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Bastille in concerto
Il Wild Wild World Tour infiamma il Mediolanum Forum di Assago
   08 Feb 2017   |     Redazione   |     Carlo Volpato   |     permalink   |      commenti
Al bando l’etichetta, possiamo gioire! Sono tornati a Milano i Bastille, il gruppo che, nato tra camere da letto e locali meno noti della City, in meno di 7 anni è diventato un faro per gli amanti di buona musica contemporanea, l’imprescindibile per ogni radio attenta alle esigenze del proprio pubblico. Nati sotto una buona stella, li abbiamo visti crescere ad una velocità fuori dal comune, e per chi avesse avuto dei dubbi sulle loro qualità, il 7 febbraio si ripresenta l’occasione per celebrarli.

In piena corsa attraverso le principali città europee, la band dal nome francofono approda nella capitale meneghina per esibirsi al Mediolanum Forum di Assago per quello che sembrava l’unico appuntamento italiano del loro “Wild Wild World Tour”, ma proprio ieri (7 febbraio nda) sono state annunciate due nuove date: Cattolica e Grugliasco rispettivamente il 2 e 4 luglio.

Parliamo di un evento attesissimo, infatti l’uscita lo scorso settembre del loro nuovo album, “Wild World”, giunge dopo due anni di silenzio a livello di produzione; un’astinenza che ha reso famelici i degustatori di alternative rock, indie ed electro pop. A conferma di questo, si registra il quasi tutto esaurito al Forum, ad eccezione di pochi posti relegati alla piccionaia del terzo anello. Per dover di cronaca, dobbiamo dire che questi dati non collimano perfettamente con quelli presentati dalle alte cariche del bagarinaggio, sempre un pochino più precise di quelli ufficiali.

Un pubblico variegato ed eterogeneo, in termini di genere ed età, assiste ad una nuova coinvolgente prestazione dei Bastille, anticipata dalla partecipazione di una band californiana, i Friendship, e di Rationale, cantante inglese di origine zimbabwiana già noto ai più attenti musicologi.

Dall’introduzione dei primi sino al termine del concerto, vengono proiettati numerosi video, il cui main theme è l’attualità descritta dal giornalismo televisivo. I gruppi, reinventati come news, vengono lanciati dal conduttore di un telegiornale, interpretato dall’attore protagonista del video di Fake it, Simon Hepworth.
La passione cinefila di Dan Smith, cantante e leader dei Bastille, sottolineata all’interno di Wild World, viene rilanciata anche nell’esibizione dal vivo, con le citazioni di film già ascoltate nelle tracce. L’effetto è altisonante e infonde un senso di irrequietezza, per le parole stesse e per come vengono pronunciate. Ciò non sorprende, poiché l’album vuole descrivere la realtà come una quotidianità angosciata dalle notizie negative e il conseguente bisogno di cercare una via di fuga. Significativa, in tal senso, l’amara ironia di Dan, che al preludio di Good Grief chiede ai presenti di aiutarlo a ballare alle note di una canzone che parla di morte.

Il live galoppa a ritmi serrati, con brani selezionati da entrambi gli album prodotti; cavalli di battaglia come Laura Palmer, Oblivion, Things we lost in the fire, Bad blood, Weight of living Pt. II e Icarus, si intrecciano con gli ultimi ritrovati, Blame, Sent them off!, Power e molte altre.

Non può mancare la firma di Dan che ha caratterizzato i concerti precedenti. Intonando Flaws il cantante scavalca le transenne e cammina tra fan scalpitanti per un abbraccio fisico con il pubblico. Forse è offensivo per lui e per noi chiamare questo gesto “bagno di umiltà”, ma non è così inappropriato e viene ancora una volta assimilato come il più bel gesto di affetto che l’artista possa fare durante la sua prestazione. Questa volta però non si limita a questo e ai soliti rituali di interazione: prima raggiunge il centro del parterre dove è disposta una piccola installazione da cui manda in visibilio un pubblico scatenato al ritmo di Of the night; poi da un settore isolato del secondo anello si esibisce in una struggente interpretazione di Two evils, accompagnato dalla chitarra di Farquarson.

Arrivando all’essenza, quali siano le novità lo si scopre elaborando un improprio confronto con i primi concerti europei della storia dei Bastille. A livello tecnico il gruppo può disporre ora di budget più cospiqui; location più ambite permettono uno sfruttamento più efficace degli spazi, e banalmente possiamo parlare di un palco più grande e proiettori, in precedenza assenti e ora dominanti per la gioia di Dan.
Dal punto di vista musicale l’innovazione predominante giunge direttamente dal secondo album del gruppo inglese. Il sound totale di Wild World risulta completo, poiché spazia tra generi di brano in brano: dall’esplosione energica di Blame, raggiunge il ritmo delle ballads con Four Walls, pizzicando la chitarra di Power, molto rinvigorita rispetto alla più blanda dell’intero Bad Blood. Ad ogni modo la performance live non perde l’imprinting originale, e il sound di entrambi gli album si trasforma e prende una piega più rock dall’alto del palco, ed è proprio quello che il pubblico dei Bastille conosce e attende.

Il concerto si conclude con quello che rimarrà il classico per eccellenza: Pompeii. Il pubblico esce dal palazzetto entusiasta, felice e con quella sensazione nostalgica che pervade ogni fan dopo un bel concerto, che ti accalappia dall’esatto momento in cui tutte le luci si fanno spazio nella penombra, annunciando l’ineluttabile conclusione.

È ufficiale: i Bastille non sono una one shot band. Approved!

Carlo Volpato
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