?
C: beh certo sono molto contenti. Poi tutti ci stiamo alzando: Ketama, Pretty Solero, Asp e Ugo Borghetti. Parte uno, partono tutti. Ci diamo una spinta a vicenda comunque.

Ci sorgeva il dubbio sul vostro nome “Carl Brave x Franco 126” è un po’ complicato e lungo da pronunciare. Non sarebbe stato comodo avere un nome per il duo?
C: è troppo complicato, troppo tardi. Ormai è così e rimane questo. Che poi lo dici tre volte e già ti rimane in mente.
F: Puoi tenere Carlo e Franco per far prima.

Quindi hai detto che state lavorando a qualcosa… state lavorando a un secondo album?
F&C: Certo.

Come saprete, ai grandi registi si dice che il primo film sia dovuto a tutti, è il secondo la vera prova.
F: e infatti stammo in para.
C: però stiamo cercando di mantenere uno stile, un po’ più modernino perché comunque andando avanti miglioriamo e capiamo che cosa funziona.
F: Lavoriamo tutto il tempo e ci dedichiamo veramente tanto

Il vostro primo album si intitola Polaroid. Possiamo dire che Carlo e Franco hanno un approccio hipster alla tecnologia?
C: In che senso?
F: che è un po’ una fricchettonata aver usato le polaroid

Mi spiego meglio, secondo voi usare le polaroid è un modo per recuperare delle tecnologie d'altri tempi?
C: Ma in realtà no noi abbiamo colto la palla al balzo perché avevamo questi testi fatti ad immagini, e ce le siamo fatte scattare dai bangladini che girano per Trastevere.
F: Di per sé questa storia delle polaroid è una roba un po’ hipster, un approccio al vintage è hipster. Però l’approccio che abbiamo avuto noi è stato: non abbiamo un grafico, come famo? Mettiamo una grafica a ‘sti pezzi? Una roba che nasce così spontanea non ha un vero significato… è nata così.

Si vociferava che voleste fare un vinile del vostro album
C: Ma ormai lo faremo pure. Mo’ vediamo… è che costa tanto e sono lunghi i tempi. Dipende da Brise.

E chi è il Brise?
F: È il boss, connette e si occupa di connessioni.

Ma siete voi a gestire i vostri social?


Vi pesa star dietro alla creazione di contenuti?
F: un po’ sì
C: ci vuole un po’ di lavoro però scialla
F: su Facebook ci danno una mano, è tutto più ufficiale, infatti abbiamo anche la pagina assieme

Questa mattina abbiamo avuto l’opportunità di chiacchierare con Stefano di An Early Bird che si è esibito nella sessione pomeridiana del festival. Parlando con lui ci è nato un quesito che vi riproporremo: secondo voi, potremmo definire l’indie un genere musicale?
C & F: NO
C: No, *picchia sul tavolo* non si può definire un genere musicale, no. *ridiamo tutti*

Però, le persone, stanno iniziando a trattarlo un po’ come genere musicale.
C: si però è sbagliato. Cosmo è dato come indie. Cosmo, noi, Gazzelle. Cosa abbiamo in comune? Musicalmente niente. Solo l’etichetta indipendente. Magari è solo una questione di mood un po’ malinconico, dove ti racconto qualcosa di personale. In ogni caso secondo me no, non possiamo definirlo un genere musicale. Io dico no.

In questo panorama così variegato, dunque, avete nomi di artisti emergenti da tenere d’occhio?
F: Ketama, Pretty solero, Ugo Borghetti, Asp.

Che sono tutti gli amici della 126. Molto bene. Tornando a noi, che rapporto avete con il mondo della radio?
C: Ci stanno passando un po’, ci passano “Pellaria” adesso.

Su youtube però i grandi numeri si sono visti con il video di “Sempre in Due” che conta più di un milione di views [ndr proprio oggi le views hanno raggiunto i 2 mln]
C: Sì perché è andata su Musical.ly, questo ha fatto molto la differenza.

- panico generale, siamo Millennials ma non abbastanza, evidentemente -
E che cos’è Musical.ly?
C: è un’app sul cellulare, dove la gente si fa i video con la voce sotto e in cui tutti i movimenti risultano a scatti e velocizzati. Neanch’io la conoscevo e me l’ha detto la mia cugina de 15 anni.
F: comunque "Sempre in due" è il brano più significativo, che più racconta la nostra storia di amicizia. Ci hanno proposto di ri-arrangiare il brano in modo che fosse più radiofonico ma l’avremmo snaturato completamente. E non ci frega un cazzo. Se dobbiamo passare in radio ci passiamo con i pezzi che vogliamo

Io aspetto “Noccioline” in radio
F: Noccioline non ha il tipico ritornello pop italiano, è un po’ tipo una strofa. Chiaramente non finirà mai in radio, lo stiamo imparando adesso che ci abbiamo un po’ a che fare
C: Adesso stiamo facendo gli autori per Universal e là ci stiamo chiarendo le idee e stiamo iniziando a capire come funziona. Stiamo scrivendo anche dei brani per altri artisti, è divertente!
F: Capisci un po’ il mondo pop come scrive le canzoni. Pochi artisti italiani scrivono le loro canzoni… è assurdo, anche noi ce ne siamo accorti.

Beh ma quindi è facile: testi pronti, autotune …
C. Autotune però lo usiamo pure noi! Attenta!
F: Però nel mondo del pop spesso gli errori vocali li risolvono coi programmi.
C: Non molto spesso, sempre. Tutti fanno così…

Stasera allora staremo attenti ad ascoltare quanto stonate.
C: Eh ma col tune si risolve tutto. Puoi scegliere quanto metterne. Noi non lo mettiamo a stecca, per mantenere la voce un minimo naturale. Comunque è una scelta di stile, non è che non sappiamo cantare…
F: NO, comunque noi non sappiamo cantare. Però ce piace pure il tune, stiamo imparando a cantare, ma continuiamo a tenerlo perché fa parte del nostro stile. Io lo preferisco alla voce mia normale.

[ci interrompono l’intervista proprio perché era giunto il momento del check per la voce]

Un’ultima domanda: ma qual era “la battuta che non faceva ride”?
(dal pezzo “Noccioline” – Polaroid)
F&C: eh, non se po dire. Perché era mezza zozzona. Ora non se po dire…


Il live alla fine è andato bene, l'acustica non era delle migliori ma quando tutto il pubblico conosce i testi a memoria il problema non si pone quasi. Auguriamo a Carlo&Franco buona fortuna per il loro prossimo brano con Coez.

Alla mia, alla tua.


Gabriella Berardi & Alice Fada
a night like this, carl brave x franco126, indie, intervista, rap